Estate 2016 nella pianura di Sezze lungo Via Napoli, poche centinaia di metri oltre la ferrovia guardando l’Appia con le spalle ai Lepini, viene appiccato fuoco di notte ad alcuni pneumatici gettati sul ciglio della strada. L’aria diventa irrespirabile, particelle di idrocarburi monoaromatici e policiclici aromatici penetrano attraverso i polmoni degli abitanti dell’area circostante. È questo l’episodio che spinge una residente del luogo, Annalisa Savelli, a creare un gruppo Facebook (Basta bruciare plastica a Sezze. Denunciamo). La finalità, evidente nello stesso nome, è quella di creare una rete di cittadini pronti a denunciare qualsiasi cattivo comportamento da parte di individui e aziende in materia ambientale. Col tempo sono però emerse anche diverse inefficienze da parte dell’azienda municipalizzata Servizi Pubblici Locali (Spl) addetta alla raccolta dei rifiuti.
LA TARI GONFIATA
Nell’ultimo anno si affianca ad Annalisa un altro residente, Renato Acquaviva. Le ragioni che lo portano a diventare amministratore del gruppo sono del tutto diverse e originano da una piccola vicenda personale. L’Spl gli contesta il mancato pagamento di una bolletta TARI, Acquaviva la tassa sui rifiuti l’ha pagata e saprà dimostrarlo, ma è da questa piccola storia che inizia il suo impegno civico. Nel reperire documentazione che dimostri il suo adempimento agli obblighi amministrativi, Renato approfondisce il tema dei rifiuti e scopre che i criteri di ripartizione della tariffa a Sezze sono poco equi e logici.
TARI E PARADOSSI
L’Spl nel fissare le tariffe dà un peso ponderato alla metratura delle abitazioni maggiore rispetto a quello del numero dei componenti del nucleo familiare. Va da sé che l’utilizzo prevalente del primo dei due parametri porti a paradossi quali il pagamento annuo di più di 700 euro per un anziano signore che vive da solo in un’abitazione di più 300 di mq, mentre una famiglia di 6 persone in un appartamento di meno di 80 mq paghi poco più di 200 euro l’anno. Un criterio profondamente irrazionale – secondo Acquaviva- che non tiene in alcuna considerazione volume e peso dei rifiuti effettivamente prodotti da ciascuna famiglia.
ROGHI DI PLASTICA
Tornando all’episodio del rogo dei copertoni, da quel giorno il fenomeno degli incendi di rifiuti non è diminuito, ma quantomeno si è creata una piccola comunità di cittadini pronti a segnalarli tramite foto e commenti in rete. Roghi notturni non solo di gomme per ruote di autoveicoli, ma anche di plastica di coperture per le serre, di manichette per irrigazione e di flaconi per diserbanti. Il modo per smaltirli in conformità di legge ci sarebbe, ma tempi e costi spingono alcuni agricoltori, e non solo, a non osservare le norme.
LA COLLINA BRUCIA
Per non parlare degli incendi boschivi dei cui episodi si potrebbe scrivere un volume. Il primo rogo di questa primavera si è verificato il 22 marzo nella valle dei Santi al confine con il Comune di Bassiano. Due settimane prima un incendio doloso fuori stagione aveva interessato gli alberi di Monte Trevi: più precisamente la località Le Mole, dove si trova il Lago Mole Muti. L’ultimo incendio sulle Coste (Via Ninfina) risale allo scorso luglio, mentre alcune abitazioni sono state evacuate quando le fiamme sono divampate lo scorso settembre lungo il costone tra la Strada Regionale 156 Monti Lepini e il centro abitato. Questi però sono solo alcuni dei più recenti incendi verificatisi a Sezze.
LA GRANDE DISCARICA E ACCUMULI DI RIFIUTI
Al fenomeno dei roghi si aggiunga quello delle discariche abusive: il Circolo Arcobaleno Pontino di Legambiente ne ha censite ben 59 nel solo territorio setino. Le aree più soggette al fenomeno sono il tratto di Via Sandalara fino all’innesto con la SR 156 Monti Lepini, Via Foresta, Via della Pace, lo stabilimento dismesso ex Cirio in Via del Murillo, Via Sicilia (la pedemontana che da Sezze Scalo porta a Sermoneta), Via Melogrosso (Longara), Valle della Cune ai Casali, Via Roana, la strada famosa per i suoi allevamenti di bufale che da una deviazione della Migliara 45 conduce fino al tratto dismesso della SR 156 attraverso un piccolo sottopassaggio, e Via Migliara 46.
LE SARDELLANE
Sempre Legambiente rileva come la discarica più estesa sia quella di Migliara 46 nei pressi dell’acquedotto regionale delle Sardellane. In questa zona sono presenti copertoni, scarti di officina, eternit, mentre nei terreni attigui sono presenti quantità notevoli di scarti provenienti da allevamenti zootecnici.
