Mafia e faida albanese: condannati anche in Appello i due “capi” e gli altri sodali che si facevano la guerra per lo smercio della droga tra Roma fino alla provincia di Latina
In tutto 101 anni di carcere per 14 imputati. È il totale delle condanne inflitte dalla Corte d’Appello di Roma nell’ambito del processo a due bande di narcotrafficanti italo-albanesi che si contendevano le piazze di spaccio tra Velletri, Roma, Artena, fino ad arrivare a Cori. Nel 2022, in primo grado, furono 123 gli anni di carcere inflitti.
Due i protagonisti dela vicenda. Elvis Demce, autoproclamatosi “Dio” in alcune intercettazioni, e legato a Fabrizio Piscitelli detto “Diabolik”, il capo ultrà e nacrotrafficante di peso freddato nell’agosto 2019. Per lui condanna a 15 anni. Per Ermal Arapaj, detto “Ufo”, invece, 10 anni e 2 mesi. Secondo quanto accertato dalla Direzione Distrettuale Antimafia, fra i due gruppi criminali era in corso una guerra senza esclusione di colpi per la spartizione delle piazze di spaccio. L’operazione, scattata nel gennaio del 2022, portò all’applicazione di oltre venti misure cautelari per reati come associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da fuoco.
Le indagini, iniziate nel 2017 a seguito dell’omicidio di Cristian Di Lauro, che ha fatto finire nel mirino degli inquirenti Arapaj, hanno avuto una svolta dopo l’omicidio di Piscitelli il 7 agosto 2019 e le successive mosse di Demce, che, una volta uscito dal carcere nel 2020, voleva vendicarsi del tentativo di Arapaj di soffiargli le piazze di spaccio. Fra luglio e settembre di quell’anno, gli alleati di Demce tentano prima di assassinare il boss rivale, poi appiccano le fiamme alla sua villa di Velletri, distruggendo auto e moto. Arapaj fugge in Spagna, e da lì tenta di pianificare l’omicidio di Demce. Un piano omicidiario fermato dagli inquirenti che hanno potuto utilizzare anche le chat criptate trovate dall’Interpol su un server segreto.
Indagini che hanno colpito sostanzialmente le due bande rivali di albanese, una delle quali, quella di Arapaj detto “Ufo”, imperversava anche nel territorio pontino (anche se il processo romano non contestava ovviamente episodi in provincia di Latina) ed è stata interessata peraltro dall’indagine di DDA romana e dei Carabinieri di Aprilia e Cori denominata “Alba Bianca”.
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Secondo le indagini, i due gruppi di albanesi erano dotati di una solida struttura organizzativa e con la disponibilità di armi e pronti a far fuoco in caso di necessità. Entrambi i gruppi erano stabilmente impegnati nello smercio di consistenti quantitativi di cocaina e hashish destinati alle più fiorenti piazze di spaccio della Capitale e di Velletri.
Il gruppo “romano” di Demce si faceva la guerra con quello “velletrano” e dei Castelli di Ermal Arapaj. Gestore di un “Compro Oro”, Arapaj è uno degli otto albanesi finiti in carcere con l’operazione della DDA di Roma denominata “Alba Bianca”, eseguita a febbraio 2021. Un’inchiesta imponente con 104 capi d’imputazione partita a febbraio 2019 con l’arresto di un pusher del gruppo.
Ermal Arapaj era fornitore di droga del gruppo che aveva come centro di comando Cori. Lo stesso Arapaj, nell’occasione degli arresti di febbraio 2021 eseguiti dai Carabinieri pontini, si rese protagonista di un rocambolesco tentativo di barricasi in casa, in provincia di Fermo, nella Marche, dove nel frattempo era rifugiato da Velletri, sua città di residenza (leggi approfondimento di seguito).
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