STUPRATA DALL’OPERAIO SUL CANTIERE A LATINA, UN COLLEGA TESTIMONE: “LEI MI DISSE CHE AVEVA PAURA”

Palpeggiata e violentata dentro il cantiere edile a Latina: nuove testimonianze nel processo che vede sul banco degli imputati un quarantenne

È ripreso davanti al primo collegio del Tribunale di Latina, composto dai giudici Soana-Bernabei-Brenda, il processo che vede sul banco degli imputati un un 42enne, residente a Brusciano (Napoli), D.A. (le sue iniziali), accusato di violenza sessuale contro una collega di lavoro di 22 anni, presso un cantiere edile a Latina. L’imputato è difeso dagli avvocati Simone Rinaldi e Carla Brignola, mente la donna, costituitasi parte civile, è assistita dall’avvocato Cristina Marigliano.

A parlare, in qualità di testimone, oggi, 23 aprile, una delle assistenti del centro anti-violenza a cui si era rivolta la vittima, la quale ha confermato di come la ragazza ha raccontato loro dei palpeggiamenti e anche dello stupro, episodio che non rientra nel processo che si sta svolgendo davanti al Tribunale di Latina.

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La vittima, all’interno del centro anti-violenza, ha fatto un percorso di 10 colloqui, compreso anche quello all’interno della caserma dei Carabinieri dove ha sporto denuncia alla presenza dell’assistente. Ad essere escusso come secondo testimone di giornata è stato un operaio di Sonnino, all’epoca dei fatti impiegato nel cantiere edile di Via Gaeta e Via Terracina a Latina, dove si sarebbero consumati i fatti. L’uomo ha spiegato di non aver mai visto nessun episodio tra i due – imputato e vittima -, pur ammettendo di essere stato avvicinato in una occasione dalla vittima: “Mi disse che aveva paura di D. Questo me lo ricordo. E allora io dissi a lei che se aveva paura, l’avrei accompagnata io a fare il giro negli appartamenti in costruzione”.

Il 9 maggio 2024, data nella quale si sarebbe consumato il palpeggiamento nella sala caffè, l’operaio vide la donna che “sembrava infastidita”. Solo successivamente, l’uomo seppe che l’imputato, con la mansione die elettricista, non poteva fare ritorno sul luogo di lavoro.

Al termine delle escussioni, l’avvocato di parte civile ha depositato la relazione di un medico psichiatra che verrà ascoltato come testimone il prossimo 17 settembre quando verrà ascoltato anche l’imputato. Al termine dell’udienza, su istanza della difesa dell’uomo, il Tribunale ha revocato la misura dell’obbligo di dimora a cui era ristretto da mesi l’imputato.

Il caso, come noto, ha avuto una svolta lo scorso 3 luglio 2024 quando i Carabinieri, all’esito di attività di indagine, hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, nei confronti del 42enne, residente a Brusciano (Napoli).

Il provvedimento scaturiva dall’attività di indagine condotta dal reparto all’esito della quale sarebbe emerso che il 42enne, impiegato presso il cantiere edile di Latina, dove lavorava anche la donna denunciante, a maggio 2024 l’avrebbe costretta a subire, contro la sua volontà, atti sessuali consistiti nella palpazione delle parti intime e a sedersi sulle sue gambe.

La donna, interrogata in udienza a gennaio scorso, ha ripercorso lungamente tutta la vicenda iniziata a novembre del 2022 quando è stata assunta nella ditta edile. Dopodiché, sul cantiere edilizio situato a Latina, nel quartiere R6, per la restaurazione di due condomini, sarebbero avvenuti i fatti agli atti del processo. In realtà, durante l’escussione, è emerso dell’altro.

Ad essere contestato all’uomo è il reato di violenza sessuale poiché il 42enne avrebbe palpeggiato, a maggio 2024, la collega di lavoro. La circostanza sarebbe avvenuta negli uffici del cantiere. Ad ogni modo, come ha raccontato la donna in aula, che ha testimoniato dietro un separé nero per non avere a vista l’imputato presente nel corso del processo, le violenze sessuali si sarebbero consumate in altri due episodi.

A maggio 2023 una molestia sempre sul luogo di lavoro (presso un terrazzo dove c’erano dei ponteggi), mentre un mese prima, ad aprile, la donna ha spiegato in aula di aver subito una vera e propria violenza carnale all’interno del bagno del cantiere. Un racconto che ha colto di sorpresa lo stesso pubblico ministero che ha chiesto delucidazioni su un episodio che non è contestato dall’accusa e che non era mai stato denunciato. La donna, che anche quando è stato contro-esaminata dagli avvocati lo ha ribadito, ha spiegato di non aver mai denunciato il fatto, di per sé molto più grave del palpeggiamento, poiché riteneva che non fosse perseguibile in quanto lei si era limitata solo a dire di no, senza opporre resistenza fisica.

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