IL NERO TORRENTE DEL BRIVOLCO
Ancora il Circolo Arcobaleno Pontino riporta che il corpo idrico più inquinato è il Fosso del Brivolco (ai piedi della collina di Sezze), con presenza di schiume, materiale plastico galleggiante, cattivi odori e acque nere che si immettono provenienti dal torrente Vallicella. Vallicella a sua volta raccoglie storicamente le acque nere di parte del centro storico di Sezze all’altezza del parcheggio nei pressi della scuola elementare di Piagge Marine. Il Brivolco è affluente del Fiume Ufente sulle cui sponde si trovano gli acquedotti di Mole Muti e delle Sardellane appunto.
ETERNIT, COPERTONI E CALCINACCI
Tettoie ad onduline in amianto, pneumatici scaricati da qualche gommista del luogo o di comune limitrofo, sacchi pieni di calcinacci gettati da imprese edili, divani, mobili e frigoriferi lasciati là da imprese di pulizia di cantine e dai residenti infine pile, assorbenti e fazzoletti gettati dai passanti. C’è di tutto! Avessimo indizi o prove di qualche camion proveniente da fuori Regione, potremmo individuare delle responsabilità in chissà quale organizzazione criminale, invece la tipologia di scarti lascia pensare che si tratti di opera di piccole aziende e abitanti della Provincia.
DISCARICA SOTTO LA SEDE DEI VIGILI
A Sezze Scalo lo scorso ottobre su disposizione del sostituto procuratore Valerio De Luca i carabinieri del Nipaaf, i vigili del fuoco e il personale dell’Arpa Lazio hanno dissotterrato calcinacci, teli di plastica, pezzi di ferro e pezzi di eternit. Si trattava del sito dismesso della fabbrica di bulloni Sei srl in via Cono del Pozzo. Il 30 novembre in località Vallicella, sotto la sede del Comando Municipale di Polizia, i volontari di Legambiente hanno denunciato un accumulo di guaine, plastica, calcinacci e chiome di alberi. Un filmato che faceva luce su quest’ultima discarica è stato proiettato in Consiglio comunale lo scorso 21 marzo.
I VOLONTARI DELLA FEDERAZIONE PESCA SPORTIVA (FIPSAS)
La mattina del 26 marzo di quest’anno le Guardie Ittiche Ecozoofile Fipsas “Vigiles di Latina”, coordinate da Emiliano Ciotti, in Via Diversivo Fiume Ufente e lungo la Migliara 46 dx (traversa Carta Moneta) hanno individuato una nuova discarica abusiva. Il corpo volontario ha rinvenuto non solo i soliti fusti e copertoni di auto e mezzi agricoli, ma anche delle slot machine rubate nei giorni precedenti in un bar della zona. La segnalazione corredata di materiale fotografico viene inoltrata ai Carabinieri e ai Carabinieri della Forestale di Sezze nonché alla Procura della Repubblica di Latina. In quello stesso punto sempre i Vigiles della Fipsas avevano scoperto nel febbraio 2016 un’altra discarica in cui era stato rinvenuto ogni genere di rifiuto: automobili bruciate, materassi, teloni per la copertura di serre, carcasse di animali ecc.
IL FILO INTERROTTO
Questo mese alcuni cittadini ne hanno identificata un’altra a Via Cerreta in direzione Suso, non lontano dal cimitero. Tra alberi e piante è stato trovato un accumulo di buste di immondizia contenenti scarti domestici e materiale edile. Annalisa racconta come fino agli inizi del 2018, sotto l’ex amministratore delegato Bernardino Quattrociocchi, esisteva un rapporto diretto con l’Spl: qualsiasi cittadino poteva segnalare direttamente ai vertici dell’Azienda la presenza di rifiuti in una determinata area e gli operatori dopo qualche giorno intervenivano a rimuoverli. Sotto l’attuale ad Gian Battista Rosella invece tutto è cambiato. L’Azienda invita a indirizzare ogni segnalazione al Comune, il quale provvederà successivamente a chiedere a proprie spese opera di bonifica all’Spl. I tempi si allungano, il rapporto tra cittadino e municipalizzata viene mediato e il filtro ha finito per scoraggiare la stessa cittadinanza a denunciare qualsiasi elemento di degrado.
SPL PROIEZIONE DEGLI ABITANTI
Roghi e discariche sono la conseguenza di una corresponsabilità egualmente ripartita tra abitanti e l’Spl stessa. La raccolta dei rifiuti a Sezze non funziona e la classifica di Legambiente sulla percentuale di differenziata dei comuni della nostra Provincia lo dimostra. Relativamente ai dati del 2017 Sezze (25mila abitanti) è finita al quart’ultimo posto col 21,9%, dietro alla ben più popolosa Latina (126 mila abitanti) col 23,8% e davanti solamente a Priverno (14,7%), Minturno (10,7%), Ponza (6,3%).
