VINO E REGALIE AL PUBBLICO UFFICIALE PER EVADERE DAI DOMICILIARI: CONDANNATO IL PENTITO VITO GALATOLO

Vito Galatolo (immagine dal Giornale di Sicilia)
Vito Galatolo (immagine dal Giornale di Sicilia)

Istigò alla corruzione un pubblico ufficiale per poter evadere dagli arresti domiciliari in cui si trovava: condannato pentito di Cosa Nostra

Ha patteggiato la pena a 2 anni e 8 mesi di reclusione il collaboratore di giustizia Vito Galatolo. Ad accogliere l’istanza di patteggiamento, formulata dagli avvocati Francesco Tessitore e Massimo Ferretti, è stato il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Laura Morselli.

Galatolo, ex affiliato a Cosa Nostra, è accusato di istigazione alla corruzione di un pubblico ufficiale, ossia per aver corrotto con vino e altre utilità un ex pubblico ufficiale di Latina preposto alla sua vigilanza. Il collaboratore di giustizia era chiamato a rispondere del suo reato in concorso con un altro pentito, Silvio Guerrera, la cui posizione è stata dichiarata estinta per morte del reo. Peraltro Guerrera era diventato noto alle cronache pontine dopo l’arresto per stalking avvenuto nel 2019.

Il rito abbreviato a carico d Galatolo si è concluso oggi, 12 giugno, dopo l’accoglimento dell’istanza di patteggiamento. Sia lui che il deceduto Guerrera, all’epoca dei fatti già collaboratori di giustizia, si trovavano a scontare, a Latina, gli arresti domiciliari per altro reato. I due pentiti avrebbe istigato alla corruzione il pubblico ufficiale perché volevano evadere dai domiciliari. In cambio, secondo l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Valentina Giammaria, avrebbero fornito al pubblico ufficiale vino e altre regalie.

Galatolo è un ex affiliato di Cosa Nostra, avendo testimoniato peraltro anche in processi importanti come quello del depistaggio sulla strage di via D’Amelio, dove morì Paolo Borsellino.

“Sono stato “combinato” nel carcere Pagliarelli nel 2010, mentre ero detenuto. All’epoca – ha detto Galatolo in una udienza del processo sul depistaggio – il capomandamente Rosario Lo Bue reggeva Corleone. Eravamo tutti in carcere. Già all’eta di 11 anni facevo la “sentinella” al vicolo Pipitone di Palermo, per vedere se arrivavano macchine della polizia. Era il nostro covo. Da piccolini eravamo sempre a disposizione. Nella nostra famiglia non c’era bisogno che diventassi uomo d’onore per reggere la famiglia”.

Sentito come testimone assistito, Galatolo, che ha intrapreso la collaborazione con lo Stato nel 2014, aveva ripercorso la sua vita da criminale prima di collaborare con i magistrati. “Sono stato capomandanmento di Resuttana che comprende le famiglie mafiose di Acquasanta, Arenella e Vergine Maria – ha detto -. Nella mia famiglia eravamo famiglia di sangue ma anche famiglia e di Cosa nostra. Mio zio, Giuseppe Galatolo, era un libro aperto, se fosse stato per lui potevamo fare gli uomini d’onore anche a 15 anni. Si faceva di tutto. Nel vicolo Pipitone si nascondevano armi, poi nel 1990 si sapeva chi pagava le estorsioni, avevamo interessi al mercato ortofrutticolo, ai cantieri navali”.

Articolo precedente

DANNEGGIA L’AULA DEL TRIBUNALE DI LATINA E PICCHIA DUE CARABINIERI: IL PROCESSO A DICEMBRE

Articolo successivo

ARRESTATA CAPOSALA DI UN REPARTO DEL GORETTI DI LATINA

Ultime da Giudiziaria