TORBIDITÀ DELL’ACQUA: ACQUALATINA CONSIGLIA ANCHE ALL’ATO 5 LA NON POTABILITÀ

Sorgente di Capodacqua
Sorgente di Capodacqua

Torna il problema della torbidità delle acque nel sud pontino: Acqualatina consiglia ai Comuni coinvolti un’ordinanza di non potabilità, ed esorta anche l’Ato5

Ad essere torbida è torbida. L’acqua del sud pontino continua a diventare sporca (tanto per utilizzare un pallido eufemismo), ogni qual volta ci sia un po’ di pioggia. Ormai lo sanno gli amministratori del gestore pubblico-privato del servizio idrico come quelli eletti dal popolo nel sud pontino. E lo sanno, ovviamente, anzi per primi, i cittadini che, ultimamente, si sono ri-organizzati con forza tramite comitati, associazioni, gruppi curando anche eventi nei Comuni o manifestazioni nelle piazze.

Una delle immagini utulizzate da Acqualatina per il suo tour depuratori
Una delle immagini utilizzate da Acqualatina per il suo tour depuratori

Ma quello che non può passare inosservato dall’ultima comunicazione inoltrata da Acqualatina ai Comuni, in cui consiglia di emettere un’ordinanza di non potabilità, è l’estensione dell’invito a non usare l’acqua anche all’Ato5, l’ambito territoriale ottimale che non riguarda i comuni della nostra provincia ma quelli dell’area frusinate dove a gestire il servizio è un altro gigante nazionale: Acea Acqua.

Uno si chiederà, ma che c’azzezza Acqualatina con Acea Acqua e, sopratutto, con i Comuni serviti da quest’ultima? Andiamo con ordine.

Ieri, domenica 26 gennaio, Acqualatina comunica ai Comuni di Formia, Gaeta, Castelforte, Santi Cosma e Damiano, Spigno Saturnia e Minturno il summenzionato consiglio di emettere ordinanza di non potabilità, ma aggiunge anche “ACEA Ato 5 per le forniture da Spigno Saturnia e Santi Cosma e Damiano“.

AcqualatinaIn riferimento al comunicato n. 5080 del 25/01, relativo al verificarsi di fenomeni di torbidità presso la sorgente di Mazzoccolo a seguito delle forti piogge – scrive Acqualatina -, si rende noto che, nella mattinata odierna, sono state effettuate nuove analisi. Il fenomeno risulta esteso anche alla sorgente di Capodacqua, con il coinvolgimento di diversi Comuni”, mettendo a disposizione le autobotti in determinate aree delle città coinvolte. 

Il sindaco di Formia Paola Villa provvede a disporre l’ordinanza di non potabilità con la prece, anzi con l’ordine rivolto all’Asl di Latina di “eseguire immediatamente le necessarie analisi chimiche e biologiche, necessarie a riscontrare i valori della torbidità dell’acqua e eventuale contaminazione batterica e a comunicarle tempestivamente“. Un fatto insolito ma comunque esplicativo per comprendere a quale grado di cronicità ed esasperazione sia arrivato il problema.

Un sud pontino stretto tra la torbidità e le carenze idriche – la più recente e funesta fu quella del 2017 quando i rubinetti rimasero a secco – e che è consapevole che l’acqua di Capodacqua (si scusi il bisticcio verbale) è fornita anche a Comuni compresi in un diverso ambito territoriale, per di più gestito da un’altra società.

Forma del Duca
Forma del Duca

Si legge, infatti, in una relazione tecnica della Sto (Segreteria tecnica operativa) dell’Ato 5, datata marzo 2018, che Acqualatina Spa, nell’ambito di un interscambio tecnico-economico-gestionale con il medesimo Ato5 (che cede anch’esso acqua ad Acqualatina), assicura a quest’ultimo per l’acquedotto di Capodaqua la portata di 3,5 litri al secondo per il Comune di Ausonia e 1,5 litri al secondo per il Comune di Coreno Ausonio. Per l’acquedotto Forma del Duca, invece, Acqualatina assicura ad Ato5 la portata di 2,5 litri al secondo per la frazione Mortola nel Comune di Rocca D’Evandro in provincia di Caserta.

Ora, l’uomo della strada si domanderà: ma se Acqualatina non riesce a garantire un servizio degno ai Comuni dell’Ato4, come mai si estende anche ad altre amministrazioni di un Ato, il 5, che non gestisce? Domanda banale, magari – è chiaro che si tratta di soldi per il servizio reso -, ma che oggi, anzi ieri con l’ultimo provvedimento protocollato, mette in luce il fatto, e lo fa con evidenza, che, invece di una gestione virtuosa, si ha una collettivizzazione del problema. La torbidità che, a differenza della Camera di Commercio, unisce sia i comuni pontini che quelli ciociari (almeno un paio). Ce ne era proprio bisogno di fare il grossista dell’acqua quando si scontano sul proprio territorio di competenza problemi tanto radicati da non far più notizia?

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