Processo per diffamazione ai danni del 23enne di Latina, Valerio Catoia, il ragazzo affetto da sindrome di down che nel 2017 salvò una bambina che stava affogando a Sabaudia
Era tutto da rifare il processo che vede come parte offesa dagli insulti sul web Valerio Catoia, il ragazzo di 24 anni originario del capoluogo di provincia. Dopo l’ennesimo rinvio arrivato a novembre 2023, il processo si era poi completamente arenato poiché avrebbe dovuto ricominciare daccapo oggi 28 maggio, tornando alla casella iniziale di un giudice per l’udienza preliminare, con i tempi della prescrizione che corrono veloci. Il procedimento, come noto, contesta il reato di diffamazione ai danni del 24enne di Latina: sul banco degli imputati un insospettabile professionista e uno speaker residenti in Toscana e in Sardegna, che hanno rispettivamente 53 e 32 anni: Sandro Billero e Andrea Carta, difesi dall’avvocato Alfonso Falcone.
A chiedere la costituzione di parte civile, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Paolo Romano, erano stati entrambi i genitori di Valerio Catoia, assistiti dall’avvocato Alessandro Mariani. Il giovane, con sindrome di down, fu offeso con diversi commenti ormai sette anni fa, tanto che, su sua denuncia, partì un’indagine affidata agli investigatori della Polizia postale che risalirono agli indirizzi Ip da cui partivano gli insulti su Facebook.
Secondo l’accusa i commenti furonoi oltraggiosi e negativi sia sulla persona che sulla disabilità, poiché riprendevano un post dedicato a Valerio Catoia pubblicato su una pagina del social network dove erano stati espressi dei giudizi positivi sul salvataggio di una bambina a Sabaudia, in località Bufalara, avvenuto nell’estate del 2017, quando Catoia era ancora minorenne (17 anni). Un episodio positivo che attirò i commenti degli odiatori. Uno degli imputati, tramite un nickname, scrisse frasi agghiaccianti quali: “La natura dà, la natura toglie”, “Basta sparargli”. E ancora: “Guardatelo, sembra un cane “, “Doveva morire lui”.
A novembre scorso, però, lo stesso giudice Paolo Romano aveva evidenziato che la diffamazione è stata contestata con l’aggravante, ossia un’ipotesi di reato che è attribuita al tribunale in composizione collegiale (tre giudici e non un monocratico). Per questa ragione, avrebbe dovuto svolgersi anche una udienza preliminare a carico dei due imputati. Diversamente il sostituto procuratore di Latina, Daria Monsurrò, titolare del fascicolo, aveva disposto la citazione diretta a giudizio nei confronti dei due “haters” che hanno offeso l’allora appena maggiorenne Valerio Catoia.
Ecco perché le difese avevano chiesto che gli atti del procedimento fossero restituiti al Pubblico Ministero. Una decisione che fu accolta dal giudice che l’aveva praticamente anticipata.
Oggi, però, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, a cui è tornato indietro il procedimento, ha dovuto constatare il difetto di notifica nei confronti di Alessandro Carta, nel frattempo trasferitosi in Europa dell’Est, in Bulgaria. Per tale ragione, l’udienza preliminare non si è potuto celebrare ed è stata rinviata al prossimo 17 dicembre, mentre i tempi della prescrizione, come accennato, sono molti vicini dall’essere raggiunti.