TILGHER RISPONDE: INESATTEZZE E NON È VERO CHE NON MI SENTO PIÙ FASCISTA

Adriano Tilgher
Adriano Tilgher

Dopo l’articolo pubblicato su Latina Tu “Adriano Tilgher: da Vittorio Di Battista ad Alleanza Nazionale”, alcune sorprendenti reazioni non si sono fatte attendere. Quella storia, gli anni delle ideologie, la politica della passione e del sangue, i misteri italiani, evidentemente ancora non è ben definita e elaborata e non può che produrre, anche in una realtà relativamente piccola come la provincia pontina e a distanza di tempo, una ancora vivida dialettica.
Adriano Tilgher, figura storica di Avanguardia Nazionale, ha ritenuto opportuno scriverci una lettera di precisazioni, sia di carattere fattuale, che politico. La pubblichiamo integralmente di seguito (solo per chiarezza di lettura: Tilgher si rivolge a un ipotetico direttore di Latina Tu, ma come noto non esiste la figura del direttore per il nostro sito di informazione così come tradizionalmente concepita)

Ho letto l’articolo pubblicato, il giorno 1 luglio 2019, sul giornale Latina Tu, dal titolo “Adriano Tilgher: da Vittorio Di Battista ad Alleanza Nazionale”, a firma di Luca Pietrolucci, e vi ho riscontrato numerose inesattezze e, nella migliore delle ipotesi, cattive interpretazioni.

Intanto, già in apertura, prendere a spunto una frase di un libro di oltre 200 pagine per collegare Avanguardia Nazionale e Vittorio Di Battista è veramente fuorviante e privo di qualsiasi logica, anche perché Vittorio è inserito in un elenco di nomi di iscritti alla Caravella, gruppo universitario di Roma.

Infatti in tutti gli eventi successivi il nome di Vittorio non ci sarà più come può benissimo vedere.

È veramente un fuor di luogo, inventato dal suo redattore, aver elencato la strage di Brescia del 1974 tra i fatti in cui Avanguardia Nazionale avrebbe avuto un “ruolo centrale”.

Aver fatto una conferenza stampa, nel 1974, per sostenere l’innocenza, per la strage di Brescia, di Giancarlo Esposti, ucciso dai carabinieri a Pian del Rascino, non vuol dire avere un ruolo centrale nel drammatico evento. Infatti Giancarlo Esposti, che, contrariamente a quanto afferma il suo articolista, non è mai stato di Avanguardia Nazionale, fu immediatamente scagionato da quel reato. Ma la conferenza, come ampiamente scritto nel libro e detto nella mia presentazione a Latina, fu fatta soprattutto per denunciare l’operazione di legittimazione, da parte di organi dello stato, di una destra pulita attraverso la costruita criminalizzazione di alcuni giovani cui venivano fornite armi ed esplosivi per difendersi dal clima di “caccia al fascista” avallato dai “media” e dalla ignavia degli organi e delle istituzioni dello stato. 

Ricordiamoci che la frase “uccidere un fascista non è reato”, molto in voga all’epoca, non ha mai visto un arresto, un processo, una pubblica condanna, anche solo verbale. E di fascisti all’epoca ne sono stati uccisi tanti. 

Esposti è stato il prototipo di tutto questo, infatti, accusato ingiustamente, con un falso identikit è stato ucciso perché i processi in Italia ai morti non si fanno e quindi ci siamo sentiti in dovere di difenderlo.

Preferisco sorvolare sulle numerose inesattezze per esempio io non ho mai dialogato con Almirante, il ruolo di Avanguardia nella rivolta di Reggio Calabria è completamente distorto, i feriti della rivolta furono centinaia i ricoverati, ma la maggior parte furono assistiti privatamente, il numero di 54 riportato è risibile, io ho solo fatto il numero degli arrestati di Avanguardia Nazionale per quell’episodio, 44 per l’esattezza.

Potrei fare altre considerazioni relative anche all’accostamento alla presentazione da me fatta e al libro stesso di cose inesistenti come il riferimento sempre per la strage di Brescia a personaggi di Ordine Nuovo da me mai menzionati.

Quanto alle conclusioni ognuno può trarle come gli pare ma non ho mai detto di non sentirmi più fascista, ho detto qualcosa di molto più articolato infatti ho sostenuto che pochi hanno capito l’anima del fascismo, questo per la sua dottrina è rivoluzione permanente e proprio in quanto tale ha la capacità tattica di adattarsi alle stagioni ecco perché oggi non ha più senso dirsi fascisti, perché i tempi sono cambiati.

Resta immutata la definizione di fascista che ha dato la scuola di mistica: il Fascista è leale, onesto e coraggioso, ha il senso della comunità e lo spirito di solidarietà ed è disposto a sacrificarsi per le sue idee. Ora definitemi il non fascista.

Distinti saluti.

Adriano Tilgher 

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