La Polizia di Stato di Latina questa mattina, 26 luglio, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, con la collaborazione della Squadra Mobile di Cosenza, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, nei confronti di due persone (una in carcere ed una agli arresti domiciliari), gravemente indiziate a vario titolo di corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio ed attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (artt. 318, 319, 321 e 452 quaterdecies c.p.).
Il provvedimento cautelare si basa sullo sviluppo delle risultanze d’indagine emerse nell’ambito di un’altra attività riguardante un’associazione per delinquere dedita al traffico illecito di rifiuti, a delitti contro l’ambiente ed alla truffa ai danni dello Stato, coordinata dalla D.D.A. di Roma e condotta dalla Squadra Mobile di Latina, insieme alla 4^ Divisione – Indagini Patrimoniali del Servizio Centrale Operativo ed al Distaccamento di Polizia Stradale di Aprilia.
All’esito di tale procedimento, il 13 dicembre 2021 fu eseguita un’ordinanza di applicazione delle misure cautelari della custodia in carcere, degli arresti domiciliari e dell’interdizione dall’esercizio di un’attività imprenditoriale nei confronti di dieci persone – tra le quali il 53enne, originario di Cosenza, Giuseppe Borrelli, destinatario della custodia in carcere in data odierna – oltre al sequestro per equivalente per un valore di circa 3 milioni di euro di beni mobili ed immobili riferibili a quest’ultimo ed il sequestro preventivo della Ecoter srl con sede a Roma ed attiva nel campo dello smaltimento dei rifiuti. Per la Ecoter finì ai domiciliari anche Vincenzo Lucchetti, ritenuto ufficialmente ideatore della srl.
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All’epoca delle indagini che portarono all’arresto di Borrelli, quest’ultimo era ritenuto effettivo titolare delle società Moter srl, con sede ad Ariccia in Via di Mezzo e Eco-ter srl, con sede a Via Copenaghen a Roma, la prima delle quali aveva vinto l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti liquidi provenienti dall’impianto Ex Kyklos, oggi gestito da Acea Ambiente in Via Ferriere ad Aprilia (impresa esercente il servizio pubblico di depurazione dei rifiuti urbani), da cui partì la denuncia di irregolarità. Gli investigatori, anche tramite Gps e servizi di pedinamento, avevano seguito gli automezzi (un trattore stradale e un semirimorchio) della Moter srl con cui venivano trasportati i liquami da stoccare nelle discariche e prelevati da Acea Ambiente. Il tragitto degli automezzi, uno dei quali guidato da uno degli arrestati, di origine rumena, così come ricostruivano gli investigatori, dimostrava un giro che portava i liquami dell’Acea non nella discarica preposta (in questo caso presso al sede della società ciociara Berg Spa) ma direttamente ad Ariccia, sede della Moter srl stessa, dove, nei pressi di un capannone, venivano scaricati i medesimi liquami in maniera irregolare e altamente inquinante. Rifiuti che venivano scaricati sui terreni e nelle fogne.
Borrelli, per i fatti emersi a dicembre 2021, è stato rinviato a giudizio insieme ad altre cinque persone, oltreché ad essere considerato imprenditore di riferimento della cosca di ‘ndrangheta Forastefano–Faillace, nonché vicino ad altre ndrine come quelle dei “Bevilacqua-Abbruzzese” dei “Sibarelli”. Inoltre, a marzo 2022, gli furono sequestrati dalla Guardia di Finanza 22 milioni di euro, mentre, nel luglio dello stesso anno, fu raggiunto da un altro sequestro, stavolta eseguito dai Carabinieri, per un valore di circa 1 milione di euro nell’ambito di una contestata truffa con le mascherine anti-Covid.
La nuova attività d’indagine ha consentito di appurare come il 53enne Borrelli – in qualità di amministratore di fatto della società sottoposta a sequestro e sulla base di appalti stipulati con alcuni committenti pubblici del centro (Roma, Latina) e del nord Italia (Milano, Varese, Verbania) – abbia proceduto, con la complicità di altri soggetti indagati in stato di libertà, all’ulteriore sversamento di rifiuti speciali liquidi nel sistema fognario ovvero al loro spargimento o interramento in luoghi imprecisati per un totale di 2.371 tonnellate. Al fine di percepire il corrispettivo previsto dall’appalto non decurtato del costo di smaltimento presso siti autorizzati, sono stati altresì falsificati centinaia di F.I.R. (Formulario Identificativo Rifiuti), attestanti la regolarità dello smaltimento.
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Inoltre, è stato possibile accertare l’esistenza di un rapporto di corruttela intercorso tra il 53enne ed un dirigente dell’A.T.E.R. di Roma, il 61enne ingegnere Giancarlo Mongelli, destinatario in data odierna della misura cautelare degli arresti domiciliari. In particolare, sono stati raccolti gravi indizi in ordine ad almeno due episodi, in occasione dei quali il dirigente pubblico Mongelli avrebbe ricevuto, rispettivamente, 8.000 euro in contanti ed il denaro utilizzato per l’acquisto di una motocicletta nuova del valore di 23.251 euro.
Tali dazioni hanno costituito il prezzo per l’illegittimo pagamento di un S.A.L. (Stato Avanzamento Lavori) del valore di 233.582 euro a favore della società sottoposta poi a sequestro preventivo, la Ecoter, nel dicembre 2021, emesso nell’ambito di un appalto per la fornitura dei servizi di video – ispezione, spurgo fognature e manutenzione degli immobili di proprietà dell’A.T.E.R. di Roma.
Il credito era stato maturato in relazione ad alcuni lavori effettuati da un’altra società, acquisita successivamente alla maturazione del credito da quella sottoposta a sequestro, il tutto grazie all’illegittimo avallo del dirigente A.T.E.R.
Ad ogni modo, tanto dalle pregresse attività quanto da quelle culminate con l’esecuzione delle odierne misure cautelari, è emerso uno spaccato di perdurante asservimento della funzione esercitata dal dirigente pubblico alle finalità private perseguite dall’imprenditore attraverso la gestione delle concessionarie dei servizi appaltati dall’ente pubblico.
Già nella prima indagine culminata negli arresti del 2021, era stato coinvolto Giuseppe Bruno, 54 anni, all’epoca responsabile per la video ispezione e spurgo per le fognature dell’Ater di Roma e per i campi nomadi. In uno degli episodi circoscritti dagli investigatori, Ioan Sosa, conducente di uno degli automezzi, riceveva una telefonata dal dipendente della Moter srl, per l’appunto il geometra Giuseppe Bruno, il quale gli diceva che vi era urgente necessità di effettuare uno spurgo a Fiumicino in quanto stava subendo pressioni da parte del Sindaco e del Presidente della Regione Lazio.