“DARK SIDE”, IL PROCESSO SUI RIFIUTI TOSSICI INTERRATI AD APRILIA SLITTA AL 2024

La cava dei veleni di Via Corta

Udienza lampo per il processo che vede sul banco degli imputati Antonino Piattella e tutti gli altri coinvolti nell’operazione “Dark Side”

L’ordinanza che fece scattare gli arresti risale a sei anni fa, era il 2017. L’imprenditore di Aprilia, Antonino Piattella (classe 1964), nel 2017, era stato tratto in arresto dalla Polizia di Stato nell’ambito dell’operazione Dark side”, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.i.p. presso il tribunale di Roma, nonché destinatario di un provvedimento di sequestro preventivo, che aveva interessato i beni e le aziende nella sua disponibilità, poiché ritenuto al vertice di un sodalizio criminale dedito all’illecito smaltimento di rifiuti, che venivano interrati in una ex cava in via Corta alle porte di Aprilia, in località Tufetto, senza alcuna autorizzazione al loro trattamento e senza alcun tipo di preventiva “preparazione” del sito, volta ad evitare che i rifiuti potessero disperdersi ed entrare in contatto con l’ambiente, arrecando grave danno all’intera collettività.

Le attività investigative avevano consentito di accertare come l’imprenditore e i suoi sodali, avendo la disponibilità dei terreni, fosse il promotore e gestore dei menzionati traffici delittuosi, conducendo le attività illecite con il sostegno e la partecipazione dei familiari i quali, oltre ad organizzare l’attività di conferimento abusivo, provvedevano ad incassare i compensi per i vari “scarichi” illeciti.

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L’operazione Dark Side, eseguita dalla Squadra Mobile di Latina, con il coordinamento della Dda di Roma portò a 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere e sei i divieti di dimora, più sequestri di società, fabbricati, terreni, automezzi, conti bancari e contanti per 15milioni (il Riesame annullò 8 di quelle ordinanze per altrettanti indagati). Gli inquirenti hanno ipotizzato reati che vanno dall’associazione a delinquere al traffico illecito di rifiuti, intestazione fittizia di beni e autoriciclaggio. Grazie alluso di sistemi di videosorveglianza e intercettazioni fu scoperto un intenso traffico di veicoli pesanti che, anche in orario notturno, trasportavano illegalmente rifiuti tossici che venivano immediatamente interrati nell’area di via Corta, attraverso pale meccaniche. Le indagini condotte dai poliziotti del Servizio Centrale Operativo, della Squadra mobile di Latina e della Polizia Stradale di Aprilia, consentirono di delineare che al centro della filiera illecita vi erano un Antonino Piattella e il figlio Riccardo, entrambi a processo, insieme alla moglie Roberta Lanari.

Tra gli indagati, risultava anche Antonio Martino, ex socio al 50% della Loas, il quale ha patteggiato la sua pena per il traffico illecito dei rifiuti.

Oggi, 4 maggio, davanti al collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Laura Morselli – a latere i colleghi Simona Sergio e Paolo Romano – l’udienza che vede sul banco degli imputati decine di persone, tra cui i Piattella, è stata veloce. Un rinvio programmato che ha spostato il processo al prossimo anno. Peraltro, in udienza, mancava persino il perito che dovrà trascrivere le intercettazioni e i tre testimoni chiamati dal Pm Luigia Spinelli a deporre.

Solo il prossimo anno, quindi, ripartirà uno dei processi pontini più importanti in ambito di traffico illecito di rifiuti con l’escussione di uno degli investigatori della Squadra Mobile che ha lavorato alle indagini iniziate addirittura nel 2016. Sette anni fa.

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