SEZZE SPROFONDA NELLA SPAZZATURA
Considerato che l’Amministrazione privernate di Anna Maria Bilancia dallo scorso anno ha avviato una massiccia campagna di sensibilizzazione in direzione di un maggior rispetto per l’ambiente e che la Giunta minturnese di Gerardo Stefanelli ha dato inizio alla raccolta differenziata solo alla fine del 2017, non è da escludere che i dati del 2018 finiscano per far precipitare Sezze al penultimo posto. La tendenza è confermata dalla serie storica riportata nel Piano Finanziario del servizio di gestione dei rifiuti urbani 2019. Secondo il Piano nel 2017 la percentuale di differenziata a Sezze era del 22,82%, mentre lo scorso anno la percentuale è crollata al 16,77%.
L’SPL NELLA CAMPAGNA DIMENTICATA
Le condizione allarmante delle campagne al di fuori dell’area urbana e del nucleo abitativo dello Scalo è dovuto anche al servizio di spazzamento delle strade e al ritiro dei materiali ingombranti e altri rifiuti. Se allo Scalo, come anche nel centro storico e nelle zone urbane limitrofe, i dipendenti della Spl operano 6 giorni alla settimana mediante mezzi meccanizzati o raccolta manuale, in pianura e nelle zone rurali collinari gli operatori ecologici passano una volta alla settimana con i soli mezzi meccanizzati. Il risultato è che un rifiuto di grandi dimensioni venga spesso rimosso nel giro di 7 giorni, ma una lattina, una bottiglia o un qualsiasi altro piccolo scarto rimangano sul posto per mesi.
DAL TRAGICO AL GROTTESCO
Le inefficienze della Spl hanno sfiorato il ridicolo quando lo scorso 28 aprile una signora setina ha postato sul gruppo Fb “Sei di Sezze se…” una foto in cui si mostrava la scuola elementare di Ceriara di Sezze Aldo Bottoni avvolta dall’erba alta. Qualche giorno dopo l’Amministrazione sulla propria pagina ha postato trionfante una foto dell’avvenuto taglio delle sterpaglie da parte degli operatori ecologici. Un’impresa “ciclopica”, a cui sono seguite le immagini condivise da parte di alcuni consiglieri di maggioranza. L’ordinario diventa straordinario e l’Ente sferra una risposta piccata all’indignata cittadina rea di aver immortalato la realtà.
LO STUDIO DELLA PMF
L’ex amministratore Quattrociocchi per venire a capo del problema dell’efficientamento del servizio di igiene urbana e dell’incremento della raccolta indifferenziata nell’ottobre 2017 aveva incaricato la società romana Project Management & Finance (PMF) di elaborare un progetto. La PMF aveva allora prodotto un report di 90 pagine in cui si offrivano due proposte. Nella soluzione 1 si proponeva un servizio di raccolta porta-a-porta “spinto“, ovverosia esteso alla campagna e non solo nelle aree a più alta densità abitativa.
I COSTI DEL PORTA-A-PORTA “SPINTO”
Una tale proposta avrebbe comportato costi di servizio sicuramente importanti (2.102.496 euro annui) derivanti dall’allargamento dell’orario di lavoro di gran parte del personale (43 risorse umane da impiegare full -time contro i 25 full-time e 21 part-time attualmente in forza all’Spl), ma l’incremento di raccolta differenziata sarebbe stato assicurato. Nel medio-lungo termine inoltre il Comune con alte percentuali avrebbe potuto accedere a fondi regionali e provinciali con conseguenti sgravi sulla TARI a carico del cittadino e delle imprese.
ISOLE ECOLOGICHE PER GUARDARE AL FUTURO
Una seconda soluzione sarebbe consistita nel superamento della raccolta porta-a-porta in nome della raccolta stradale ingegnerizzata, vale a dire la creazione di isole ecologiche. Isole tecnologizzate installate in luoghi pubblici ad uso esclusivo dei residenti, previamente registrati all’anagrafe comunale e muniti di apposite tessere. Ogni isola (ecopunto) avrebbe compreso 5 cassonetti, ciascuno di capacità media di 3000 litri e destinato ad una tipologia differente di scarto. Quest’ultima proposta avrebbe comportato un importante investimento iniziale, ma costi di gestione (pari a 1.727.496 euro annui) di gran lunga inferiori agli attuali e a quelli previsti nella prima soluzione, oltre che un incremento della raccolta differenziata equiparabile a quello del porta-a-porta spinto.
IL FUTURO CHIUSO NEL CASSETTO
Con l’approdo ai vertici dell’Azienda di Rosella lo studio della PMG è stato chiuso in un cassetto, con buona pace di coloro che auspicavano un cambiamento in chiave ambientale. Solo in occasione del Consiglio comunale dello scorso 12 febbraio, avente come oggetto l’approvazione delle tariffe TARI 2019, le opposizioni hanno ridato luce al progetto. Il sindaco e gli assessori hanno ascoltato con attenzione le argomentazioni dei gruppi “Biancoleone” e “Sezze Bene Comune”, ma poi la maggioranza ha votato in tutt’altra direzione riaffermando lo status quo. Tutto questo nel paese in cui si avverte perennemente la sensazione di essere a un passo dalla svolta, ma in cui nulla cambia mai da decenni.