ITRI, TURNI ESTENUANTI DI 13 ORE: OLTRE 50MILA EURO A EX DIPENDENTE DI “MANZI”

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Giornate di lavoro estenuanti, fino a 13 ore a bordo di un furgone in giro per la provincia di Latina e non solo per un compenso fisso di 500 euro al mese più le provvigioni in percentuali alle vendite. La vicenda è stata portata in Tribunale da un ex collaboratore dell’azienda di produzione e distribuzione di prodotti caseari “Giovanni Manzi” di Itri che ha vinto la causa dinanzi al giudice Gualtieri della sezione Lavoro del Tribunale di Cassino.

Tutto inizia nel 2014 quando l’ex dipendente della ditta si rivolge al Tribunale chiedendo la regolarizzazione del lavoro svolto in ditta dal 4 ottobre del 2012 al 9 aprile 2014, con un riconoscimento di circa 55mila euro secondo il contratto collettivo nazionale relativo al settore “Viaggiatori e piazzisti”. Riferisce infatti aver sottoscritto un contratto di procacciamento di affari, in cui si conveniva, quale attività principale, quella di ricerca di nuova clientela (riconoscendo al piazzista una somma provvigionale pari al 2% sulle somme incassate degli affari procacciati) e, quale attività occasionale e secondaria, quella di vendita e consegna dei prodotti alimentari. Rivendicazioni che l’azienda ha rispedito al mittente, indicando la sua collaborazione come solamente occasionale in sostituzione di qualche dipendente in malattia e anzi chiedendogli addirittura i danni per oltre 1600 euro, per aver danneggiato uno dei mezzi dell’azienda in uso al ricorrente in un incidente stradale avvenuto nel 2013, più altri 4mila per non aver potuto utilizzare il mezzo fino alla sua successiva riparazione.

L’avvocato Daniele Lancia

Ma il Tribunale non ha creduto a quest’ultima versione accogliendo le istanze del lavoratore, anche grazie alle versioni fornite da alcune persone chiamate a testimoniare e grazie alle quali, soprattutto alcuni clienti, si è potuto confermare il rapporto quotidiano di fornitura presso i propri punti vendita, che l’uomo raggiungeva a bordo del mezzo fornito dalla ditta e con indosso la relativa divisa “Manzi”. Era ancora lui a emettere la bolla di consegna e raccogliere il denaro relativo al pagamento della merce. Circostanze confermate anche da un suo collega, che ha ribadito sia l’effettiva misura degli orari di lavoro dal mattino presto alla prima serata, sia i piani di viaggio e di consegna per ogni piazzista come disposto dall’azienda. E pure sulla natura provvigionale del contratto, secondo il tribunale, questa non corrispondeva alla reale attività prestata dal ricorrente, non si occupandosi di procacciamento di clienti bensì assunto di fatto con un rapporto di lavoro subordinato.

Per questi motivi, grazie all’azione giudiziaria intenta con il proprio legale Daniele Lancia, all’ex dipendente è stata riconosciuta una somma complessiva oltre 50mila euro, riferibile al periodo che va da ottobre 2012 al dicembre 2013 (di cui 4mila e 500 di trattamento di fine rapporto) e ha condannato la ditta di Itri anche al pagamento delle spese processuali quantificate in oltre 4mila euro.

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