È fissata per il prossimo 20 settembre, come riporta IlSole24ore, la scadenza per presentare le offerte di acquisto per la prima selezione di circa 200 immobili pubblici, tra abitazioni, negozi e uffici in 8 città italiane, Roma, Firenze, Palermo, Bologna, Pisa, Firenze, Trieste e Sabaudia messi all’asta da Invimit Sgr, la società partecipata al 100% dal Ministero dell’economia e delle finanze (Mef).
Nello specifico, a Sabaudia, sono sei gli immobili messi in vendita dallo Stato per il piano di dismissioni comunicato nella nota del 16 luglio direttamente dal Mef: 3 si trovano a Piazza Del Mercato (2 negozi e 1 appartamento più cantina); altri 3 a Largo Giulio Cesare (3 negozi). Tutti e sei gli immobili sono intestati a Regione Lazio. Il prezzo d’offerta minimo, sommando quello di ciascuno degli immobili, ammonta a 853mila euro.
“L’utilizzo di video tutorialper spiegare l’iter di acquisto, l’identificazione di notai (ndr: per Sabaudia, la dott.ssa Francesca Serra) incaricati dalla stessa Invimit per offrire supporto e ricevere sia le offerte di acquisto che eventuali rilanci, un numero verde dedicato per chiedere informazioni e fissare le visite – sottolinea una nota – sono parte fondamentale di un processo di vendita semplice, trasparente e affidabile“.
La Invimit, nell’operazione in essere, si occupa della valorizzazione di immobili di provenienza pubblica conferiti ai fondi immobiliari da essa gestiti, per un importo di 1,6 miliardi di euro, ed è parte attiva del piano di dismissioni nazionale con un obiettivo complessivo di 610 milioni di euro, di cui 500 attraverso la commercializzazione di quote di fondi immobiliari a investitori istituzionali e 110 attraverso la vendita diretta di asset.
Come accennato, il 16 luglio scorso il Mef comunicò che, in Gazzetta ufficiale, era stato pubblicato il Decreto ministeriale che contribuisce a definire il perimetro e le modalità di azione del piano straordinario di dismissione degli immobili pubblici previsto dalla Legge di Bilancio 2019. Il piano, già adottato con apposito DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana), si prefigge di avere effetti positivi sulla finanza pubblica sotto diversi punti di vista: l’abbattimento diretto del debito dello Stato, il miglioramento del debito degli enti locali, ma anche la possibilità, cambiando la proprietà e la destinazione d’uso di alcuni edifici, di incentivare il recupero di beni non utilizzati e di assicurare ricadute positive in termini di investimenti e occupazione all’economia locale e nazionale.
Sicuramente un proposito come tanti per dare un po’ di respiro alle casse dello Stato, ora è importante stabilire chi investirà, e se investiranno, dal momento che di soldi ce ne sono sempre di meno in giro.
Non è peregrino pensare che questi piani di dismissione dello Stato – non di certo un’invenzione dell’attuale Governo (ma siamo ben lontani dalla finanza creativa del Ministro Tremonti ai primi del secolo) – attirino ad essi gli occhi sempre vigili di cosche, sodalizi, colletti bianchi o sparvieri (di cui certamente Sabaudia non è aliena con il primato in provincia di beni confiscati, per l’esattezza 51) in attesa di reinvestire e reimpiegare soldi illeciti in una provincia che, come ebbe a definire il sottosegretario all’Interno, Luigi Gaetti, è incistata di mafia economica.