Arriva la sorveglianza speciale per Fabio Di Stefano, il genero di “Romolo” Di Silvio e personaggio di peso nel clan rom del Giochetto
I Carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo di Latina, guidati dal comandante Antonio De Lise, hanno notificato un decreto di applicazione della misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza emesso dalla Sezione III Penale, Sezione specializzata – misure di prevenzione del Tribunale Civile e Penale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica di Latina, al 34enne pontino, Fabio Di Stefano, ritenuto pericoloso in quanto soggetto che vive abitualmente con i proventi di attività delittuosa e dedito alla commissione di reati che pongono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica.
L’attività di indagine, eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo sotto la direzione della Procura pontina, ha consentito di dimostrare come il 34enne, sin da quando era minorenne, quasi senza soluzione di continuità, sia stato una persona dedita ad attività delittuosa quali reati contro il patrimonio, la persona e in materia di stupefacenti.
Il provvedimento obbligherà il giovane, per i prossimi 3 anni, a non allontanarsi dal comune di residenza o abituale dimora, a non uscire dalla propria abitazione nell’arco orario compreso dalle 22.00 alle 06.30, a darsi immediatamente alla ricerca di un lavoro ed a non associarsi a persone che hanno subìto condanne e sono sottoposte a misure di prevenzione.
Fabio Di Stefano, per gli amici il “Siciliano”, avendo origini per parte di padre catanesi, è considerato nelle carde dell’inchiesta “Movida” e soprattutto dai racconti messi a verbale dai collaboratori di giustizia, Maurizio Zuppardo ed Emilio Pietrobono, come uno dei massimi gestori degli affari di droga della famiglia di “Romolo”. Nel 2021, è stato coinvolto nell’indagine “Scarface”, che ha contestato l’associazione mafiosa al clan Di Silvio dell’ala capeggiata da Giuseppe Di Silvio detto Romolo. Lo stesso 34enne, per il processo derivante dall’operazione di DDA di Roma e Squadra Mobile di Latina, denominata “Scarface”, ha rimediato una condanna in primo grado a 19 anni, 1 mese e 10 giorni. Al momento, è in attesa del verdetto della Corte d’Appello di Roma.
Sposato alla figlia del boss “Romolo”, Angela Di Silvio, è stato coinvolto anche nella vicenda dello scempio urbanistico a Borgo San Michele: 5 lotti completamente abusivi, sequestrati dalla Polizia di Stato, su richiesta della Divisione Anticrimine, alla sua famiglia (coinvolti anche gli altri fratelli), successivamente acquisiti al patrimonio del Comune di Latina per la demolizione.
Come lui, anche il padre, Salvatore Di Stefano, è sottoposto alla misura della sorveglianza speciale. Classe 1968, siciliano di Aci Sant’Antonio in provincia di Catania, Di Stefano senior è un personaggio trapiantato a Latina dopo aver fatto parte di una cosca catanese e aver commesso diversi gravi reati: si va dagli omicidi (ne contano sei i militari dell’Arma) alle estorsioni. Dopo una vita da affiliato, Di Stefano sceglie di collaborare con lo Stato ma, dopo un po’, come capita sovente, si pente di essersi pentito ed esce dal programma di protezione.
Nel frattempo, Di Stefano era stato trasferito con la famiglia a Latina dove i figli si fanno ben presto largo negli ambienti criminali della città. Fabio Di Stefano, come detto, si sposa con la figlia di Romolo Di Silvio (Angelina Di Silvio detta Pellanera), con la quale apre un bar a Latina, successivamente colpito da interdittiva antimafia; Alessandro Di Stefano si lega invece alla sorella di un altro personaggio di peso del clan del Gionchetto, Costantino “Patatone” Di Silvio. È Fabio Di Stefano ad acquisire i galloni maggiori all’interno dei quadri del sodalizio rom, tanto da diventare praticamente il numero due del clan insieme ai figli di Romolo.