SEZZESI CONTRO ANTONIO PENNACCHI: “È SOLO UN SEMINATORE DI ZIZZANIA!”

Lo scrittore Antonio Pennacchi con a fianco il direttore di "Limes" Lucio Caracciolo (foto di Vincenzo Serra)

Le prime criticità nei rapporti tra il latinense vincitore del Premio Strega 2010 e la cittadinanza setina emersero già nel lontano 2013 quando in un’intervista del 15 dicembre apparsa su “Il Messaggero” (pag. 10) Antonio Pennacchi asserì: “Il nostro problema è il debito pubblico, ma mica l’hanno fatto solo i politici. Quelli che c‘hanno i terreni sotto Sezze, sotto Sermoneta, non se lo ricordano che siccome erano nella zona della comunità montana non pagavano i contributi agricoli unificati? E le pensioni però le hanno prese, pagate con i contributi degli operai. E come la mettiamo?”.

Antonio Pennacchi

MESTATORE E SEMINATORE DI ZIZZANIA

Pronta fu allora la replica dell’allora Presidente di Coldiretti Sezze, Vittorio Del Duca, che alle accuse dello scrittore rivolte ai sezzesi e ai sermonetani, dalle pagine online de “ilsetino.it” in un articolo del 19 dicembre dello stesso anno dal titolo più che mai eloquente (“Pennacchi il mestatore e seminatore di zizzania“), ebbe a dichiarare: “…l’autore di Canale Mussolini…rende alcune farneticanti accuse a sezzesi e sermonetani, velate di razzismo, dove oltre a precisare che la matrice dei Forconi è lepina (?) e non veneta, lascia intendere, con un linguaggio che mal si addice ad un premio Strega, che mentre i coltivatori diretti veneti dell’agro Pontino sono tutt’altra cosa ed avrebbero pagato i contributi pensionistici, quelli di Sezze e Sermoneta invece avrebbero solo accumulato debito pubblico insieme ai politici”

IGNORARE LA STORIA

Del Duca proseguiva: “La mettiamo che Pennacchi ignora la storia, o meglio, nell’infelice tentativo di pubblicizzare il suo nuovo libro, fa finta di ignorarla…Nel 1975, all’indomani dell’adesione alla CEE del Regno Unito, fu introdotto il regime di aiuto all’agricoltura nelle zone svantaggiate, che rappresentano il 57 % del territorio UE (non solo quindi Sezze e Sermoneta) e ancora oggi rappresentano uno degli strumenti classici della Politica agricola comune (Pac) per favorire la permanenza dell’uomo sul territorio e in agricoltura. In virtù di questi svantaggi naturali, la contribuzione previdenziale dei coltivatori diretti e dei braccianti, in queste zone è ridotta del 40%”.

L’ex rappresentante della Coldiretti di Sezze Vittorio Del Duca

ZONE MONTANE E SVANTAGGIATE

Infine in un’articolata dissertazione il delegato degli agricoltori setini affermava:In Italia le zone montane e svantaggiate rappresentano quasi il 90% della superficie agricola utilizzata, altro che Sezze e Sermoneta! Nella regione Veneto di Pennacchi, su una superficie agricola utilizzata (SAU) di 852.744 ettari, oltre 630.000 (il 73%) è rappresentata da zone montane e svantaggiate. Altro che Sezze e Sermoneta!“.

SI RINNOVA LA POLEMICA

Sembrava definitivamente chiusa la polemica tra Sezze e l’ex operaio e sindacalista pontino quando una notizia condivisa dall’amministratore del gruppo Facebook “Bene pubblico pianura lepina”, Vincenzo Serra, relativa alla presentazione al Museo Cambellotti del saggio di Pennacchi “Latina già Littoria già Cancello del Quadrato”, ha fatto risorgere antichi rancori.

Il genealogista nonché Presidente dell’associazione “Memoria Storica” di Sezze Roberto Vallecoccia

“POLENTONI” E “MARUCCHIN”

Questa volta è stato lo studioso di genealogia nonché Presidente dell'”Associazione Memoria Storica” Roberto Vallecoccia ad andare giù pesante. Riprendendo la definizione di Del Duca lo studioso setino di storia e tradizioni locali ha sostenuto che Pennacchi sia solo un seminatore di zizzania che non fa che alimentare per meri fini commerciali un’antistorica conflittualità tra popolazioni cispadane e popolazioni dei Lepini.

