COLPITO IL PATRIMONIO DEL “SARDO” DI SEZZE: SEQUESTRATI 400MILA EURO

Comando Provinciale Carabinieri di Latina
Comando Provinciale Carabinieri di Latina

Sezze, colpito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo il patrimonio del sardo: sequestrati beni per circa 400mila euro

In data odierna, 24 marzo, a Sezze, i Carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo di Latina, coadiuvati in fase esecutiva dal Comando Stazione Carabinieri di Sezze, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro anticipato emesso dalla Sezione III Penale, Sezione specializzata – misure di prevenzione del Tribunale Civile e Penale di Roma, su richiesta del Procuratore Aggiunto di Latina, Carlo Lasperanza, nei confronti di un 55enne pontino, Franco Marongiu.

L’uomo, già imputato in un procedimento penale per traffico di stupefacenti dalla DDA di Roma, è ritenuto soggetto pericoloso “generico” non in grado di giustificare con un reddito lecito l’acquisto dei beni posti in sequestro. A dicembre scorso, Marongiu è stato condannato, col rito abbreviato, a 1 anno e 8 mesi. Noto come il “sardo” di Sezze nei racconti riferiti a verbale dai collaboratori di giustizia, ex affiliati ai clan rom di Latina, Renato Pugliese e Agostino Riccardo, per lui Il giudice Fabio Velardi del Tribunale di Latina ha deciso la condanna in ordine al reato di detenzione e spaccio di droga, a fronte di una richiesta del Pubblico Ministero Andrea D’Angeli che ammontava a 2 anni e 6 mesi.

Marongiu, assistito dall’avvocato Vitelli, era stato arrestato, per l’appunto, lo scorso giugno 2022 nell’ambito dell’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ed eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, diretti dal Maggiore Antonio De Lise. Si tratta dell’operazione denominata “Giano” ((leggi approfondimento di Latina Tu), in cui fu coinvolto, tra gli altri, anche Pasquale D’Alterio, fratello di Peppe D’Alterio detto ‘O Marocchino.

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L’attività di indagine che ha portato al sequestro nei confronti di Marongiu, eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo sotto la direzione della Procura pontina, si è svolta nell’ambito delle investigazioni successive all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa lo scorso giugno 2022 dal giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Roma nei confronti di dieci persone gravemente indiziate, a vario titolo, di reati in materia di stupefacenti . Tra i coinvolti vi è anche Pasquale D’Alterio, fratello del noto “padrino” di Fondi, Peppe ‘O Marocchino D’Alterio.

Secondo gli inquirenti, Pasquale D’Alterio, avrebbe ceduto al “sardo”, in più occasioni, prima del gennaio 2017, una quantità tra i 15 e i 30 chili di hashish al prezzo variabile tra i 1200 e i 1300 euro. Ma la condanna del 1 dicembre deriva da un’altra circostanza avvenuta durante gli arresti del giugno 2022 a Sezze. Per inciso, durante l’operazione, i Carabinieri avevano sequestrato, grazie al fiuto del cane anti-droga “Wagner”, in un terreno adiacente alla casa di Marongiu, mezzo chilo di hashish interrato: è lì che il setino, anche nel corso delle investigazioni, si sarebbe recato quando riceveva visita dai probabili clienti.

Ad ogni modo, non rientra in nessuna delle associazioni presunte (ipotesi fatte cadere dal Gip) dall’operazione Giano, il sezzese Franco Marongiu, pur essendo stato coinvolto in più indagini anti-droga, e recentemente in quella denominata “Oltremare” della Guardia di Finanza di Ostia. “Franco” è soprattuto un punto di riferimento per il narcotraffico pontino, compreso D’Alterio: insomma, non proprio uno qualunque. E la prova della sua fama, come detto, l’avevano data in più di una dichiarazione i due collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo.

L’indagine patrimoniale scaturita nel sequestro odierno ha consentito di dimostrare come l’uomo, dal 2004, quasi senza soluzione di continuità sino ad almeno al giugno 2022, sia stato una persona dedita ad attività delittuosa in materia di stupefacenti in assenza di attività lavorativa lecita da cui derivare fonti di reddito a base del patrimonio accumulato negli anni.

Il provvedimento ha consentito di eseguire un sequestro anticipato di beni per un valore complessivo di circa 400mila euro, comprese un’auto e una villa a Monte Pilorci. Il 15 maggio davanti al Tribunale di Roma si discuterà la convalida del sequestro.

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