È iniziato il processo per le minacce di Costantino “Cha Cha” Di Silvio recapitate tramite lettere e messaggi
Davanti al III collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Mario La Rosa, a latere i giudici Simona Sergio e Paolo Romano, è iniziato il processo che vede alla sbarra il capo clan del sodalizio Travali-Di Silvio, Costantino Di Silvio per tutti, a Latina, “Cha Cha”. Il pontino, da ormai dieci anni in carcere per via di una condanna definitiva a 9 anni di reclusione, derivante dal processo “Don’t Touch”, è al momento accusato nel maxi processo “Reset” di associazione mafiosa e altri reati insieme a tutta la banda che, con protervia, armi e terrore, aveva colonizzato la città di Latina, tra spaccio, estorsioni e violenze: dalla curva del Latina Calcio dell’allora Presidente e deputato di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta (grande amico di “Cha Cha”), al palazzo della politica di centrodestra.
Erano gli anni, fino al 2015, dell’amministrazione dell’ex sindaco di Latina, Giovanni Di Giorgi, fermati dagli scandali giudiziari che portarono alle operazioni “Don’t Touch” e “Olimpia”. Ora, quegli anni rifanno capolino nel procedimento odierno, diventato un processo davanti al collegio del Tribunale di Latina che celebra anche il processo “Reset”, così come stabilito, a fine aprile, dal giudice monocratico del Tribunale di Latina, Simona Sergio.
Oggi, 10 maggio, il Tribunale di Latina ha dichiarato aperto il dibattimento, ammettendo le prove e rinviando al prossimo 11 ottobre quando inizieranno le testimonianze, tra cui gli agenti di polizia che hanno svolto le indagini. Nel processo è previsto l’esame dell’imputato e anche le testimonianze di chi ha ricevuto le minacce da parte di Cha Cha, difeso dagli avvocati Angelo Palmieri e Gaetano Marino.
La difesa di Di Silvo si è opposta all’acquisizione della sentenza Don’t Touch, così come richiesto dal pubblico ministero della Procura/DDA di Roma, Luigia Spinelli, e anche a quella del verbale della testimonianza resa da una delle due vittime delle minacce nel corso del processo Don’t Touch.
Il processo si concentra su lettere e messaggi di minaccia che “Cha Cha” voleva recapitare a due cittadini di Latina. Lettere che il 57enne Costantino Di Silvio avrebbe scritto tra il 2020 e il 2021 per indirizzarle a un noto titolare di un esercizio commerciale di Latina che si occupa di vestiti, vittima delle estorsioni del clan Travali/Di Silvio (gli episodi sono rientrati nel processo Don’T Touch). L’altra destinataria dei messaggi minacciosi di Di Silvio è Claudia Costanzo, l’ex moglie di Gianluca Tuma, peraltro citata nelle carte dell’inchiesta Don’t Touch come intestataria di società del predetto Tuma. Società e beni che vennero colpite da provvedimento di sequestro e poi di confisca.
In tali lettere, Cha Cha avrebbe accusato il commerciante di averlo fatto condannare a una pena più alta nel predetto processo “Don’t Touch”, a causa delle dichiarazioni rese da testimone. Intercettate dalla Polizia di Stato, gli agenti della Squadra Mobile hanno accertato che quelle lettere sono state scritte da Cha Cha direttamente dal carcere. Per tale ragione è scattata l’imputazione di minaccia aggravata dal metodo mafioso. C’è un distinguo: mentre il commerciante di Latina ha querelato Cha Cha per le minacce ricevute, la donna, ex compagna di Tuma, è stata solo ascoltata a sommarie informazioni. Al momento, non risulta nessuna denuncia.
Ad ogni modo, non possono passare inosservate le minacce di Cha Cha nei confronti della ex moglie di Tuma, ossia il massimo sodale del capo clan del gruppo Travali/Di Silvio. Gianluca Tuma e Costantino Cha Cha Di Silvio hanno intrecciato per anni i loro affari criminali.
Tuma ha sempre dato l’impressione di essere al di sopra, quanto a intelligenza criminale, rispetto ai suoi compagni di strada: tra cui, come noto, c’erano per l’appunto Costantino “Cha Cha” Di Silvio (tanto è che il primogenito di Tuma si chiama per secondo nome Costantino), i fratelli Giordano (Giovanni, in vita narcotrafficante di livello, fu un punto di riferimento), Giuseppe “Peppone” Travali e altri ancora. Tuma, insieme a Cha Cha, tra le altre cose, gestiva la società di calcio di Campo Boario, nel quartiere roccaforte dei Di Silvio di Armando detto “Lallà”, e deteneva sia il campo di calcio comunale in Via Coriolano, sia i marchi figurativi e verbali del Latina Calcio ai tempi di Pasquale Maietta Presidente.
Sin dall’età giovanissima, Tuma ha avuto a che fare con il mondo della malavita: spaccio ed estorsioni, anche se risultano a suo carico condanne solo per resistenza a pubblico ufficiale (oltre a quella derivante dal processo Don’t Touch). Di lui si ricorda l’atto grave di un’aggressione (una testata) dentro la Questura di Latina contro l’allora capo della Squadra Mobile Fabio Ciccimarra, proprio per difendere il figlio di Cha Cha, l’attuale collaboratore di giustizia Renato Pugliese arrestato all’epoca dalla Polizia. Prosciolto per intervenuta prescrizione. E fu destinatario anche di un importante provvedimento della DDA di Roma nel 1998 in cui si evidenziava la malavita di Latina: con lui anche Cha Cha, Giordano e altri. Finì tutto in una bolla di sapone.
Insomma, un legame che sembrava indissolubile. Ora, le minacce all’ex moglie arrivate quando la donna non stava più insieme a Gianluca Tuma. Sarà il processo a stabilire la portata di un episodio che appare inquietante.