“SUGGESTIONI DI UNA QUASI PRIMAVERA” AL POLO ARTISTICO MORBELLA

Al Polo Artistico Culturale Morbella la mostra d’arte collettiva denominata “Suggestioni di una quasi primavera”

Il Polo Artistico Culturale Morbella, gestito dalla pittrice e decoratrice Roxy in uno dei locali del Centro Commerciale gentilmente concesso da Salvatore Centola, Presidente dello stesso, si sta configurando sempre maggiormente come centro promotore dell’arte e della cultura. 

Alla collettiva Suggestioni di una quasi primavera, che inaugurerà sabato 11 marzo alle 17,30, sarà affiancata la mostra degli artisti autori delle illustrazioni del Calendario della Terra Pontina, edito dall’Associazione Sintagma a cura di Mauro Nasi. Lo stesso calendario sarà presentato presso il Polo Artistico domenica 12 marzo alle 17,30.

Suggestioni di una quasi primavera, che è a cura di Roxy, invece, vedrà protagoniste le opere degli artisti Valter Carturan, Antonello Verolino, Jerzy Wardecki, Roxy, Olga Manganiello, Maria Levun e Fiorenzo Civiero.

Sull’anima della mostra e la poetica degli artisti così si esprime Laura Cianfarani:

“Uno dei fondamenti dell’arte, su cui si costruisce l’atto creativo, è sicuramente il segno. Tra i significati del termine latino signum (da cui segno), vi è “immagine scolpita o dipinta”, e alcuni studiosi fanno risalire la parola a una radice etimologica che indica “dire, mostrare”; o ancora “vestigia, impronta, meta, fine, punto”. Ne deriva che il segno non è solo una qualità formale, il suo significato non si limita a disegnare o tratteggiare una figura, ma è la vera e propria firma dell’artista, la cifra che gli permette di imprimere significato alla sua opera. E’ il modo con cui si rapporta al mondo, è il racconto che tesse alla nostra mente e ai nostri sensi. Il segno è lì a dire che l’espressione per immagini nasce da un bisogno, dalla volontà di dar forma a un simbolo. Il suo potere nasce dal rapporto tra una cosa e la sua trasformazione, ovvero tra l’oggetto, il concetto, l’emozione presa a modello dall’artista e il processo che intercorre tra la fase di ideazione e l’immagine derivante. I nove artisti in mostra, Valter Carturan, Antonello Verolino, Jerzy Wardecki, Roxy, Olga Manganiello, Maria Levun e Fiorenzo Civiero, nella loro diversità hanno in comune la forza segnica, la volontà di dare significato alle forme concepite, che, se è un tratto distintivo dell’arte, è anche vero che in questi artisti raggiunge un’urgenza e una forza dirompente.

Valter Carturan è un artista che si muove tra il figurativo e l’astratto, mantenendo una delicatezza della linea e del colore, che si plasmano in una luce chiara assimilabile a quella delle prime ore del mattino. Il segno, che racchiude in sé significante e significato, spazia dalla linearità alla pittoricità a seconda se l’artista si muova nel campo della figurazione o dell’astrazione, mantenendo una coerenza di fondo che si traduce nella volontà restituire l’armonia che permea ogni cosa. Armonia che è insieme punto di partenza e di arrivo della sua opera.

Antonello Verolino ama raccontarsi così: “Vivo nella splendida Latina dalla mia nascita, quarantanove anni fa. L’arte mi fa compagnia solo da un paio di anni, ma mi sussurra amichevolmente la sua forza da tantissimo tempo. Mi trovo ogni giorno in questo universo tanto ricco di meravigliosi percorsi dove non mi perdo mai. Il viaggio è iniziato e non mi basterà questa vita per concluderlo”. Queste parole riassumono benissimo la sua poetica fatta di forza materica che l’artista imprime alla tela e delicatezza dei soggetti trattati.

Anche le composizioni di Jerzy Wardecki, come nel caso degli artisti precedenti, sono di un lirismo che è come un soffio, esprimendosi con colori tenui e una linea morbida. Con questi mezzi l’artista riesce a creare un dinamismo che esprime l’eterna lotta tra bene e male, luce e tenebra. Il risultato formale racchiude l’intensa spiritualità con cui Wardecki si approcciava al mondo, che si traduce in un connubio tra linea e colore, scaturiti da un’unica sorgente che è la luce.

Le creazioni di Roxy sono impresse da un segno deciso con cui l’artista dà libero sfogo alla sua fantasia variopinta e ricca di forme e colori che scoprono un mondo popolato da creature fantastiche in cui le donne si affermano come protagoniste. Un universo a cui l’artista conferisce piena armonia raggiungendo un sodalizio di linea e colore, dove la prima è netta e definita e il secondo prende vita attraverso campiture piatte e squillanti che concorrono a definire i soggetti  con la stessa definitezza della linea.

I colori vitali di Olga Manganiello sono indice di una volontà di comunicare il proprio mondo interiore, un’esigenza intrisa di purezza e autenticità. Con essa l’artista racconta la sua realtà fatta di solitudine, restituita da una cromia e da un segno, da composizioni bidimensionali che a tratti rimandano a Matisse e a Klimt, due artisti diversi ma accomunati da una profonda spiritualità, e, in particolare Matisse, a una pura gioia di vivere, che in Olga non esclude la drammaticità, espressa con alcuni caratteri che fanno pensare agli espressionisti tedeschi del Die Brucke. Sembra dirci, Olga, che per vivere appieno è necessario interiorizzare la coesistenza di dolore e attimi di serenità.

Le opere di Maria Levun sono energia pura, vitale, attraversate da dinamismo e connotate da una prorompente forza luministica. L’artista dà vita a composizioni che sintetizzano pittura e scultura, simili a bassorilievi che creano un gioco infinito di riflessi scaturiti da una tecnica multipla, fatta di sperimentazione continua, con cui crea opere fatte di vari materiali e colori che, messi insieme, raggiungono un’unitarietà sorprendente.

Fiorenzo Civiero, scultore, con le sue creazioni strizza l’occhio al design, fa dell’astrazione il suo vademecum, si pone con ironia e autoironia ma anche con una profondità e sensibilità riservati a pochi.

Il segno, dunque, come tratto distintivo di Suggestioni di una quasi primavera, il segno scaturito dal simbolo e che si fa gesto artistico per terminare nel rito della creazione. Il segno con cui ognuno degli artisti trattati delinea il suo racconto, diverso l’uno dall’altro ma comune nel considerare l’arte mezzo senza il quale l’esistenza non avrebbe senso”.

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