Palpeggiata e violentata dentro il cantiere edile a Latina: nuove testimonianze nel processo che vede sul banco degli imputati un quarantenne
È ripreso davanti al primo collegio del Tribunale di Latina, composto dai giudici Soana-Senigallia-Brenda, il processo che vede sul banco degli imputati un un 42enne, residente a Brusciano (Napoli), D.A. (le sue iniziali), accusato di violenza sessuale contro una collega di lavoro di 22 anni, presso un cantiere edile a Latina. L’imputato è difeso dagli avvocati Simone Rinaldi e Carla Brignola, mente la donna, costituitasi parte civile, è assistita dall’avvocato Cristina Marigliano.
A parlare, in qualità di testimone, oggi, 17 settembre, un medico nominato dalla parte civile, vale a dire uno psichiatra che ha avuto in carico, come paziente, la donna vittima della violenza sessuale. Lo psichiatra ha spiegato che la giovane era caratterizzata da un forte stato emotivo, oltreché a soffrire di insonnia. Il professionista medico ha spiegato che la donna non è in grado di riprendere la sua attività ed è emerso il suo disagio e le difficoltà relazionali.
Nella scorsa udienza, era stata ascoltata una delle assistenti del centro anti-violenza a cui si era rivolta la vittima, la quale aveva confermato di come la ragazza aveva raccontato loro dei palpeggiamenti e anche dello stupro subito sul cantiere di Latina, episodio però che non rientra nel processo che si sta svolgendo davanti al Tribunale di Latina.
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La vittima, all’interno del centro anti-violenza, aveva fatto un percorso di 10 colloqui, compreso anche quello all’interno della caserma dei Carabinieri dove aveva sporto denuncia alla presenza dell’assistente.
Il caso, come noto, ha avuto una svolta lo scorso 3 luglio 2024 quando i Carabinieri, all’esito di attività di indagine, hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, nei confronti del 42enne, residente a Brusciano (Napoli).
Il provvedimento scaturiva dall’attività di indagine condotta dal reparto all’esito della quale sarebbe emerso che il 42enne, impiegato presso il cantiere edile di Latina, dove lavorava anche la donna denunciante, a maggio 2024 l’avrebbe costretta a subire, contro la sua volontà, atti sessuali consistiti nella palpazione delle parti intime e a sedersi sulle sue gambe.
La donna, interrogata in udienza a gennaio scorso, ha ripercorso lungamente tutta la vicenda iniziata a novembre del 2022 quando è stata assunta nella ditta edile. Dopodiché, sul cantiere edilizio situato a Latina, nel quartiere R6, per la restaurazione di due condomini, sarebbero avvenuti i fatti agli atti del processo. In realtà, durante l’escussione, è emerso dell’altro.
Ad essere contestato all’uomo è il reato di violenza sessuale poiché il 42enne avrebbe palpeggiato, a maggio 2024, la collega di lavoro. La circostanza sarebbe avvenuta negli uffici del cantiere. Ad ogni modo, come ha raccontato la donna in aula, che ha testimoniato dietro un separé nero per non avere a vista l’imputato presente nel corso del processo, le violenze sessuali si sarebbero consumate in altri due episodi.
A maggio 2023 una molestia sempre sul luogo di lavoro (presso un terrazzo dove c’erano dei ponteggi), mentre un mese prima, ad aprile, la donna ha spiegato in aula di aver subito una vera e propria violenza carnale all’interno del bagno del cantiere. Un racconto che ha colto di sorpresa lo stesso pubblico ministero che ha chiesto delucidazioni su un episodio che non è contestato dall’accusa e che non era mai stato denunciato. La donna, che anche quando è stato contro-esaminata dagli avvocati lo ha ribadito, ha spiegato di non aver mai denunciato il fatto, di per sé molto più grave del palpeggiamento, poiché riteneva che non fosse perseguibile in quanto lei si era limitata solo a dire di no, senza opporre resistenza fisica.
Dopo la testimonianza del medico, è stato esaminato l’imputato sia dalla difesa che dal pubblico ministero. “Io non ho commesso i fatti che mi sono contestati. Il 9 maggio 2024, sono andato a lavoro e c’era anche la ragazza che ci doveva dare dei fogli per lavoro”. Il racconto dell’imputato è molto dettagliato: “Ci siamo visti dentro la stanza, dentro una delle due baracche del cantiere, dove ci facevamo i caffè. Entro dentro e vedo lei appoggiata al muro con il cellulare in mano. La ragazza mi disse pensava a un uomo che non la ricambiava. Parlammo anche dell’episodio che lei definisce una violenza sessuale da parte mia, in realtà in quel frangente io gli dissi che ero sposato e che ho un figlio e quindi tra me e lei non c’era niente”.
L’imputato spiega interrogato dal pubblico ministero Simona Gentile: “Abbiamo avuto due rapporti sessuali in una sola giornata, poi più niente”. Per il quarantenne furono rapporti consenzienti. Quella mattina, spiega l’imputato, sarebbe stata la giovane a farlo entrare in bagno con lei: “Mi disse: dai, piscia! Dopodiché mi fece un rapporto orale. Uscii prima lei e poi lei. Passano dieci minuti e venne lei vicino a me e mi disse: “Vieni, ho voglia”. Consumammo un rapporto completo e io gli chiesi se queste cose le faceva anche con un altro dipendente del cantiere. Lei ammise di sì, dicendomi di non dire niente a nessuno. Mi disse che pensava a lui e io gli dissi di non pensare più a lui”.
È il pubblico ministero a spiegare che ci sono incongruenze con quanto dichiarato dall’imputato nel corso dell’interrogatorio di garanzia. L’uomo avrebbe detto alla ragazza: “Tu per pensare a me devi farmi la stessa cosa che mi hai fatto”. Una frase che il pm interpreta come un invito ad avere altri rapporti: “Non mi ricordo bene”, ha detto il quarantenne.
L’imputato racconta un altro aspetto della vicenda: “Il mio principale fu minacciato da un Carabiniere che gli disse che se non mi avesse licenziato, gli avrebbe fatto cattiva pubblicità. È per questo che mi mandò via e mi trasferii in un altro cantiere, in viale Nervi, a Latina”.
Il processo riprenderà con altri tre testimoni della difesa il prossimo 11 marzo.