SPORT A TERRACINA, LE SOCIETÀ CHIEDONO UN INCONTRO AL COMMISSARIO: “DANNI ENORMI”

Francesco Antonio Cappetta
Il Commissario prefettizio del Comune di Terracina Francesco Antonio Cappetta

“Le società sportive di Terracina chiedono un incontro urgente con il Commissario prefettizio Francesco Antonio Cappetta. Dopo mesi dalla chiusura del Palacarucci e dello stadio Mario Colavolpe ancora non si vedono spiragli di aperture dei vari impianti sportivi: solo partite a porte chiuse”. Così, in una nota, Giovanni Massaro per la Pallavolo Futura Terracina ‘92,  Giuseppe Iannarilii per il Volley Terracina, Alberto Fiori dell’Academy Terracina Basketball, Alessandra Feudi dell’A.S.D. Real Terracina, Massimo Caringi dello Sporting Terracina C5 e Donatello Baioni del Terracina calcio.

“Questa decisione – continua la nota – sta determinando dei danni enormi alla città, allo sport, alle società e ai tifosi. È diventato impossibile poter assistere a manifestazioni sportive per i cittadini mentre per le società, costrette a giocare continuamente fuori casa o a porte chiuse (come nel calcio), i costi sono lievitati e diventati proibitivi. Sta diventando sempre più avvilente e faticoso portare a termine questa stagione e programmare la prossima senza certezze dell’utilizzo delle varie strutture.

Il rischio vero con tale atteggiamento è di far morire lo sport a Terracina. Le nostre società contano tutte insieme più di 1000 iscritti. Tale numero diventa ancora più importante con le famiglie e i tifosi vicini al mondo del calcio, del calcio a 5, della pallavolo e del basket. Tutte queste persone, dunque, chiedono una soluzione per l’apertura dei suddetti impianti sportivi nel più breve tempo possibile. Il rischio vero è di far fallire le nostre società sportive e di far morire la nostra storia sportiva, fatta di tanti sacrifici e importanti risultati.

Questo non lo possiamo accettare e la città non lo può permettere. Lo sport, infine, non è fatto solo da risultati e numeri ma anche di un vissuto quotidiano fatto di mille iniziative nel tessuto sociale. Tutti insieme, ogni giorno, siamo vicini a quelle persone o enti sofferenti, con progetti ed iniziative che spesso non sono pubblicizzate ma sono di altissimo profilo sociale. Il danno, dunque, – conclude la nota – non è soltanto economico ma soprattutto sociale ed è incalcolabile”.

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