TRE FONTANE SMENTISCE OGNI ACCUSA SUL CAS DI CORI

Foto della cooperativa "Tre Fontane"

Si riporta di seguito la richiesta di rettifica da parte della cooperativa “Tre Fontane”.

Cas di Cori, la posizione di Tre Fontane

In merito all’articolo “Portavoce dei migranti denuncia condizioni disumane al Cas di Cori“, scritto da Emanuele Coletti e da voi pubblicato in data 9 novembre 2019, all’amministrazione della Tre Fontane, ora Medihospes, preme rettificare e precisare quelle dichiarazioni fuorvianti, non corrispondenti al vero che risultano diffamatorie del proprio operato. Alla luce di quanto contestato, la dirigenza tiene a rilevare diverse imprecisioni nel corpo dell’articolo che minano l’operato e la professionalità di quei lavoratori che ogni giorno assistono e si prendono cura dei beneficiari accolti nel centro di Cori.

Sull’espulsione dei tre migranti, essa è il risultato di comportamenti non in linea con il regolamento dettato dalla Prefettura, provocando altresì problemi di ordine pubblico. Tali episodi sono avvenuti in presenza del dirigente della Polizia di Stato. Pertanto la decisione di allontanamento non è stata mai disposta dalla cooperativa sociale Tre Fontane.

Per quanto riguarda la vivibilità del centro d’accoglienza a Cori, l’amministrazione della Tre Fontane fa osservare al giornalista come, appena dieci giorni fa, ci sia stata un’ispezione a sorpresa delle autorità competenti. Al termine dei controlli, sono stati certificati la regolare esecuzione dei servizi e il buono stato dell’immobile. Inoltre si precisa come nelle stanze non trovino alloggio dieci migranti ma quattro, come da normativa di riferimento.

La Tre Fontane vuole altresì contestare gli inappropriati e fuori luogo richiami all’inchiesta Mafia Capitale. Bisogna precisare che in data 27/7/2015 il decreto di amministrazione giudiziaria emesso dal Tribunale di Roma ha confermato che, ai sensi dell’art. 34 del D.Lgs. 159/11, La Tre Fontane “non ha alcuna preclusione, anche solo temporale, alla partecipazione/aggiudicazione alle gare di appalto e ciò anche con riferimento alle procedure le cui offerte sono state presentate prima dell’adozione del provvedimento prefettizio…, anche in considerazione del gravissimo e irrimediabile danno che deriva alle attività aziendali”.

Tale circostanza sin dal mese di agosto del 2015 ha determinato la sospensione e poi la revoca delle misure interdittive. Inoltre il 26/07/2016 il Tribunale di Roma ha notificato ai dirigenti della Tre Fontane la revoca della misura dell’amministrazione giudiziaria, la restituzione delle società ai soci e il reintegro dei preesistenti Consigli di Amministrazione. Pertanto la Tre Fontane è pienamente abilitata a operare nel mercato.

L’amministrazione della cooperativa auspica che ogni informazione possa essere resa nel rispetto del diritto di replica, garantendo che ogni parte possa fornire una propria versione dei fatti e delle circostanze che devono
sempre essere suffragate da evidenze oggettive.

Si rammenta infine, ove necessario, che la legalità, la trasparenza e la correttezza dell’attività gestionale della Cooperativa è stata a più riprese confermata dall’Autorità Giudiziaria. Pertanto la dirigenza de La Cascina sta valutando unitamente ai propri legali ogni azione appropriata da intraprendere nei confronti delle espressioni diffamatorie. Si accerterà infatti la sussistenza dei presupposti per il reato di diffamazione tenuto conto che l’articolo è stato pubblicato senza che il giornale abbia dimostrato alcun interesse di entrare in contatto con la cooperativa o con alcuna impresa del Gruppo per conoscerne la posizione.

UFFICIO STAMPA
Federico Maselli

La replica di Emanuele Coletti

In riferimento alla posizione delle due cooperative “Tre Fontane” e “La Cascina” sulle ragioni che hanno portato all’allontanamento dei tre ragazzi stranieri dal Centro, menzionati dal Sig. Mohamed Ba sia nel post sul proprio profilo Facebook (ben visibile nel corpo dell’articolo “Portavoce dei migranti denuncia condizioni disumane al Cas di Cori”) che durante l’intervista, si ritiene che le spiegazioni siano più che esaurienti e non richiedano ulteriori commenti. 

Per quanto concerne le condizioni di vivibilità all’interno del Cas di Cori in Via dei Padri Trinitari  (rapporto numero di ospiti per stanza, tempistica del versamento del “pocket money” nei confronti di ciascuna persona accolta, qualità del catering e comportamento degli operatori nei confronti dei beneficiari), descritte dal Signor Mohamed Ba durante l’intervista contenuta nel summenzionato articolo a cui la cooperativa replica, non avendo al momento modalità di ulteriori verifiche non si può far altro che riportare per completezza e senso di equilibrio nell’attività di informazione le due posizioni contrapposte e prendere atto, con viva soddisfazione, che, come sopra descritto dal dott. Maselli, una decina di giorni fa ci sia stata un’ispezione a sorpresa delle autorità competenti… e… Al termine dei controlli, sono stati certificati la regolare esecuzione dei servizi e il buono stato dell’immobile.

