VELENI TRA TOGHE A LATINA: SEDI DELL’ORDINE CHIUSE, I “NUOVI” CONSIGLIERI INSORGONO

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Continuano i veleni tra gli avvocati pontini. I dieci consiglieri attualmente in carina hanno denunciato l’impossibilità di svolgere la loro funzione

Dopo la sentenza del Tar che ha accolto il ricorso di tre avvocati e che ha sancito la fine del commissariamento di Giacomo Mignano (leggi link di approfondimento di seguito), il consiglio è stato formato nuovamente con l’insediamento di un nuovo presidente, Umberto Giffenni.

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Una mossa che, però, non pare sia andata giù alla precedente nomenclatura. Negli scorsi giorni, infatti, più di un avvocato ha visto le tre sedi dell’Ordine degli Avvocati, tra Piazza Buozzi e Viale dello Statuto, non agibili. La sede dell’Ordine, all’interno del Tribunale, presentava un messaggio che rimandava a non precisate ragioni sanitarie

Oggi la nota dei dieci consiglieri in carica non lascia molto all’immaginazione. La guerra tra toghe pontine continua.

Francamente sconcertante – hanno scritto Umberto Giffenni, Maria Luisa Tomassini, Pierluigi Torelli, Alessia Verdesca Zain, Maria Clementina Luccone, Denise Degni, Marco Scarchilli, Maria Cristina Vernillo, Federica Pecorilli, Aurelio Cannatelliappare il comportamento di chi non ha voluto prendere atto di quanto sin qui evidenziato, di fatto non consentendo al neo ricostituito Consiglio di entrare nella pienezza delle sue funzioni. A tutt’oggi non è consentito ai consiglieri di accedere ai locali dell’Ordine, in quanto l’ex commissario straordinario contesta le modalità con cui si è reinsediato il Consiglio, e annuncia non meglio precisate istanze rivolte al Cnf. Non si comprende cosa il Cnf, in considerazione delle competenze che gli sono proprie ai sensi della Legge Professionale, potrebbe dire o fare per legittimare ciò che è stato fatto in esecuzione di due sentenze, quella del CNF stesso e quella del TAR, che nessuno ha dichiarato di voler impugnare nelle competenti sedi“.

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Risulta peraltro, questo sì che deve essere stigmatizzato come un fatto grave – continua la nota – che le sedi dell’Ordine sono chiuse da oltre 10 giorni per un sospetto caso di Covid, senza che si sappia chi materialmente abbia disposto la chiusura delle sedi e senza che si sappia, cosa ancora più imbarazzante, quando si procederà con la sanificazione e con la riapertura al pubblico. A nulla sono valsi i tentativi, in più occasioni reiterati dal nuovo Consiglio, di iniziare ad operare, di concerto con i funzionari dell’Ordine, per il bene degli iscritti, che quotidianamente rivolgono all’Ordine le loro istanze. Abbiamo invece assistito ad una iniziativa di qualche consigliere ineleggibile che ha avviato una raccolta di firme nelle aule di Tribunale al fine di chiedere al CNF l’adozione di nuovi provvedimenti nei nostri confronti”.

Se l’elemento di novità rimesso al vaglio del Cnf è rappresentato dalle asserite “dimissioni” che anche le Colleghe Caporilli e De Simone hanno rassegnato, in data 16/10/2020, quando il Consiglio era Commissariato, rimettiamo all’attento esame dei Colleghi del Foro ogni considerazione circa la validità giuridica delle dimissioni “ora per allora” e la loro neanche troppo velata natura strumentale come peraltro rilevato dal Tar nella nota sentenza: “…le sopravvenute dimissioni di ulteriori due consigliere “ora per allora” sono del tutto irrilevanti ai fini della definizione del giudizio. Infatti in applicazione del principio generale tempus regit actum la legittimità del provvedimento amministrativo impugnato in sede giurisdizionale deve essere valutata in base ai presupposti di fatto e di diritto sussistenti all’epoca dell’emanazione della determinazione lesiva”.    

La speranza – hanno concluso i dieci consiglieri – è di non trovarci nuovamente costretti a rivolgerci al Giudice competente, con il rischio che risulti svilita, ancora una volta, dal punto di vista professionale, la categoria forense tutta. C’è un unico dato di fatto incontrovertibile in questa vicenda: c’è chi si batte per il rispetto della legalità ed è pronto a mettersi a disposizione di tutti i Colleghi, con spirito di servizio e di colleganza, e c’è invece chi non è in grado di prendere atto che qualcosa è cambiato”.

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