Formia, Csa di Castelforte presenta il ricorso al Tar contro la decisione dell’amministratore unico di conferire i rifiuti in Ciociaria
Come annunciato e previsto, il Csa di Castelforte, la società che gestisce l’impianto di trattamento rifiuti nella città del sud pontino, ha presentato un ricorso al Tar contro la determina numero 87/2023 della Formia Rifiuti Zero, o meglio nella nuova denominazione Futuro Rifiuti Zero, con cui è stato dato incarico di conferire i rifiuti indifferenziati alla Saf di Colfelice, revocando l’incarico alla medesima Csa.
Una decisione presa dall’amministratore unico Raffaele Rizzo che, sin da subito (si era a fine aprile), ha fatto discutere e più di qualcuno ha cominciato a domandarsi se il passaggio diretto dello smaltimento dei rifiuti indifferenziati formiani dal conferimento al Csa di Castelforte all’impianto in provincia di Frosinone fosse a norma di legge.
I rifiuti dell’indifferenziato dei Comuni di Formia e Ventotene, che dipendono entrambi dalla gestione della Formia Rifiuti Zero, guidata dall’amministratore unico Raffaele Rizzo, sono stati conferiti fino ad aprile all’impianto di Castelforte, gestito dalla Centro Servizi Ambienti srl (Csa). La società è interamente privata, a differenza della Saf Spa di Colfelice che è partecipata dai Comuni ciociari e dalla Provincia di Frosinone. Privato contro pubblico, questa è stata una delle ragioni addotte dall’amministratore unico Rizzo in Commissione, sebbene, a norma di legge regionale, non sarebbe una giustificazione bastevole.
Spostare il conferimento dell’indifferenziato a una tariffa di oltre 207,6 euro a tonnellata fuori provincia potrebbe infatti cozzare con il principio di prossimità stabilito dalle norme: ossia, conferire rifiuti nell’impianto più vicino. Il costo sino al 31 dicembre 2023 è stato calcolato in un 1 milione di euro
A domandarsi se si viaggiasse nella giusta direzione, sono state anche le consigliere comunali d’opposizione Paola Villa e Imma Arnone.
Ora, tramite gli avvocati Luigi Imperato e Gianluca Sasso, Csa interpella il Tar contestando la “decisione” ritenuta “illegittima e al contempo illecita”. I legali fanno rilevare che l’applicazione del decreto legislativo 121/2020 “riguarda le discariche e non gli impianti di trattamento come il Csa con la conseguenza che il richiamato limite del 65% della raccolta differenziata non è assolutamente applicabile. Semmai l’unico limite, normativamente previsto, per il conferimento dei rifiuti al Csa è soltanto quello del 15% del materiale organico, limite sempre rispettato nel corso degli anni come dimostrano gli esami merceologici”.
Un ricorso che solleva altre questioni con Csa che ribatte punto su punto alle argomentazione dell’amministratore Rizzo, sostenendo di essere un impianto autorizzato regolarmente e in gradi di trattare i rifiuti nella maniera corretta.
Contestata dalla società di Castelforte anche la conseguenza della scelta di Rizzo: spostando il conferimento fuori provincia, il manager avrebbe trasgredito il principio di prossimità (ossia conferire i rifiuti nell’impianto meno distante). Così facendo, motiva il ricorso della società Csa, “la Frz sta consapevolmente affrontando maggiori rischi per la sicurezza ambientale in considerazione della maggiore percorrenza dei rifiuti e dei maggiori costi di trasporto, il tutto a danno dei cittadini”.
Ora, saranno dei giudici amministrativi a decidere sul ricorso. Scontata da parte del Comune di Formia la costituzione in giudizio.