Ernesto Pantusa, l’uomo accusato di aver sequestrato ed estorto un avvocato, resta
in carcere ma per il Riesame non si tratta di mafia
Il Tribunale della Libertà di Roma ha escluso l’ipotesi formulata da Procura di Roma e Latina coordinate dalla DDA capitolina: Pantusa rimane ristretto in carcere insieme al co-accusato Salvatore Carleo per sequestro ed estorsione dell’avvocato di Santa Maria Capua Vetere, ma non c’è, secondo i giudici, l’aggravante mafiosa.
L’aggravante mafiosa derivava dal fatto che i 4, in particolare Fiorucci, avrebbero detto al settantenne avvocato di Santa Maria Capua Vetere che se non avesse firmato le cambiali e le scritture private per un ammontare di circa 110mila euro in loro favore, avrebbero fatto intervenire un esponente della criminalità organizzata di Caserta.
Secondo il giudice Forleo, che ha firmato l’ordinanza di arresto, l’aggravante mafiosa si incardinava in ragione di una sentenza della Cassazione che spiega come sia “sufficiente un richiamo anche implicito per suscitare timore dell’esercizio di note forme di violenza, la cui diffusa conoscenza fonda il potere di intimidazione e di controllo delle organizzazioni criminali e quindi non è necessaria la prova dell’esistenza dell’effettiva appartenenza ad una associazione“. Ecco perché l’aver soltanto intimidito l’avvocato casertano prospettandogli l’intervento di un boss di camorra sarebbe stato, secondo il giudice, il motivo dell’aggravamento del metodo mafioso. Tesi non accolta dal collegio del Riesame di Roma.