Il dottor Maselli dichiara inoltre che La Tre Fontane vuole altresì contestare gli inappropriati e fuori luogo richiami all’inchiesta Mafia Capitale. Il periodo dell’articolo incriminato recitava: “Il 22 giugno 2015 la Tre Fontane nell’ambito dell’indagine per “Mafia Capitale” era stata destinataria da un’interdittiva anti-mafia da parte del Prefetto di Roma Gabrielli, ma già agli inizi del 2016 risultava legittimata a partecipare ai bandi emessi dalle varie Prefetture italiane sull’affidamento della gestione dei Centri d’accoglienza”. 

Fatti salvi i riferimenti amministrativo-giudiziari dettagliatamente elencati dal dott, Maselli, lo scrivente si è limitato a riportare due avvenimenti senza esprimere alcun giudizio di valore. Due fatti esposti sinteticamente e senza alcuna enfatizzazione, quanto inoppugnabili, che trovano ampio riscontro nel materiale giornalistico e bibliografico prodotto da svariate testate nazionali nonché da un’importante casa editrice come Mondadori.

Testate giornalistiche nazionali, sia consentito constatarlo, che molto spesso non hanno lesinato titoli ad effetto e commenti ricchi di enfatizzazioni e giudizi di valore. Le stesse testate che non risulta, salvo diversa evidenza, abbiano consentito alla Cooperativa Tre Fontane e La Cascina ampio diritto di replica.

Il dott. Maselli nella ricostruzione dei fatti che videro nel 2015 la cooperativa Tre Fontane coinvolta nell’inchiesta di “Mafia Capitale” giudica irrilevante e, per questo, non cita il fatto che, nel gennaio 2016, Francesco Ferrara, Domenico Cammisa, Salvatore Menolascina e Carmelo Parabita, allora dirigenti de “La Cascina”, cooperativa controllante la Tre Fontane, patteggiarono pene dai 2 anni e 8 mesi ai 2 anni ai 6 mesi per l’accusa di corruzione nei confronti di Luca Odevaine al fine di ottenere l’appalto per la gestione del Cara di Mineo. 

Per carità, l’errore è parte dell’essere umano e le responsabilità degli ex manager non devono in alcun modo ricadere e inficiare il lavoro di tanti soci e dipendenti delle due cooperative della cui onestà e serietà non si ha modo di dubitare. Comprenderà, tuttavia, il dott. Maselli che non citare l’interdittiva antimafia del prefetto Gabrielli, successivamente revocata, avrebbe comportato un’inaccettabile omissione dal punto dell’informazione.

Omissione di cui non è certo responsabile “il Messaggero” che, il 16 maggio dello scorso anno, in merito alla chiusura di alcuni centri d’accoglienza nella Tuscia riportava un periodo molto simile a quello contenuto in “Portavoce dei migranti…. (si legga Accoglienza migranti, a Viterbo diversi centri verso la chiusura).

Di seguito si elencano con relativo link solo alcuni articoli e testi pubblicati online tra il 2015 e il 2018 aventi per oggetto l’inchiesta “Mafia Capitale” e facenti esplicito riferimento alla Cooperativa Tre Fontane e/o alla controllante di quest’ultima, la Cooperativa La Cascina. Si sottolinea ulteriormente il fatto che la bibliografia di seguito non deve esser per alcuna ragione intesa come un’offesa verso tutti coloro che con impegno e serietà operano per La Cascina e Tre Fontane. Lo scopo è esclusivamente quello di dare al lettore tutti gli strumenti possibili per elaborare una propria opinione libera e indipendente:  

 “Il Tempo“, 6 giugno 2015, “Tremila immigrati alle coop indagate;

“la Repubblica”, 6 luglio 2015, “Mafia Capitale, Gabrielli nomina i commissari della coop La Cascina;

“Huffington post”, 29 luglio 2015, “Mafia capitale, il Campidoglio ha continuato ad affidare gli appalti alla coop La Cascina;

 “la Repubblica”, il 6 ottobre 2015, “Mafia Capitale e corruzione, ex manager coop Cascina patteggiano pene con pm“;

da www.rainews.it, 7 ottobre 2015, “Dentro il labirinto delle cooperative di Mafia Capitale: dalla 29 Giugno a La Cascina“;

La Presse“, 7 Gennaio 2016, “Mafia Capitale, condannati quattro ex dirigenti La Cascina“;

Nel testo “Profugopoli”, edito da Mondadori nel febbraio 2016, Mario Giordano menziona esplicitamente le cooperative “Tre Fontane” e “La Cascina” in relazione a sospetti/Mafia Capitale  tra pag.150 e pag. 151“;

“Il Gazzettino”, 17 febbraio 2016, La cooperativa Tre Fontane di Roma è legittimata a partecipare a bandi;

“la Repubblica”, il 29 luglio 2016,Mafia capitale, revocata amministrazione giudiziaria per la Cascina. “Salvi 7mila posti di lavoro“;

il Fatto Quotidiano“, 13 settembre 2016, “Mafia capitale, Odevaine patteggia: due anni e otto mesi per tangenti su Cara di Mineo“;

Agenzia giornalistica italiana AGI, 7 febbraio 2017, “Perché si può parlare ancora di Mafia Capitale (nonostante 113 archiviazioni)“;

Il Messaggero, 19 maggio 2018, “Accoglienza migranti, a Viterbo diversi centri verso la chiusura“.

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