Cosa c’è di peggio di un guappo che, con un italiano stentato, si rivolge a un Carabiniere come fosse una pezza da piedi? L’ipocrisia della politica che strumentalizza qualsiasi avvenimento a proprio favore.
Succede, come noto, che Cristian Battello, detto “Schizzo”, un soggetto che faceva parte del giro dei fratelli Travali, arrestato nella celebre operazione “Don’t Touch” quando Costantino “Cha Cha” Di Silvio, Gianluca Tuma, i fratelli suddetti, Angelo e Salvatore, e gli altri della cricca vengono fermati dall’operazione di Polizia condotta dalla Questura di Latina e dalla Squadra Mobile. Era l’ottobre del 2015 e a Latina si respirava, da anni, aria di Maiettopoli.
Vi fu già all’epoca chi strumentalizzò in altro verso quegli arresti, con una manifestazione che avrebbe dovuto essere un canto liberatorio e che invece si trasformò, per taluni, in un trampolino di lancio per la successiva discesa in campo politico, senza che negli anni avessero mai detto nulla su Maietta, Maiettopoli e il suo mondo di sotto, di cui Battello faceva parte pur essendo pesce piccolo e marginale.
Oggi, dopo quelle oscenità pronunciate verso quel Carabiniere di cui sarebbe opportuno replicare ad libitum l’aplomb e la schiena dritta, assistiamo a una strumentalizzazione più feroce. Ipocrita ancorché violenta nella sua esibizione: Fratelli d’Italia in campo a solidarizzare con i Carabinieri, a recarsi ad Aprilia, con in testa la leader Giorgia Meloni la quale, ogni tanto, anzi molto di rado, si ricorda di essere stata eletta alla Camera dei Deputati nel collegio uninominale che comprende la provincia di Latina e naturalmente Aprilia.
“Questa mattina, ad Aprilia, ho fatto visita alla caserma dove presta servizio il carabiniere minacciato da un pregiudicato in un video che sta girando in rete. Fratelli d’Italia continua a battersi per dare più risorse, mezzi e tutele alle nostre Forze dell’Ordine, mettendole in condizione di svolgere al meglio il proprio dovere. Sempre al fianco dei nostri uomini e donne in divisa!” – scrive la Meloni nella tempesta di selfie e post da social che abbondano sul suo profilo (come in quelli di tutti i politici).
A ruota arriva il senatore pontino Nicola Calandrini, ex spalla silente di Pasquale Maietta in qualità di Presidente del Consiglio comunale nell’era Di Giorgi, che dichiara: “Con Giorgia Meloni abbiamo portato la nostra solidarietà ai Carabinieri di Aprilia per le minacce ricevute nei giorni scorsi da un delinquente che ha forzato un posto di blocco. Poi abbiamo raggiunto via Francia dove è avvenuto questo vergognoso episodio. Una minaccia alle Forze dell’Ordine è una minaccia allo Stato. Per questo Fratelli d’Italia prosegue la sua battaglia per dare tutela e dignità a chi ci difende“.
Una presa di posizione netta, sottolineata dal senatore di Latina Scalo anche il giorno prima: “Ti spello vivo e ti scarico la mitraglietta addosso”, così un delinquente di Aprilia ha minacciato un Carabiniere che lo aveva fermato per un controllo – vergava puntuto Calandrini – A queste minacce inaccettabili Fratelli d’Italia risponde con la solidarietà e la vicinanza all’Arma dei Carabinieri. Domani alle 11.30 saremo ad Aprilia con Giorgia Meloni, prima presso la Caserma di via Tiberio e poi in via Francia dove si è verificato questo vergognoso episodio. Non lasciamo soli chi ci difende!“
Non poteva mancare l’aspirante padre della patria pontina, l’ex sindaco Vincenzo Zaccheo: “È vergognoso quanto accaduto a chi ha semplicemente svolto – spiega Zaccheo a LatinaQuotidiano – con impeccabile senso del dovere il suo compito di tutore dell’ordine pubblico a difesa dei cittadini e della legalità. Mi sono sentito a casa mia anche all’insegna di un legame forte con Aprilia perché quella caserma porta il nome di mio padre e con una motivazione che rappresenta la cultura di un uomo che ha indossato la divisa per servire la Patria e i valori dell’Arma”.
