Processo sulla spacchettamento del verde: è ripreso il processo presso il Tribunale di Latina che vede alla sbarra l’ex vice sindaco Fabrizio Cirilli
La vicenda risale al periodo in cui Fabrizio Cirilli, ex esponente della destra a Latina, ricopriva il ruolo di vice-sindaco e assessore all’Ambiente nella Giunta Di Giorgi (dal 2011 al 2014). Ad essere rinviati a giudizio – accusati dapprincipio, a vario titolo, di turbativa d’asta, frode nelle pubbliche forniture e abuso d’ufficio – 10 tra amministratori, dirigenti e titolari di cooperative a cui venivano appaltati i lavori dal Comune di Latina: oltre a Cirilli, i dipendenti comunali Raffaele Feliciello, Alfio Gentili, Grazia De Simone, i titolari delle cooperative Dario Campagna, Giuseppe Bagnato, Annunziata Bruzzese, Maria Edwige Angotta, Massimo Di Guglielmo e Angelo Nicotra.
Secondo le ipotesi degli inquirenti, in un’inchiesta condotta tra il 2014 e il 2016 dai sostituti procuratori Luigia Spinelli e Cristina Pigozzo, che coordinarono la Squadra Mobile di Latina, la manutenzione del verde del Comune di Latina sarebbe stata lottizzata, così da far lievitare il costo fino a quasi due milioni di euro all’anno da spartire tra coop ritenute dall’accusa amiche e tramite affidamenti diretti.
Come noto, l’anno scorso, ad aprile 2022, l’ex assessore (anche nella prima Giunta Finestra) ed ex consigliere regionale Fabrizio Cirilli, assistito dall’avvocato Armando Argano, aveva depositato la memoria di rinuncia alla prescrizione per far sì che il processo proseguisse e accertasse la sua innocenza. Tutti gli altri imputati sono stati prosciolti per intervenuta prescrizione.
Cirilli fu rinviato a giudizio con l’accusa di concorso in abuso d’ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e oggi, 10 maggio, davanti al collegio del Tribunale di Latina presieduto dal Giudice Gian Luca Soana – a latere i giudici Fabio Velardi e Francesca Coculo – sono stati ascoltati tre testimoni di quello che appare un processo morto.
La rinuncia alla prescrizione di Cirilli, atto più unico che raro nel complesso e farraginoso mondo della giustizia pontina e italiana, è già di per sé un tassello importante verso l’assoluzione e la sensazione è che anche l’accusa, rappresentata in aula dal Pm Andrea D’Angeli, lo sappia.
A sfilare davanti ai giudici, tre ex esponenti politici: Gianni Chiarato, ex consigliere comunale e ad oggi Segretario del sindacato Confail; Giorgio De Marchis, ex consigliere comunale di opposizione per 18 anni, dal 1997 al 2015, nelle fila dei DS e del PD, oggi Direttore dell’Ente Parco regionale Monti Aurunci; infine, Agostino Mastrogiacomo, ex assessore ai Servizi Sociali nella fu Giunta di Giovanni Di Giorgi (in realtà nell’esecutivo per appena nove mesi).
I tre ex esponenti politici sono stati esaminati e contro-esaminati da accusa e difesa in una udienza piuttosto veloce. Tanti i non ricordo e le amnesie dovute al fatto inequivocabile che sono passati quasi dieci anni dalle contestazioni di quella che era partita come una maxi inchiesta sugli affidamenti alle cooperative sociali nel Comune di Latina.
L’unico a ricordare è stato De Marchis, chiamato nel corso delle indagini a sommarie informazioni dalla Squadra Mobile e oggi come testimone: in realtà, l’ex consigliere comunale è stato ascoltato in quanto, come oppositore dell’amministrazione Di Giorgi, scrisse sul suo blog personale riguardo agli spacchettamenti degli appalti che sarebbero stati consumati da Cirilli. Gli articoli sono stati acquisiti dal Tribunale, su richiesta del Pubblico Ministero. De Marchis ha detto che come opposizione presentarono un esposto alla Corte dei Conti sugli spacchettamenti al quale non vi fu risposta.
Esemplificativa la posizione di Chiarato, il primo ad essere esaminato oggi. Fu lui che, dopo un attentato incendiario alla sua auto, disse agli investigatori di avere avuto contrasti proprio con Cirilli. L’inchiesta della Squadra Mobile, che fece ricorso anche a intercettazioni telefoniche e ambientali, posizionando cimici negli uffici pubblici, prese il via proprio il 13 settembre 2014, quando fu bruciata l’auto dell’allora consigliere Gianni Chiarato. L’ex esponente politico riferì agli investigatori di sospettare che si trattasse di un attentato compiuto da chi poteva essere infastidito dalla sua attività politica: secondo Chiarato, all’epoca, qualcuno voleva ostacolare la sua azione di trasparenza sulle spese per la fu Latina Ambiente e per le coop del verde. Tutto ciò lo avrebbe fatto finite finire in rotta di collisione con Cirilli.
All’epoca, perché oggi, in aula, Chiarato non ricordava molto, anzi quasi niente. E non era neanche troppo sicuro di aver avuto contrasti con Cirilli, tanto da averli negati, immediatamente imbeccato dal Pm che gli ha ricordato cosa aveva dichiarato a sommarie informazioni nove anni fa.
Da ultimo, è stato ascoltato Agostino Mastrogiacomo, ex assessore ai servizi sociali. Mastrogiacomo, così come Chiarato, non ricordava molto. Quando il Pm gli ha riferito di una sua intercettazione in cui diceva a Chiarato “Mio fratello mi ha confessato che Cirilli prende le stecchette”, l’ex assessore ha ritrattato sostenendo, oggi, che il fratello non aveva confessato nulla e che il suo era un modo per farsi dire di più dallo stesso Chiarato riguardo a quello che stava capitando in Comune. Sulla frase captata “È tutta una serie di marchette”, in riferimento a determinati appalti, Mastrogiacomo ha spiegato che quello è “solo un modo di parlare”.
Una smentita su tutta la linea, peraltro già esplicitata in una intervista resa a un quotidiano locale nel lontano 2015, così come ricordato in aula da Pm e difesa di Cirilli.
Il processo è stato aggiornato al 28 febbraio 2024 quando verrà ascoltato l’ex Segretario Generale del Comune di Latina, Pasquale Russo.