Operazione Maschera, è stato diposto il processo per tutti i maggiori indagati nella maxi inchiesta della DDA: in totale 31 persone
Nel gennaio 2017, un’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia, denominata Maschera, dispose i sigilli a 13 impianti di rifiuti, a due discariche e a otto laboratori di analisi in diverse zone del Lazio, oltre al sequestro di 26 milioni di euro ritenuti profitto di attività illecite: 31 indagati per traffico illecito di rifiuti.
Ora , il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma Nicolò Marino ha deciso per il rinvio a giudizio. I reati contestati vanno dal traffico illecito di rifiuti, alla truffa aggravata alla frode in pubbliche forniture, alla violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni integrate ambientali. L’inchiesta è stata condotta, come detti, dalla DDA e dai Carabinieri Forestali di Frosinone e ha coinvolto società specializzate nello smaltimento e nel trattamento di rifiuti. Già fissata la prima udienza davanti la Tribunale di Cassino il prossimo 13 ottobre 2022.
Nel mirino dei magistrati sono finiti i codici a specchio, ossia la classificazione dei rifiuti come non pericolosi. Secondo gli inquirenti, la classificazione dei rifiuti sarebbe avvenuta in modo irregolare, permettendo alle aziende di ottenere significativi risparmi nei costi per lo smaltimento.
Secondo le difese degli imputati, in presenza dei rifiuti solidi urbani che escono dal trattamento come speciali, è impossibile nella pratica svolgere analisi complete, in ragione del fatto – sostengono – che la norma non sarebbe chiara.
Il danno economico alla collettività e all’ambiente, secondo la Procura, è di circa 6 milioni. Il decreto di rinvio a giudizio è stato notificato a quasi tutti i Comuni della Ciociaria (da Alatri a Frosinone fino a Roccasecca), ma anche alla Regione Lazio e al comitato civico Free Monte.
Il rinvio a giudizio è nei confronti dei rappresentanti legali e i tecnici delle aziende che hanno trattato i rifiuti. Il primo degli imputati eccellenti è Valter Lozza, in qualità di rappresentante e amministratore della discarica Mad di Roccasecca all’epoca dei fatti. Lozza è già coinvolto e a processo in ragione di un’altra inchiesta romana per concussione, corruzione e turbata libertà di procedimento di scelta del contraente insieme all’ex Direttore dell’Area Rifiuti della Regione Lazio Flaminia Tosini. L’imprenditore ciociaro, già titolare della concessionaria pubblicitaria Iniziative Editoriali per Latina Oggi e Ciociaria Oggi, e la sua discarica di Roccasecca le attenzioni maggiori da parte dell’Antimafia dal momento che gli investigatori e gli inquirenti si sono concentrati su come avveniva lo smaltimento di ingenti quantità di rifiuti pericolosi, declassificati a non pericolosi all’interno della società Mad (che gestisce la discarica). Un metodo, secondo gli inquirenti, che avveniva attraverso l’utilizzo del codice Cer (Codice Europeo Rifiuti) a “specchio” sugli scarti che avrebbe dovuto indicare la non pericolosità dei rifiuti.
Le indagini dei Forestali insieme alle analisi effettuate da Arpa e Consulenti tecnici, successivamente nominati anche dalla Procura di Roma, avrebbero accertato non solo la superficialità nelle analisi eseguite (motivo per cui la Procura ritiene ci sia stata la complicità dei laboratori di analisi privati) ma anche la conseguente classificazione errata. Una probabile “declassificazione” degli scarti da pericolosi a non pericolosi avrebbe consentito alle società di smaltire all’interno della Mad di Roccasecca ingenti quantità di rifiuti. Tutto a vantaggio delle ditte che ne avrebbero tratto un enorme profitto derivante dalla differenza dei costi di smaltimento.
Gli altri rinviati a giudizio sono: Mauro Vicano, ex presidente Saf (Società Ambiente Frosinone), Roberto Supressa, ingegnere della Saf; Aldo Giovenchi, direttore tecnico della Mad; Serena Zompanti di Pignataro Interamna, responsabile dell’ufficio omologhe della Mad (escluso capo C); Riccardo Traversa di Anzio, amministratore unico Refecta di Cisterna; Irene Cocco di Supino, amministratore unico della Se.In; Giovanni Ferone di Cassino, amministratore della Ferone srl; Marco Arduini di Frosinone, amministratore unico della Simer; Enrico Arduini di Frosinone amministratore unico della Simer; Francesco Rando di Roma, amministratore unico E. Giovi; Carmelina Scaglione di Roma, amministratore unico E.Giovi; Bruno Navarra di Ferentino, presidente del Cda e rappresentante legale della Tecnogea; Rosettano Navarra di Ferentino, legale rappresentante della Navarra spa che è proprietaria del 91 per cento delle quote della Tecnogea; Ottaviano Sabellico di Alatri, amministratore unico della società D.S.I Servizi Industriali; Francesco Rizzi, domiciliato a Frosinone; Antonio Giuliano di Castelforte, amministratore unico della Centro Servizi Ambientali; Enrico Giuliano di Castelforte, comproprietario della Centro Servizi Ambientali (Csa).
Rinviati a giudizio anche Alfonoso Verlezza, Rocco Furia, Stefano Sciolette, Fernando Maurizi, Fabio Cellucci, Antonino Di Folco, Fernando Conti, Milena Margarella, Giancarlo Panetta, Augusto Fardelli e Felice Rea.