Giallo tra Latina e Sabaudia: un ragazzo di 28 anni è stato trovato sul ciglio della Pontina in fin di vita con la testa ferita e il volto tumefatto. Il giovane si chiama Erik D’Arienzo, figlio di Ermanno D’Arienzo detto Topolino personaggio che ha avuto un ruolo nella mala pontina per almeno un trentennio
Un brutto incidente col motorino come ipotizzano gli amici che domenica sera hanno chiamato il 118 per soccorrere l’amico in gravissime condizioni riverso al Km 83. Eppure, considerata anche la parentela pesante, i Carabinieri di Latina stanno indagando e non escludono l’ipotesi che il 28enne sia stato picchiato e abbandonato per strada.
Fatto sta che D’Arienzo, il quale non risulta aver intrapreso la strada della mala come il padre 62enne, si trova in terapia intensiva al Goretti ed è in coma con un quadro clinico molto delicato.
“Topolino”, come tutti conoscono il padre Ermanno, è uno di quei personaggi che non passano inosservati nell’ambiente della mala pontina. Per anni fu inseguito dal “mito” criminale degli uomini d’oro, quei soggetti che all’inizio degli anni novanta commisero una serie di rapine miliardarie ai danni delle banche del territorio pontino. Fatti, comunque, da cui Ermanno D’Arienzo è stato assolto più volte, come per il colpo al Monte dei Paschi di Siena in Corso della Repubblica a Latina. Condannato a sei anni per la rapina alla Banca del Credito Cooperativo di Cori nel 2005, D’Arienzo fu coinvolto nel 2010 nell’operazione anti-narcotraffico Chen tra Aprilia, Cisterna e Latina insieme ad altri esponenti noti del crimine pontino come Mario Nardone, Angelo Travali, i Mazzucco ecc. Un’indagine che, per D’Arienzo, aveva portato anche all’accusa di aver assaltato un bancomat. Condannato in primo grado a cinque anni di reclusione, D’Arienzo fu assolto in Corte d’Appello di Roma.
Ermanno D’Arienzo, come spiegato anche dal pentito di Alba Pontina Agostino Riccardo, è il padre naturale di Angelo Travali. Ad aprile 2019, il villino che D’Arienzo possedeva a Sabaudia in Via Colle D’Alba fu confiscato e finalmente sgomberato: acquisito dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sottratti alla criminalità organizzata. L’immobile si trova nelle campagne di Borgo San Donato ed è uno di quelli a disposizione del Comune di Sabaudia.