TASSI STELLARI, PER GANGEMI TESTIMONIERÀ LOMBARDI: “GLI PORTAVA I CLIENTI DA USURARE”

Sergio Gangemi
Sergio Gangemi

Nel processo per usura in cui è imputato Sergio Gangemi verrà ascoltato com testimone Pasquale Lombardi, entrambi coinvolti nella maxi indagine “Assedio”

Verrà esaminato come testimone il prossimo 19 marzo 2026 Pasquale Lombardi, destinatario lo scorso sequestro di un maxi sequestro milionario. Il processo è quello che vede sul banco degli imputati l’imprenditore contiguo alla ‘ndrangheta reggina, Sergio Gangemi, e uno degli uomini considerato suo prestanome, Vittorio Gavini.

Pasquale Lombardi, nato a Sezze, ma gravitante da sempre nell’area romana (più volte coinvolto in inchieste e processi come quello, ad esempio, sul clan Fragalà di Pomezia), è attualmente detenuto e già operante nel settore della rivendita di auto di lusso nella zona di Pomezia. Sodale di Antonio Nicoletti detto “Tony”, figlio di Enrico Nicoletti, l’uomo considerato il cassiere della Banda della Magliana, è stato condannato nel filone romano dell’operazione “Assedio”, la stessa inchiesta che ha portato agli arresti del clan apriliano di Patrizio Forniti.

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Nell’udienza odierna, il procuratore aggiunto di Latina, Lugia Spinelli, ha fatto presente che Lombardi è stato coinvolto con Gangemi nell’indagine “Assedio”. Peraltro in un passaggio dell’indagine e nel capo d’imputazione a lui contestato viene citato esplicitamente il suo rapporto con il calabre trapiantato tra Aprilia, Roma e Latina, per l’appunto Sergio Gangemi.

La vicenda che vede coinvolto una vittima deceduta è stata ricostruita sulla base delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Basilio Bucciarelli. Quest’ultimo, nell’interrogatorio reso in data 21 luglio 2022, ha riferito di essere a conoscenza dell’attività illecita posta in essere da Antonio Nicoletti (Tony, figlio del cassiere della Magliana, Enrico Nicoletti), Sergio Gangemi e Pasquale Lombardi: “So che i tre avevano in piedi una attività di usura nei confronti della vittima”, circostanza ribadita il 26 ottobre dello stesso anni: “So che questa persona è sempre stata vittima di Lombardi. Da quello che io ho capito Lombardi e Nicoletti procuravano clienti a Gangemi per prestiti ad usura. ln proposito posso dire che anche la vittima fu portato da Lombardi a Gangemi. ln proposito ho consegnato una registrazione avvenuta tra me e il figlio della vittima. Da tale dialogo si capisce chiaramente che la vittima era sottoposto a usura ad opera dei tre”.

Quanto riferito dal collaboratore trova piena conferma nelle indagini che hanno individuato tra i debitori maggiormente esposti verso Sergio Gangemi, proprio la vittima citata. Quest’ultimo, infatti, tra il 2015 ed il 2016, ha ricevuto dal Gangemi la somma di circa 300 mila euro, a fronte della quale, a 4 anni dall’erogazione, aveva restituito, oltre alla quota capitale, 80 mila euro di interessi.

Il processo pontino che vede coinvolti Gangemi (video-collegato dal carcere di Civitavecchia) e Vittorio Gavini, difesi dagli avvocati Luca Giudetti e Gianluca Agostino, si incentra, tra le altre cose, anche su un sequestrò di 80 assegni nella cassaforte dell’ufficio di Gavini, sede della società Spazio Food Uno spa (intestata all’ex moglie di Gangemi, Gioia De Santis), medesimo palazzo dove all’epoca viveva Sergio Gangemi. L’accusa imputa un’usura messa in piedi da Gangemi e Gavini ai danni di un imprenditore, arrivando a un tasso astronomico del 474,50%. La storia comincia nel 2011 quando l’imprenditore, poi vittima, chiede ai due un prestito di 200mila euro che avviene effettivamente attraverso bonifico bancario. La restituzione viene fissata in 42 giorni tramite due assegni bancari, uno da 200mila euro, l’altro da 30mila euro. Tasso d’interessi: 130%. Un’enormità, già di per sé da usura.

Poi, non paghi, i due, qualche giorno dopo, avrebbero alzato il tiro chiedendo stavolta alla vittima 330 mila euro e aumentando di un colpo, di oltre 100mila euro (da 230mila euro), la restituzione del denaro prestato tramite 3 assegni di 100mila euro con un tasso, come detto, al 474,50%.
Oltre a ciò, Gangemi e Gavini avrebbero ottenuto altri 5 assegni, di cui uno in bianco poi compilato con la cifra di 300mila euro; per gli altri 4 assegni, si “accontentarono” della somma di 5000 euro ciascuno.

Secondo la confisca milionaria subita da Gangemi, Vittorio Gavini è considerato uno dei prestanome dell’uomo di origine calabrese. Gavini era intestatario della Beam srl, oltreché ad aver eseguito alcune operazioni giudicate sospette, poiché impiegavano capitali ritenuti di dubbia provenienza, con la IMM.G. Spa e la Light for Life srl basata a Craiova in Romania.

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