La Polizia di Stato e il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, in esecuzione di un decreto della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere emesso su proposta del Questore di Caserta, hanno sottoposto a confisca in via definitiva, in Campania e nel Lazio, beni, partecipazioni societarie, rapporti finanziari e bancari, nonché indennità e somme derivanti dal vitalizio consiliare per un valore di circa 2,5 milioni di euro, riconducibili a Nicola Ferraro, ex consigliere regionale campano, già attivo nel settore imprenditoriale dei rifiuti. Ferraro è stato condannato dalla Corte di Appello di Napoli per concorso esterno in associazione mafiosa, con sentenza passata in giudicato.
Il provvedimento di confisca in via definitiva eseguito oggi rappresenta l’epilogo di un’indagine svolta dalla Divisione Polizia anticrimine della Questura di Caserta e dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta che ha permesso di ricostruire gli asset patrimoniali e finanziari nella disponibilità, diretta ed indiretta (anche tramite i suoi familiari), dell’ex politico, acquisiti con i proventi derivanti delle attività illecite, commesse nel tempo, nell’esercizio della propria attività imprenditoriale.
Si tratta di 7 fabbricati, dislocati tra i comuni di Caserta, Casal di Principe e Arienzo in provincia di Caserta, Formia (immobili in Via Tommaso Costa) e Gaeta (appartamenti in Via Atratatina) in provincia di Latina, quote societarie riconducibili a due imprese attive nel settore immobiliare e nel campo dell’ingegneria integrata, un’auto e una moto; confiscati inoltre gli emolumenti e le indennità percepite, inerenti l’intero periodo di consiliatura, per un valore pari a 834.226,46 euro, e il maturando vitalizio consiliare, per il periodo postumo dal raggiungimento del 60esimo anno di età, da quantificare, in seno alla Regione Campania.
Ferraro, riconosciuto dal giudice come imprenditore e politico colluso con i reggenti del clan dei Casalesi, fazioni Schiavone e Bidognetti, almeno dal 2000 in poi e comunque già prima della sua elezione al Consiglio regionale della Regione Campania avvenuta nel 2005 con la lista dell’Udeur, avrebbe asservito sia la propria attività imprenditoriale nel settore dei rifiuti sia quella politica alle esigenze camorristiche, ricevendo in cambio un appoggio determinante per la sua stessa affermazione imprenditoriale e un decisivo sostegno elettorale.
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Le indagini hanno dato riscontro alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, permettendo di accertare come l’imprenditore ed ex consigliere abbia fornito la sua continua disponibilità a porsi come intermediario tra gli amministratori degli enti locali e le organizzazioni criminali di riferimento, per drenare a favore di queste ultime appalti e contributi pubblici, riuscendo quasi a monopolizzare il redditizio settore economico della raccolta e smaltimento dei rifiuti, anche oltre i confini del territorio casertano.
È stata inoltre acquisita la documentazione, relativa agli ultimi 20 anni, al fine di svelare l’origine del rilevante patrimonio di Ferraro e dei suoi familiari; tra i documenti acquisiti, contratti di compravendita dei beni e delle quote societarie, nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo l’intero nucleo familiare.
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