NESSUNO SCONTRO TRA POPOLAZIONI

Vallecoccia al telefono ci espone tre ragioni per cui le argomentazioni dell’autore latinense sarebbero carenti sotto molti punti di vista. In primo luogo una prima interazione tra le due popolazioni basata sulla collaborazione, e non sullo scontro e le rivalità, avvenne già nel XVIII secolo su impulso dell’allora Vescovo di Padova, il setino Pietro Marcellino Corradini. Corradini analizzando le caratteristiche lagunari delle Valli di Comacchio, e la vocazione delle genti del luogo verso la pesca d’acqua dolce oltre che nei confronti dell’agricoltura, si rese ben conto delle numerose analogie che la Palude Pontina presentava con quel territorio, e conseguentemente delle similitudini dei suoi concittadini, e degli abitanti dei Lepini in generale, con i c.d. “cispadani”. Da qui la promozione di gemellaggi tra le due popolazioni diverse solo in apparenza.

Percorsi della transumanza nel corso dei secoli attraverso l’Agro Pontino (foto Vincenzo Serra)

DA CORRADINI ALLA GRANDE GUERRA

Vallecoccia ricorda inoltre come già nel 1910 fino all’immediato Primo Dopoguerra iniziò il flusso migratorio di popolazioni dalla Romagna, dal Veneto nonché dalle Marche e dall’Umbria verso i Lepini. Ben prima quindi della Marcia su Roma e dell’instaurazione del regime fascista. La prova starebbe che già durante la Grande Guerra sono presenti nei registri di leva cognomi non indigeni come Telloli e Zanardi. Si tratta chiaramente di persone appartenenti a nuclei familiari provenienti dall’Emilia Romagna che furono accolti temporaneamente a Sezze (dalle parti del Guglietto), a Sermoneta e in altri centri della zona.

CISPADANI E ABITANTI DEI LEPINI A BRACCETTO

Queste famiglie, non potendo dimorare nell’Agro Pontino non ancora bonificato, dovettero adattarsi in abitazioni di fortuna, ma mai ebbero problemi di integrazione con gli abitanti del luogo. Tant’è che furono questi ultimi fianco a fianco con i “nuovi venuti” e con la manodopera ciociara a iniziare i primi lavori di bonifica, prima ancora che l’ultima ondata migratoria proveniente dal Veneto si trovasse il lavoro già in stadio avanzato.

AI PAPI NON MANCÒ LA VOLONTÀ POLITICA!

I vari Zanardi e Telloli solo a bonifica già ultimata si trasferirono da Sezze a Pontinia per amministrare il podere assegnatogli. In ultimo Valleccoccia sottolinea come i precedenti tentativi di bonifica promossi da Leone X e da Sisto V nel XVI secolo, da Urbano VIII nel 1637 e infine da Pio VI a partire dal 1777 fino agli sconvolgimenti napoleonici fallirono non per mancanza di una volontà politica, come invece Pennacchi ha sempre sostenuto, ma per mancanza di mezzi tecnologici in grado di conservare l’opera di prosciugamento delle acque nel medio-lungo termine.

NIKOLA TESLA ALTRO CHE MUSSOLINI!

In sintesi Mussolini e il regime fascista ebbero dalla propria la scoperta della corrente elettrica. Senza le innovazioni apportate alla fine dell’Ottocento da Nikola Tesla e da Thomas Edison mai sarebbero potute entrare in funzione le pompe idrovore Riva, mezzi indispensabili per il successivo appoderamento del territorio pontino.  

“I TRATTURI” DI PENNACCHI SONO SCOPERTE DELL’ACQUA CALDA

In ultimo, secondo il setino Vallecoccia, lo scrittore pontino, nel discorrere dei percorsi della transumanza attraverso la nostra Provincia risalenti a prima del 1200 a.C., non avrebbe scoperto nulla di nuovo. Si tratterebbe di una scoperta dell’acqua calda già ampiamente trattata da altri autori. Sempre sul gruppo Bene pubblico pianura Lepina, c’è chi suggerisce di leggere Annibale Folchi, non Pennacchi.
Folchi con materiale fotografico ha difatti dimostrato come il più grande sacrificio nel portare a compimento l’opera di bonifica in termini di fatica e di morti per malaria sarebbe stato sostenuto addirittura dai manovali provenienti dal frusinate e dai Lepini, non dai cispadani. 

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