È una storiaccia quella di Ilaria Di Roberto, una giovane 29enne di Latina, originaria di Cori, che, in seguito a susseguirsi di vicende opache e inquietanti, si è decisa a denunciare, prima informalmente ai Carabinieri di Cori, poi alla Polizia Postale di Latina, gli atti di cyberbullismo, conditi da squallidi tentativi di revenge porn, subiti nel corso del tempo. Non deve essere semplice, infatti, per una donna, vedersi sbattuta, con tanto di foto, nome e cognome, in un sito pornografico alla voce “Ilaria vogliosa di c…”. Una pagina che parrebbe essere stata caricata tre anni fa.
Tutto ha inizio qualche mese fa, quando Ilaria subisce, in concomitanza con un suo amico molto stretto, tutta una serie di fatti, per così dire, eccentrici: domini Instagram hackerati, profili Facebook clonati, furti di foto servite a creare profili falsi e denigratori delle loro persone, strani messaggi di profili fake con offese di ogni genere, minacce. Eppoi, ancora, i due cominciano a ricevere messaggi sms contenenti dei codici di accesso google, instagram, facebook e conferme di ordini effettuati su vari siti di vendita online come Just Eat, Booking ed altri.
Dopo qualche giorno da questa tempesta virtuale, arriva ad Ilaria Di Roberto un messaggio, da parte dell’ennesimo fake, contenente un link che la metteva al corrente che alcune delle sue foto presenti sul profilo Facebook erano state caricate su un sito porno. Oltre 100 foto rubate, per lo più selfie di Ilaria, con la chiosa finale di altre immagini, non sue, che ritraggono parti intime del corpo di una donna (lasciando credere che sia il suo) e atti sessuali. Ovviamente, da lì, molti i messaggi di sconosciuti che le chiedono di avere rapporti sessuali. Come non bastasse, ad Ilaria “craccano” il libro che non avrebbe dovuto essere messo in vendita su Internet. A tal proposito, la giovane dichiara: “Voglio specificare che né io né la mia casa editrice abbiamo dato il consenso per la pubblicazione del mio libro online, né tantomeno l’autorizzazione per permettere a chiunque di scaricarlo. Inoltre del mio libro esiste solo la versione cartacea che può essere ordinata su alcuni siti, ma non scaricata“.
Superate le prime titubanze dettate da timore e inesperienza, i due ragazzi, Ilaria e l’amico, si decidono a denunciare. Dopo aver sporto querela, però, un altro colpo scena. Un numero di telefono che rimanda ad uno dei profili fake del suo amico era riconducibile ad Ilaria, connesso col suo dispositivo cellulare. Un furto di identità in piena regola, tanto è che non c’è nessun sospetto da parte dell’amico su Ilaria nonostante la sua famiglia le attribuisca la colpa di tutto. La prova, inoltre, che non fosse lei ad aver architettato tutto – e se fosse stato vero, ci sarebbe stato del comportamento quantomeno bipolare – è che all’amico continuarono a partire e ad arrivare i messaggi stile “haters” anche quando Ilaria si trovava a sporgere denuncia alla polizia postale.
L’incubo virtuale continua nei mesi a seguire. Molti conoscenti di Ilaria la contattano per dirle di essere stati insultati da lei su varie piattaforme social e da vari falsi profili Facebook. Ilaria si spaventa, anche alcuni appartenenti a note famiglie di Latina la cercano perché insultati dai suoi fake.
Il peggio è che i messaggi virtuali diventano sempre più personali e afferenti alla sua vita privata, al punto che, alla fine, il rapporto tra i due amici, vittime delle stesse vessazioni cyberbullistiche, si deteriora. Tanti, infatti, i messaggi su Instagram, nei quali viene ribadito ad Ilaria che presto il suo amico l’avrebbe abbandonata per stare con un’altra ragazza, in precedenza già conosciuta e frequentata dal medesimo amico.
Sempre più scontroso nei confronti di Ilaria, alla fine i due rompono la loro amicizia, sopratutto in ragione del fatto che, con tutta probabilità, la stessa Ilaria è malvista dalla ragazza che, ora, dopo anni, il suo amico sta frequentando di nuovo. Il fatto curioso è che da quando l’amico di Ilaria riprende a frequentare la sua ex fiamma, di colpo i messaggi di fake e le clonazioni di profili terminano, mentre per Ilaria i problemi continuano tali e quali. Il rapporto tra i due, ad ogni modo, si interrompe definitivamente.
Pochi mesi fa, a inizio estate, Ilaria trova un lavoro su Internet. Una società il cui titolare dice di conoscere la storia che Ilaria ha vissuto e sta vivendo, compreso il suo ex amico e la sua attuale compagna. Uno scenario allarmante che, però, non ferma Ilaria dall’accettare il lavoro per necessità.
Ben presto, il personaggio che le ha concesso l’opportunità lavorativa si rivela bizzarro e, a detta di Ilaria, pericoloso. Un uomo del quale, per espressa richiesta della denunciante, non possiamo rivelare il nome, ma che ha avuto una certa notorietà partecipando a un programma televisivo nazionale.
Ilaria lavora ma non viene pagata, è plagiata e praticamente costretta a comprare quote della società in cui presta servizio firmando apposita cambiale. Viene indotta persino a prestare il suo volto per assurdi video nazistoidi con rimandi a Hitler e Himmler.
Ilaria non molla anche perché ha bisogno di lavorare, ma le cose, per quanto possibile, riescono a peggiorare. La donna capisce di essere finita in una società di truffatori che millantano fandonie ai clienti. Secondo ciò che denuncia la ragazza, ci sarebbe persino il profilarsi di altre attività illegali molto gravi, come traffico di droga e falsificazione di atti pubblici, schermate dalla stessa società. È chiaro che la denuncia è ora al vaglio della Polizia Postale e della Procura di Latina.
Incantata, soggiogata e fondamentalmente usata dal datore di lavoro, Ilaria, anche grazie ai parenti più stretti, reagisce e decide di rompere con la società per cui lavora e di denunciare, come detto, le vicende che, se dovessero essere confermate, squarcerebbero il velo su situazioni, non di certo edificanti, per alcuni importanti uffici nel capoluogo pontino.
“Agli autori di questa storia non è bastato sporcare la mia immagine sui social. Non è bastato distruggere i rapporti che avevo con le persone che amavo. Non è bastato farmi passare per malata di mente. Non è bastato convincere le persone che fossi carnefice, anziché vittima di tutto questo. Non è bastato neanche minacciarmi, truffarmi, plagiarmi – ci dice Ilaria – Sono stanca di vivere nell’incubo, sono stanca di svegliarmi nel cuore della notte a causa degli attacchi di panico, sono stanca di essere minacciata, di essere contattata da estranei che mi chiedono di avere rapporti sessuali. Sono esausta, ma al tempo stesso voglio combattere! Combatterò per me, per la mia famiglia, per tutti coloro che che purtroppo non ce l’hanno fatta. Combatterò per Tiziana Cantone, per Carolina Picchio, per Brandy Vela e tante altre donne che ad un certo punto, dopo aver sopportato tanto hanno deciso di gettare la spugna e smettere di urlare: probabilmente non ne avevano più la forza. Ora,voglio essere io ad urlare per tutte loro. Il mondo sappia che di cyberbullismo non si muore, o quantomeno non si deve più morire“.