STRAGE DI CISTERNA, ASCOLTATI DUE MILITARI DELL’ARMA

Tribunale di Latina

Prosegue il processo sui medici che consentirono a Luigi Capasso di ottenere la sua pistola: ascoltati i due superiori

È ripreso il processo, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Enrica Villani, che vede sul banco degli imputati, accusati di omicidio colposo, i due medici Quintilio Facchini e Chiara Verdone: quest’ultima medico militare a Velletri, mentre il primo era il medico di fiducia di Luigi Capasso, l’appuntato dei Carabinieri che, il 28 febbraio 2018, in località Le Castella, a Cisterna di Latina, uccise le due figlie dell’età rispettivamente di 9, Martina, e 13 anni, Alessia. A quel folle quanto terribile piano criminale sopravvisse miracolosamente la moglie Antonietta Gargiulo. Capasso, dopo aver ucciso le figlie e ferito la moglie, si suicidò.

Secondo l’accusa, i due medici Verdone, assistita dall’avvocato Cassoni, e Facchini, difeso dagli avvocati Mariani e Lazzari, avrebbero agevolato la restituzione della pistola di ordinanza all’allora Carabiniere Capasso, redigendo due referti favorevoli. Insieme all’ex moglie di Capasso, Antonietta Gargiulo, nel processo, è parte civile anche l’associazione “Differenza Donna” che ha realizzato un centro intitolato alle vittime, Alessia e Martina. 

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Interrogati dai pubblici ministero Daria Monsurrò e Giuseppe Bontempo, oggi, 20 giugno, sono stati altri due testimoni dell’accusa: il comandante della Stazione di Velletri Antonio Cosentino e il comandante dei Carabinieri della Compagnia Giambattista Fumarola, vale a dire i diretti superiori di Capasso prima che l’uomo uccidesse le sue figlie. I due militari dell’Arma hanno parlato diffusamente dell’ex collega suicidatosi sei anni fa e dalla loro testimonianza è emerso che, sebbene vi fosse stato l’episodio di un violento litigio tra Capasso e la moglie fuori dalla Findus, l’azienda dove la donna lavorava, non vi fu seguito ai comportamenti del militare dal punto di vista disciplinare.

Il fatto avvenne nel 2017. In quel caso Capasso colpì con un pugno l’auto della moglie, arrivando a spaventare le due bambine. Dopo questo episodio, la moglie con le bambine andò via da casa e si fece ospitare da un’amica per qualche giorno. Il carabiniere chiese invece di poter pernottare nella caserma di Velletri, non raccontando l’episodio della Findus. Gli fu tolta l’arma d’ordinanza, poi restituita in seguito alla visita medica. Passò solo qualche settimana senza l’arma d’ordinanza.

Il processo riprenderà il prossimo 11 luglio quando saranno ascoltati altri Carabinieri che presero in carico il caso di Capasso, subito dopo la mattanza di Cisterna.

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