Processo Scarface, udienza rinviata per il processo che vede alla sbarra diversi componenti del clan capeggiato da Giuseppe Di Silvio detto Romolo. A Latina, sono processati gli imputati che hanno scelto il rito ordinario
Niente da fare per l’udienza che doveva vedere contro-esaminato il collaboratore di giustizia, ex affiliato ai clan Travali e Di Silvio, Renato Pugliese.
Dopo l’esame terminato il 3 marzo, Pugliese era atteso dalle domande del collegio difensivo composto dagli avvocati Mercurelli, Melegari, Forte e Anzeloni. Ostacolo del contro-esame è stata la rinuncia dell’avvocato che difende uno degli imputati, Casemiro Cioppi. Così, il collegio del Tribunale, presieduto dal giudice Francesco Coculo, ha dovuto nominare d’ufficio un nuovo avvocato che, giocoforza, non conoscendo le carte del processo, ha dovuto richiedere un termine a difesa. Il processo è stato rinviato al prossimo 9 maggio.
Dopo la sentenza emessa dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Roma, Angelo Giannetti, che, a gennaio scorso, ha sancito l’associazione mafiosa per il clan capeggiato da “Romolo” Di Silvio, è saltato in questo il processo per gli imputati che hanno scelto il rito ordinario. A Roma sono stati condannati in primo grado i membri del clan più in vista – tranne il capo, “Romolo”, che viene processato separatamente sempre con il rito abbreviato nel tribunale capitolino e per cui sono stati chiesti dall’accusa 20 anni di reclusione. Iputati condannati per associazione mafiosa e reati aggravati dal 416 bis.
A Latina, invece, sono processati le seconde file del clan del Gionchetto: Ferdinando Di Silvio detto Pescio (non più ristretto in carcere a Vibo Valentia), figlio di Costantino “Patatone” Di Silvio; Casemiro Cioppi; Daniel De Ninno; Giulia De Rosa detta “Peppina”; Domenico Renzi e Marco Maddaloni.
Leggi anche:
SCARFACE: CONDANNATI I MEMBRI DEL CLAN DI SILVIO CAPEGGIATO DA “ROMOLO”
Come noto, l’operazione anticrimine risalente all’ottobre 2021, coordinata dal Procuratore aggiunto della DDA romana Ilaria Calò e portata a compimento dalla Squadra Mobile di Latina, fece eseguire 33 misure cautelari, nei confronti di soggetti, a vario titolo gravemente indiziati di aver commesso reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi, reati aggravati dal metodo mafioso e da finalità di agevolazione mafiosa.
Diverse le parti offese che si sono costituite parti civili tra cui il Comune di Latina, l’Associazione antimafia Antonino Caponnetto, l’ex affiliato al clan Di Silvo e ora collaboratore di giustizia Emilio Pietrobono e, infine, un uomo titolare di un locale a Latina che, secondo l’accusa, fu estorto da Antonio “Patatino”, Ferdinando “Prosciutto” e Ferdinando “Pescio” Di Silvio