Omicidio di Borgo San Donato a Sabaudia, udienza fiume nella Corte d’Assise del Tribunale di Latina dove si celebra il processo al killer di Marco Gianni. È accusato di aver sparato e ucciso il 31enne allenatore di pallamano
Un processo dove si respira tensione dal primo all’ultimo minuto di una udienza che è durata dalla mattina fino al primo pomeriggio. In aula, schierati nelle due file contrapposte, da una parte i parenti e gli amici della vittima, il 31enne Marco Gianni ucciso lo scorso anno con cinque colpi d’arma da fuoco; dall’altra i parenti e gli amici dell’imputato, il 34enne Riccardo Di Girolamo, il quale, presente in aula dentro la camera di sicurezza, scortato stamani dagli agenti della polizia penitenziaria, apparentemente sembra seguire senza emozioni le testimonianze che lo riguardano. L’uomo originario di Pontinia, però, palesa rabbia e fastidio ogni qual volta ascolta particolari della sua vita di cui evidentemente non condivide le modalità con cui vengono raccontate. Sbuffa, scalcia, tanto che viene richiamato dal Presidente della Corte d’Assise.
Fa trasparire, Di Girolamo, nel corso dell’udienza, gesti di incontinenza quando ascolta il racconto fornito come testimone dalla sua ex moglie, madre dei suoi due bambini, nonché fidanzata della vittima. Erano tutti amici, un tempo, poi, oltre un anno fa, la mattanza durata poco più di 25 minuti così come ricostruito nella scorsa udienza dai Carabinieri del Nucleo Investigativo stati ascoltati davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Gian Luca Soana, a latere il collega Paolo Romano, oltreché alla giuria popolare.
Sono loro che dovranno decidere del destino dell’uomo accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e alterazione di arma comune da sparo. Riccardo Di Girolamo è assistito dall’avvocato Fabrizio Cassoni, mentre le parti civili sono difese dall’avvocato Giamila Dezio per i famigliari di Marco Gianni e dall’avvocato Stefano Ciapanna per la compagna di Gianni, Giada Roscioli, per l’appunto ex moglie del killer.
Oggi, chiamati a ricostruire cosa successe al 31enne allenatore di pallamano Marco Gianni a Sabaudia, nel vivaio di famiglia della vittima in via del Villaggio, alcuni Carabinieri, tra cui il Comandante della Stazione di Sabaudia, e una militare dell’Arma in servizio al Ris, Reparto Investigazioni Scientifiche, che ha dato conto dell’analisi su indumenti e armi di Di Girolamo.
Si tratta di un processo dove c’è un reo confesso, Di Girolamno, e nel quale dovrà essere stabilito se vi sia stata premeditazione o meno. Il 34enne di Pontinia, infatti, aveva ammesso di aver sparato contro Marco Gianni, già quando, dopo l’arresto, era stato chiamato a rispondere alle domande del Giudice per le indagini preliminari. L’uomo aveva spiegato di avere sparato a Gianni dentro l’azienda florovivaistica di Borgo San Donato di proprietà della vittima senza chiarire il perché del gesto. Al Gip, Di Girolamo aveva detto anche di essersi pentito ma di non aver perso la ragione in quanto tra lui e la sua ex era ed è in corso un contenzioso sul mantenimento dei due figli. Secondo gli inquirenti, Di Girolamo ha ucciso Gianni per motivi di gelosia, in quanto quest’ultimo era fidanzato con la sua ex, dalla quale ha avuto i due bambini.
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Sicuramente il momento clou di questa udienza, dove sono sfilati i testimoni del pubblico ministero Daria Monsurrò, è stato quando ad essere escussa è stata Giada Roscioli, la donna che, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, è alla base dell’azione omicidaria di Di Girolamo. Vittima anche lei, la donna ha ripercorso la sua vita con l’ex marito il quale – un particolare già emerso nella scorsa udienza – avrebbe dovuto firmare dall’avvocato l’accordo per la separazione e il mantenimento dei figli il 12 aprile 2023. Quel giorno, come confermato dalla donna in aula, Di Girolamo chiamò l’avvocato per posticipare l’incontro al 14 aprile 2023. In mezzo, il 13 aprile 2023, ossia il giorno dell’omicidio del nuovo compagno della donna, Marco Gianni.
