Marittimo di Gaeta morto in nave a 23 anni: a distanza di 13 anni dai fatti, il Tribunale di Roma dispone altre indagini
Ancora una volta c’è un ordine di prosecuzione delle indagini da parte del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Mara Mattioli. I fatti risalgono all’aprile del 2011, precisamente nella prima mattinata del 4 aprile 2011, quando un giovane marinaio di Gaeta, Filippo Pittiglio, 23 anni, allievo di coperta, imbarcato appena due giorni prima sulla nave commerciale Bottiglieri Challenger in navigazione nel golfo della Malacca nell’oceano Indiano (Singapore), veniva trovato morto all’interno della sua cabina in circostanze da subito apparse strane anche alle autorità indiane intervenute.
Da allora, dopo lunghe indagini avviate dalla Procura di Roma, rese purtroppo difficili dalle distanze e dalle difficoltà derivanti dai diversi ordinamenti, alle quali hanno fatto seguito ben tre distinte richieste di archiviazione da parte della Procura di di Roma, solo grazie all’insistenza ed alla tenacia dei familiari della vittima, i quali continuano strenuamente a chiedere giustizia per la morte tutt’altro che naturale del loro figlio giovanissimo, in integrale accoglimento delle rispettive opposizioni alla chiusura del fascicolo, con altrettanti provvedimenti, il G.I.P. Mattioli ha rimesso gli atti al Pubblico Ministero, disponendo il prosieguo di indagini e l’acquisizione di nuove fonti di prova. Il G.I.P. ha fissato il termine delle nuove indagini in un anno.
Il provvedimento del del G.I.P. del Tribunale di Roma reca la data del 5 gennaio 2024, anche se è stato reso noto solo nella giornata di ieri, 9 gennaio. La decisione del giudice è scaturita dal battagliero atto di opposizione alla richiesta ultima di archiviazione depositato dalla difesa della famiglia Pittiglio, rappresentata dall’Avvocato Vincenzo Macari. Il Tribunale ha quindi disposto meticolose ed accurate indagini, anche in ambito internazionale.
Entro un anno, il P.M. dovrà dare risposta – anche all’esito dei rilievi effettuati a suo tempo dai RIS dell’Arma dei Carabinieri che ispezionarono meticolosamente la cabina del giovane marinaio gaetano e raccolsero tutti i rilievi e le tracce degne di interesse investigativo ivi presenti – alle puntuali indicazioni rese dal G.I.P. con il provvedimento del 5 gennaio 2024, nella certezza che uno tra i componenti filippini dell’equipaggio, eccetto il comandante ed il direttore di macchina italiani, si è reso protagonista del truce omicidio, e che ancora vaga libero da circa un decennio.
La famiglia non ha mai smesso di credere nella giustizia e spera che questa volta la morte violenta del proprio figlio trovi il reale colpevole per un procedimento che vedeva indagate 18 persone, di cui tre archiviate.