TAMPONI PRIVATI, REGIONE LAZIO VERSO IL SÌ

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tampone

Dopo le carte bollate tra Regione Lazio e laboratori privati per i tamponi, ieri l’Assessore alla Sanità D’Amato ha aperto alla possibilità di farli effettuare non solo dal pubblico

Il 17 giugno, i centri privati del gruppo romano Altamedica avevano iniziato a fare i test molecolari in ragione delle decisione del Tar del Lazio che aveva accolto il ricorso presentato contro la Regione Lazio per l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia, dei provvedimenti che limitavano le strutture sanitarie private allo svolgimento dei tamponi nasofaringei e orofaringei in riferimento al virus SARS-CoV-2.

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In seguito, il Consiglio di Stato, con il decreto cautelare monocratico numero 3769 del 2020, aveva riformato, lo scorso 29 giugno, l’ordinanza del Tar Lazio negando ai centri privati la possibilità di effettuare tamponi in grado di rilevare la presenza del Covid-19.

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Ieri, però, dopo la battaglia amministrativa finita dai magistrati, e in seguito agli appelli dei giorni scorsi da parte di diversi laboratori privati, affinché la Regione consentisse anche a loro di eseguire tamponi, così da alleggerire il carico di lavoro delle strutture pubbliche, l’apertura dell’Assessore Alessio D’Amato il quale, solo tre mesi, parlava di “soldi buttati” in riferimento agli esami privati.

Confermo la volontà di aprire un tavolo tecnico, nella misura di una verifica puntuale con i laboratori dello Spallanzani per verificare le istanze rappresentate alla commissione e registrare una messa a punto del lavoro che stiamo facendo”. È così che, infatti, l’assessore ha parlato ieri in seno alla commissione competente della Pisana accogliendo la richiesta dei laboratori privati del Lazio a un confronto sul tema.

Una possibilità importante sopratutto in ragione della riapertura delle scuole e del possibile aumento dei contagi. E soprattutto perché è la Regione Lazio stessa che, nei suoi piani, ha intenzione di epsortare negli istituti scolastici il modello “Fiumicino”, ossia i test antigenici, meglio conosciuti come quelli rapidi, nel momento in cui, in una scuola, si dovesse appurare di un contagio. Secondo il piano, allorquando uno studente o un docente o un impiegato della scuola dovesse risultare positivo, scatterebbero i test rapidi (in 30 minuti si sa l’esito con una attendibilità dell’85%) all’interno della scuola in modo da mettere in sicurezza l’ambiente e prevenire focolai molto temuti con l’inizio dell’anno.

Aprire ai tamponi privati, darebbe modo di sgravare il sistema sanitario regionale che si appresta con l’autunno ad affrontare la sfida del contenimento del virus.

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