Ha sempre lavorato come saldatore Di Girolamo, ricorda la ex moglie, ma le scene di violenza nei suoi confronti non sono mai mancate. “Mi ha picchiato tante volte, anche i bambini hanno preso qualche schiaffo nel corso della nostra convivenza. È un violento, ha sempre assunto cocaina e beve molto“. Questo è il ritratto che fa la donna dell’uomo che ha ucciso il suo nuovo compagno e al contempo è padre dei suoi due bambini. “Loro”, riferendosi ai figli piccoli, “glieli facevo vedere. Per forza! È il padre”. E i bambini, come ha ammesso la donna, sono sempre andati volentieri.
Per quanto riguarda le sue dipendenze, Roscioli spiega che l’ex compagno non ha mai cercato di smettere. Nel 2018, “l’ho lasciato perché mi picchiava ed era violento. Non l’ho lasciato per Marco Gianni perché all’epoca eravamo solo amici. Ho iniziato a frequentare Marco solo nel 2021“.
Eppure, il racconto della donna è piuttosto esemplificativo. Di Girolamo li ha minacciati sin dal 2021 quando seppe della loro relazione sentimentale. “Ci minacciava un giorno sì e un giorno no. Le minacce sono sempre continuate fino al 2023. Per noi era un soggetto violento e non lo denunciammo per paura che potesse fare male anche ad altre persone”.
In quei tre anni, non sono mancate scene di violenza pura come quando, armato di una mazza da baseball, Di Girolamo avrebbe minacciato Marco Gianni presso un bar a Pontinia. Minacce talmente reiterate che i due – Giada Roscioli e Marco Gianni – smettono di uscire a Pontinia e lo fanno solo a Latina o comunque in altri luoghi così da evitare di incontrare l’ex compagno. “Marco andava al bar la sera perché sapeva che non c’era lui. Si sentiva seguito negli spostamenti, perché lui ci minacciava. Io ho cambiato numero e e-mail per non farmi contattare”.
Poi, il particolare più agghiacciante. È la donna a raccontarlo in aula: “Il giorno dell’omicidio ho chiesto a mio figlio di raccontarmi cosa fosse successo. I due bambini, quel giorno, si trovavano a casa dei nonni, genitori di Di Girolamo. Mio figlio mi ha detto che diceva il padre disse: “Ho ucciso un uomo, ho ucciso Marco, era un sogno che facevo da 3 anni“.
Alla fine, sempre come avrebbe riportato il figlio (che non può essere sentito in aula come testimone essendo minorenne), quel giorno, Di Girolamo sarebbe di nuovo uscito di casa con un fucile in mano. Armi che il 34enne aveva con sé da anni, essendo un cacciatore, ma che, a quanto pare, non avrebbe potuto detenere in quanto il porto d’armi sarebbe scaduto da qualche anno.
“L’ultima volta che ho sentito Marco è stato alle 16,05 tramite messaggio. Era il 13 aprile 2023”. 5 minuti dopo Di Girolamo entrava nel vivaio per freddarlo. Finita l’escussione, la donna va via dall’aula. Sono sguardi testi tra lei e i famigliari di Di Girolamo. Vola qualche parola grossa. Alla fine tutto si calma per l’intervento della Sicurezza del Tribunale e dei Carabinieri.
Prima della donna, è stata esaminato un amico di Di Girolamo. Si tratta di un commerciante di Pontinia che, nel giorno dell’omicidio, vide Di Girolamo il quale gli confessò di aver ucciso un uomo: “Ci vediamo tra 20 anni“. Il 34enne era sin da subito cosciente del suo arresto e della condanna che ne seguirà.