TERRACINA. INDIANI SFRUTTATI E MINACCIATI: ESCONO DAL CARCERE L’IMPRENDITORE E IL CAPORALE

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Le armi trovate nell'operazione dagli Agenti del Commissariato di Terracina

Escono dal carcere Alessandro Gargiulo e Hansra Balwant Singh, i due accusati di sfruttamento del lavoro e minaccia con arma da fuoco contro i lavoratori indiani a Terracina

Difesi dall’avvocato Amleto Coronella, l’imprenditore agricolo Gargiulo e il caporale Ans (così era conosciuto nell’ambiente) hanno ottenuto gli arresti domiciliari in seguito alla decisione presa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Giuseppe Cario.

Il provvedimento del gip è stato consequenziale all’incidente probatorio della scorsa settimana quando sono stati ascoltati quattro braccianti indiani dipendenti della ditta di Gargiulo che, secondo la ricostruzione degli investigatori, venivano sfruttati, vessati e minacciati persino con un fucile a pompa al fine di farli lavorare più velocemente e a ritmi forsennati. Una tesi confermata dagli stessi braccianti di fronte al Tribunale di Latina.

La storia fu nota dall’11 ottobre quando gli Agenti del Commissariato di Terracina arrestarono in flagranza Alessandro Gargiulo, imprenditore agricolo, resosi responsabile dei reati di sfruttamento del lavoro, minaccia aggravata con l’utilizzo di arma da fuoco, lesioni personali, detenzione abusiva di munizionamento e omessa denuncia di materie esplodenti.

Il 22 ottobre le indagini avevano fatto emergere, invece, il ruolo del “caporale” conosciuto con lo pseudonimo di “Ans”. Gli elementi acquisiti dagli investigatori consentirono di appuntare le attenzioni investigative sul cittadino indiano che avrebbe favorito Gargiulo nel disfarsi dell’arma dopo averla utilizzata per terrorizzare i braccianti agricoli. 

Anche allora le vittime avevano raccontato di come il connazionale “Ans” aveva il compito di sorveglianza sui campi e di contabilizzazione, di ogni singola ora di lavoro prestato, secondo parametri totalmente difformi ai contratti di lavoro della categoria. La paga oraria, fissata in circa 4 euro senza tenere conto delle maggiorazioni in caso di orari festivi e notturni, veniva drasticamente ridotta dal caporale che annotava su un quaderno ogni singola pausa, anche quelle fatte per provvedere ai bisogni fisiologici.

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