A parte il fatto tutto italico che, quando era sindaco, hanno intitolato al padre una caserma – esempio palpabile di sudditanza esercitata da chi si trova al potere (ma questa è un’altra storia) – è bene precisare, a memento di chi legge, qualche appuntino, così tanto per rinverdire la memoria di chi l’ha persa o non ce l’ha proprio mai avuta. A cominciare da lorsignori che, come satanassi in cerca di palcoscenici pubblici, si recano nelle caserme solo quando c’è qualche visibilità da mettere a reddito della propria pantagruelica sete di potere e presenzialismo.
Il signor Battello, in arte Schizzo, è, come detto, un soggetto che molti appartenenti alle forze dell’ordine conoscono. Condannato a 2 anni e 2 mesi nel processo Don’t Touch, inserito in un murales maldestramente, ma in buona fede, dai promotori del progetto di rigenerazione integrata e partecipata “Prossima apertura” (che ha spiegato concretamente l’errore, vedi sotto), è uno che al Toscanini, il quartiere 167 di Aprilia, fa e faceva un po’ come gli pareva.
E pensare che, sempre ad Aprilia, un altro di quella banda – Don’t Touch per semplificare – è stato arrestato dagli stessi carabinieri di Aprilia per minacce e – affinemente a Battello – resistenza a pubblico ufficiale: Francesco Falco, 35 anni, di Aprilia, condannato anche lui a 2 anni e 2 mesi nel processo Don’t Touch, che nel cortile del comando dei carabinieri, una settimana fa, ha minacciato e aggredito la ex compagna e la madre che stavano per denunciarlo per maltrattamenti. A fermarlo è stato un carabiniere in servizio alla caserma che, grazie all’aiuto di alcuni colleghi, è riuscito a bloccare la sua furia. Dopo questo episodio, senza video e clamore mediatico, ovviamente nessun Zaccheo o Calandrini, né tantomeno nessuna Giorgia Meloni, si sono presentati in segno di solidarietà.
Ma quello che va sottolineato con forza maggiore è che questi soggetti – Battello e Falco – bazzicavano nel giro dei Travali, Cha Cha, Viola, cioè coloro che, secondo le carte del processo Don’t Touch, e sulla base delle dichiarazioni di Renato Pugliese e Agostino Riccardo, vidimate dall’Antimafia di Roma, frequentavano l’allora onorevole Pasquale Maietta – quello del “come la va” di “chachaiana” memoria – non solo per un caffè al bar di proprietà del medesimo al Piccarello, in prossimità del suo studio da commercialista, ma ne costituivano, altresì, lo scheletro di controllo della curva del Latina Calcio con vessazioni, spaccio di stupefacenti e assoggettamento del territorio.
Ebbene, Maietta è stato tesoriere del gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia nella scorsa legislatura e la Meloni lo conosceva bene. Mai una parola, mai un mea culpa, mai una riflessione sul passato per un futuro più trasparente. Se Giorgia la leader della destra sovranista non dovesse conoscere Battello e la banda Don’t Touch (lei è romana, che ne sa della palude?), sarebbe comunque una responsabilità grave poiché è una rappresentante di questo territorio e ha il dovere di sapere fino in fondo tutto ciò che è accaduto e che accade, a maggior ragione, poi, se quella storia criminale era legata a uno dei suoi massimi e più fedeli collaboratori che ha avuto in Parlamento tra il 2013 e il 2018.
Ancor di più il discorso vale per Calandrini: non è sufficiente diventare senatore per cancellare con un colpo di spugna della stampa amica il suo passato di silenzio e compromissione politica con il maiettopolismo che ancora esiste e può ripresentarsi da un momento all’altro.
Quasi senza parole, invece, l’uscita di Zaccheo, un politico che non si arrende ai suoi fallimenti amministrativi, e che è l’artefice del Maietta come uomo politico. Fu lui, come noto, a candidarlo nel 2007 come consigliere comunale in Alleanza Nazionale, pur essendo già all’epoca molto chiacchierato per alcune frequentazioni (vedi Cha Cha e gli altri). Candidato per mille voti – tanti, maledetti e subito – i quali, a distanza di più di dieci anni, sappiamo, dalle parole dei pentiti di Alba Pontina, essere frutto di voto di scambio pilotato dai “bravi ragazzi” di Cha Cha and Co.
Solo in un Paese come il nostro, e in una città e una provincia che non fanno difetto, anzi ne sono perfetta epitome, si può assistere a una fiera della smemoratezza di cotanta spudoratezza. Nessuno ricorda, alcuni fanno finta di non farlo, e intanto il futuro assomiglia sempre più al passato.
L’ipocrisia, diceva quel tale, è un omaggio che il vizio rende alla virtù.