Dopo 29 anni, Federico Berlioz, ex criminale di Latina, è diventato un uomo libero. A stabilirlo il Tribunale di Sorveglianza di Pisa
Ha vissuto almeno due, tre vite, Federico Berlioz, l’ex criminale di una Latina del secolo scorso, la cui vicenda penale e controversa ha toccato diversi mondi: dalla strada fino alla borghesia cittadina e ai mai chiariti rapporti con le istituzioni.
Nel 2019, il Tribunale di Sorveglianza di Firenze aveva accolto l’istanza di libertà condizionale per Berlioz giudicandolo “ravveduto, lontano dai contesti criminali e impegnato in attività di volontariato”. Precedentemente e fino a oggi, Berlioz è diventato anche autore di racconti e romanzi noir.
Ad ogni modo, mancava ancora l’ultimo step prima di essere a tutti gli effetti un uomo libero senza più il peso della libertà condizionale. È stato il magistrato di sorveglianza di Pisa, Antonio Pirato, a revocare, tramite una ordinanza del 15 gennaio, la misura id sicurezza di libertà vigilata di 3 anni. Di fatto, Berlioz, che prima di questa decisione, doveva comunicare ogni suo spostamento fuori dalla città dove vive, Pisa, è ora libero di poter andare dove desidera.
Un uomo libero dopo aver scontato una condanna per omicidio plurimo, oltreché a quelle di detenzione di arma, estorsione, rissa, calunnia, evasione e altro, per fatti commessi nel periodo tra il 1991 e il 1995. Su tutti l’omicidio Cabassi in Via Cerreto la Croce, un delitto per cui Berlioz ha pagato con anni di detenzione e che nasconde tra le pieghe una controversa e oscura storia, persino raccontata, in forma trasfigurata, nel racconto dello stesso Berlioz intitolato “Il Delitto di Via Cerreto”.
In rapporti con la malavita organizzata pontina, di cui parlò praticamente per primo a metà anni novanta, Berlioz è ora un un uomo recuperato alla società, felice di lavorare e consapevole del suo debito morale che ancora sente di avere con le vittime delle sue passate azioni criminali.
Tuttavia, è il giudice Pirato a ribadire che Berlioz, anche quando fu detenuto presso il carcere di Pisa, “ha mantenuto un comportamento regolare, intrattenendo corrette relazioni interpersonali”, tanto da ottenere diverse concessioni di liberazione anticipata. Sin dal gennaio 2016, Berlioz è stato ammesso al lavoro esterno, impegnato anche in attività di volontariato con la Croce Verde di Viareggio e la Rsa Remaggi, successivamente alla coop “Don Bosco.
In semilibertà dal 2017, due anno dopi, come detto, ottiene la libertà condizionale. In tutti questi anni, nessuna informazione di polizia a suo carico, né rapporti con la criminalità organizzata e non. E anche quando si trovava in detenzione domiciliare non ci sono stati problemi di nessuna specie. Assunto presso una cooperativa di Pisa, Berlioz ha anche preso parte al progetto “Percorsi di Cittadinanza” dedicato alla diffusione della cultura della legalità e dell’esercizio della cittadinanza attiva.
Per il il tribunale di sorveglianza pisano, Berlioz “ha mostrato costante senso di responsabilità nell’assolvimento delle mansioni affidategli, nonché scrupolosità nel rispetto delle prescrizioni previste nel programma di trattamento“. Inoltre, il pontino, classe 1963, ha recuperato i rapporti con i famigliari, tra cui la figlia, ricostruendosi una vita con la sua nuova compagna con cui vive in provincia di Lucca, facendo la spola con Pisa dove lavora. Al momento, peraltro, è impegnato in smart working con una associazione contro la violenza di genere di Latina e con un’altra coop toscana.
Insomma, spiega il giudice, “il quadro complessivo che è emerso della situazione di Berlioz è apprezzato dall’Uepe (Ufficio esecuzione penale esterna) come di definitivo consolidamento della sua condizione personale e famigliare, che vede nella compagna e nella figlia riferimenti stabili molto positivi“.
Un provvedimento netto da parte della magistratura, visto che si sottolinea che il lungo periodo di detenzione (dal 1995 al 2004 in carcere, poi altri periodi carcerari intervallati da detenzione domiciliare) “è stato connotato da una decisa quanto radicale svolta dell’esistenza del detenuto, che ha sottoposto a severe critica il suo passato delinquenziale e ha avviato un percorso fondato sul reinserimento sociale, lavorativo, l’apertura a relazioni sociali di tipo diametralmente opposto a quelle precedenti e la presa di distanza da queste ultime“.
Ha pagato con la detenzione, ha condannato il suo passato criminale e si è reinserito in maniera sana in società. Berlioz, dopo aver vissuto due, tre vite, ha la possibilità di vivere quella più consapevole e libera.