“Villaggio del Parco” di Bella Farnia, la Corte di Cassazione rinvia in Appello per un nuovo pronunciamento
Una vicenda che pare non dover avere mai fine. A maggio 2021, la Corte d’Appello di Roma si era pronunciata un’altra volta decidendo di confermare la condanna a due anni per abuso d’ufficio a carco di Carmen Lorenzi e Carmine, oltreché la confisca dei villini per quelle parti civili, in tutto 15, che avevano presentato ricorso.
La storia è annosa e inizia nel 2004 quando i villini costruiti nel territorio di Sabaudia furono venduti ad alcuni privati. Nel 2006 scattò il sequestro per lottizzazione abusiva eseguito dai Carabinieri del Nipaf su richiesta del sostituto procuratore della Procura di Latina Giuseppe Miliano e a finire accusati di abuso d’ufficio e reati di natura urbanistica furono Carmine Ciccone e la madre Carmen Lorenzi, rappresentanti dell’impresa edile “Petrarca Costruzioni”, i funzionari comunali Carlo Gurgone e Vincenzo D’Arcangelo, e l’ex sindaco di Sabaudia Salvatore Schintu. I villini, peraltro, furono costruiti al posto di una residenza per anziani.
Su quei 12mila metri quadrati di fondo agricolo, infatti, avrebbe dovuto sorgere una casa per anziani autosufficienti, ossia un progetto “a fini sociali” che, invece, fu trasformato in un complesso edilizio grazie a una delibera del Comune di Sabaudia il quale rilasciò i permessi a costruire per 285 unità abitative, per l’appunto i i villini del Villaggio del Parco.
Il 21 dicembre 2019, dopo anni di peripezie giudiziarie che hanno visto interpellate anche la Corte Costituzionale e la Corte Europea, la Corte di Cassazione respinse i ricorsi degli acquirenti di alcuni dei villini di Bella Farnia che ricorrevano per chiedere il dissequestro eseguito ben 13 anni prima dal Nipaf.
Nel frattempo, lungo il corso di quegli anni, la Corte d’Appello di Roma aveva dichiarato per i cinque imputati, nel 2012, il proscioglimento per intervenuta prescrizione. Nonostante la prescrizione, i titolari della Petrarca Costruzioni, Ciccone e Lorenzi, rinunciarono ad essa e furono condannati per due anni di reclusione oltreché a ritrovarsi con tutto il complesso dei villini confiscato.
In quella pronuncia datata 2019, la Cassazione stabilì che la lottizzazione abusiva era stata accertata ma c’erano ancora punti da chiarire. Il procuratore generale della Corte di Cassazione, infatti, aveva chiesto un nuovo rinvio alla Consulta e l’annullamento della sentenza per Ciccone e Lorenzi condannati per abuso d’ufficio. Sentenza di condanna annullata, quindi, e rinvio alla Corte d’Appello di Roma chiamata a pronunciarsi di nuovo nei confronti dei due titolari della Petrarca Costruzioni.
Rinviate alla Corte d’Appello capitolina anche le posizioni di alcune parti civili, ossia gli acquirenti di alcuni dei villini. E, come detto, a maggio 2021, la pronuncia dei giudici di secondo grado. Ora, però, difesi dagli avvocati Melegari, Borgogno e De Simone, sia Ciccone che Lorenzi dovranno affrontare un nuovo grado di giudizio, sempre in Corte d’Appello, poiché la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza suddetta del maggio 2021 che aveva confermato la condanna a due anni di reclusione.
Una decisione, quella degli ermellini, che influenza anche la volontà del Comune di Sabaudia pronto a procedere alla confisca dei villini e alla richiesta di circa 2 milioni di euro come risarcimento.