Formia, la consigliera comunale Paola Villa torna sul caso irrisolto degli spari all’indirizzo del nipote del fondatore del clan dei Casalesi
“Formia, riviera di levante, autoconcessionaria Buonerba: due figuri sparano a Gustavo Bardellino, un proiettile arriva al torace, e un altro colpo gli sfiora la tempia. Gustavo Bardellino è ferito sì e qualcuno sottolinea che è “vivo per miracolo”.
Lui, 42 anni, nipote di Antonio Bardellino, fondatore del potentissimo clan dei Casalesi, fondatore della Nuova Famiglia, è di casa in quella concessionaria, ci lavora da diverso tempo, e tutti lo sanno. Chi è stato a trasformare un luogo tranquillo in una scena da Far West? Chi si è sentito tanto forte da voler ferire o addirittura voler uccidere il nipote di Antonio Bardellino? Un anno fa queste domande ce le siamo fatte un po’ tutti, tranne ovviamente le istituzioni cittadine. Da un anno però più nulla, né un articolo sul proseguo delle indagini, né una voce informale su ciò che è accaduto.
In verità il nome dei Bardellino viene fuori dalle dichiarazioni del pentito Basco legato all’operazione contro la criminalità organizzata fatta il 24 maggio sempre del 2022, operazione di cui ci parlò senza veti e veli don Alfredo durante l’omelia il giorno dei festeggiamenti del santo patrono Sant’Erasmo. Basco confermò ai magistrati di Cassino e della DDA di Roma di detenere a casa una certa quantità di armi. Armi collegate a diversi personaggi tra i quali un certo Michele di Caivano detto ‘O Pazz (solo omonimo del boss di Afragola trapiantato a Roma Michele Senese detto ‘O Pazz), a un altro soggetto di nome Nicola detto ‘O Mastrone, segnalato come appartenente al Clan Bidognetti, altro clan di casa a Formia, e ad altri personaggi tra i quali appunto Gustavo Bardellino, che secondo le dichiarazioni rese da Basco, avrebbe fatto ritirare le armi quando servivano a uno degli arrestati dell’operazione formiana: Enrico De Meo.
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Una cosa è certa, Gustavo Bardellino è il figlio di Silvio, fratello di Antonio Bardellino. A Formia da oltre quarant’anni vive il resto della famiglia: Ernesto Bardellino, con i suoi figli, Angelo, Callisto e Gustavo, quest’ultimo omonimo del cugino ferito.
Vivono e qualcuno addirittura si vanta di lavorare e contribuire all’economia della città, addirittura! Insomma nomi, luoghi, clan e famiglie che si rincorrono e che ritornano, senza soluzione di continuità, senza avere risposte alle tante domande, domande poste o da un prete o da pochissimi che comprendono che il silenzio è voluto, il silenzio è richiesto, perché tutto scorra e debba sembrare normale, perché non si colleghi tutto questo all’economia illecita, alla politica corrotta, a chi si vanta di farli uscire di galera, ai nostri ragazzi, quelli che vogliono un futuro e vanno altrove a cercarlo per i nostri silenzi”.