Ravveduto, lontano dai contesti criminali, impegnato in attività di volontariato, autore di racconti. Dopo oltre 24 anni di carcere, compresi alcuni differimenti della pena, Federico Berlioz è libero così come disposto dal Tribunale di Sorveglianza di Firenze che ha accolto l’istanza di libertà condizionale tramite l’ordinanza emessa l’11 giugno e depositata in Cancelleria il 18 giugno. Scrivono i giudici che Berlioz ha dimostrato, pagando il suo debito con la giustizia, “una coerenza e una costante presa di distanza da ambienti e dinamiche delinquenziali, mantenendo comportamenti concretamente funzionali al reinserimento sociale secondo canoni di civile convivenza”. Un uomo che ha sbagliato, ha pagato e che ora è recuperato e lontano dal controverso e distorto mito criminale che è serpeggiato anche in recentissimi anni a Latina.
Berlioz, fino a oggi detenuto-semilibero nella Casa Circondariale di Pisa, ha scontato i suoi anni dovuti a diverse condanne passate in giudicato. Era stato ammesso al regime di semilibertà a gennaio del 2011.
Noto nella città di Latina, è stato detenuto in esecuzione di un provvedimento per cumulo di pene che ha riunito diverse condanne per reati commessi dal 1991 al 1995, riportando la pena dell’ergastolo con sentenza risalente al ’98 ed emessa dalla Corte d’Assise di Appello di Roma.

Come stabilito dal Tribunale fiorentino, il 55enne pontino, negli anni in cui è stato detenuto, “ha mantenuto un comportamento regolare sotto ogni punto dì vista intrattenendo corrette relazioni interpersonalii, come attestano le ripetute concessioni di liberazione anticipata. Ha dimostrato di saper trarre profitto dalle varie opportunità che gli sono state offerte nel corso della detenzione“.
La sua condotta, come rimarcato dai magistrati, è stata apprezzata da chi l’ha seguito consentendogli, peraltro, di rinsaldare i suoi rapporti famigliari.
Da gennaio 2016 è stato ammesso al lavoro all’esterno (ex art. 21 Ord. Pen.), dimostrando atteggiamenti e comportamenti positivi che lo hanno visto impegnato nel mondo del volontariato, presso la Croce Verde.
Già dalla semilibertà, Berlioz ha costruito nel tempo un percorso di totale reinserimento e “conforme ai canoni di convivenza civile”, lontano da qualsiasi tipo di contiguità con la malavita organizzata. Un mondo che, come scrive anche la Questura di Pisa, non gli appartiene più non avendo dato adito ad alcun problema quando si è trovato nei periodi di detenzione domiciliare, considerati per i detenuti quelli più a rischio di recidiva.

La Casa Circondariale di Pisa ha riportato ottime referenze, stabilendo che nel periodo di lavoro e volontariato all’esterno “Berlioz ha mostrato costante senso di responsabilità nell’assolvimento delle mansioni affidategli nonché assoluta scrupolosità nel rispetto delle prescrizioni previste nel programma di trattamento…appare costantemente proiettato verso un progetto di vita regolare, avulso da qualsivoglia comportamento a rischio che possa compromettere il percorso di reinserimento avviato“.
Berlioz, inoltre, ha partecipato a diverse iniziative culturali e letterarie, avendo persino pubblicato racconti come “Il cuore sul comodino”, “Il Trasferimento”, “Il Delitto di Via Cerreto” e altri, ed è stato oggetto di interrogazioni parlamentari che denunciavano le sue condizioni di salute.
La sua storia è quella di un uomo che, dopo aver solcato da protagonista in negativo il mondo criminale pontino a cavallo degli anni ottanta e novanta, ha saputo comprendere la sostanza della vita, la vera fortuna di avere una famiglia e degli affetti, dimostrando lucidamente la distanza che oggi lo separa anni luce da un contesto che è oggetto di fascino per molti criminali in erba i quali, in realtà, scambiano la prepotenza ottusa per forza, l’incoscienza per coraggio, l’omertà per onore.