La storia è nota e riguarda un fatto risalente a circa cinque anni fa, esattamente l’11 settembre 2014. È la vicenda che vide protagonisti i giovani Di Silvio, Samuele e Gianluca ad ora ristretti in carcere per associazione mafiosa dopo l’operazione Alba Pontina del 2018, e un soggetto apparentemente estraneo al mondo dei clan di origine nomade: Salvatore Sparta Leonardi, figlio di Carmelo Sparta Leonardi, pentito e poi pentito di essere pentito, affiliato a Cosa Nostra catanese (vedi video sotto con protagonista Gianluca Di Silvio durante un’operazione di polizia del 2016).
I tre, insieme ad altri due minorenni appartenenti al clan rom, si scagliarono in zona Pub, la zona della movida di Latina, contro un ragazzo albanese di venti anni reo di aver chiesto spiegazioni per uno screzio avvenuto qualche giorno prima. Figlio di lavoratori, persone perbene che lavorano duramente e onestamente, fu colpito con una mazza da baseball e pestato. Riuscì miracolosamente a scamparla grazie all’intervento di un amico che gridava di aver chiamato la Polizia.
Il ragazzo albanese denunciò i suoi aggressori che, poi, in primo grado subirono, condanne non esemplari ma significative per lesioni e rapina (tentarono di sottrarre una catenina al ragazzo albanese): tre anni e quattro mesi di reclusione Salvatore Sparta Leonardi, a tre anni Samuele Di Silvio e a due anni Gianluca Di Silvio.
Come rivelato da Latina Oggi, ora si viene a sapere che il presidente estensore del Tribunale di Latina non firmò le motivazioni della sentenza di primo grado con la quale furono condannati i due Di Silvio e Sparta Leonardi. La sentenza fu emessa nell’agosto del 2015 ma, pochi giorni fa, i giudici della Corte d’Appello hanno dichiarato nullo il processo. Il caso è stato sollevato in aula dall’avvocato Oreste Palmieri, difensore di Gianluca e Samuele Di Silvio, che ha chiesto e ottenuto la nullità della sentenza con riferimento al solo capo di imputazione delle lesioni personali per mancata firma in calce del presidente estensore trattandosi dell’unico reato impugnato. Per la tentata rapina si è formato il giudicato in quanto non impugnata e alla fine la Corte d’Appello ha dichiarato la nullità della sentenza con rinvio degli atti per un nuovo processo.
Una storia di malagiustizia che inoltre deprime il coraggio dimostrato da quel giovane ragazzo che ebbe la forza di denunciare i rampolli di casa Lallà Di Silvio, verso cui persino clan agguerriti come i Moccia non hanno il fegato di rivendicare torti subiti.
Tenuto conto del cortocircuito processuale, l’Associazione antimafia Antonino Caponnetto, nella persona del segretario nazionale Elvio Di Cesare, ha pensato di inoltrare una richiesta urgente di Ispezione degli uffici Giudiziari di Latina, recapitando una missiva al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e al senatore Elio Lannutti, recentemente primo firmatario di una interrogazione parlamentare molto dura atta a denunciare lo stato di infiltrazione mafiosa per il Sud Pontino e ispirata proprio dall’Associazione succitata.
Di seguito la lettera integrale dell’Associazione Caponnetto.
Oggetto: Richiesta urgente di Ispezione degli uffici Giudiziari di Latina Dopo l’ennesimo caso di malagiustizia sul caso Di Silvio –
Il sottoscritto Elvio Di Cesare Segretario Nazionale dell’Associazione Antimafia A. Caponnetto con sede legale in Roma alla Via Germanico 197, espone.
Siamo di fronte ad un altro grave caso di malagiustizia avvenuto nel Tribunale di Latina già alla ribalta nazionale per un altro scandalo, il caso dell’arresto del giudice Lollo.
Il presidente estensore del Tribunale di Latina non firma le motivazioni della sentenza con la quale ha condannato tre giovani appartenenti al clan Di Silvio e i giudici in appello dichiarano nulla la sentenza.
Questo stato di malessere in cui versa la giustizia pontina è stato denunziato più volte dal Senatore Elio lannutti che con le interrogazioni n.4-00205 e n 4-01480, ha richiesto a Lei Sig. Ministro, l’invio degli ispettori presso gli Uffici Giudiziari pontini. Questo ennesimo episodio che capita in pieno periodo dello scandalo CSM impone oramai una nuova gestione della giustizia con tolleranza zero verso scandali, favoritismi corruzione nell’ambito giudiziario. Non è possibile assistere all’avvio di nuovi processi con rinvii di un anno per mancanza della solita notifica alle parti (sic!!!!!).
Si resta in attesa di una sollecita risposta
Il Segretario Nazionale A. Caponnetto dott. Elvio Di Cesare