Caso Karibu-Aid: si è svolta l’udienza preliminare per i sei indagati coinvolti nel caso della cooperativa e dei suoi satelliti
SI è svolta un’altra tappa dell’udienza preliminare del cosiddetto caso Karibu-Aid davanti al Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Pierpaolo Bortone. Ad affrontare l’udienza preliminare, come indagati, la fondatrice della cooperativa Karibu, Marie Therese Mukamitsindo, i figli e altri collaboratori.
Solo la prima tappa di una giornata lunghissima per i vertici della ex coop i quali, nel pomeriggio, hanno avuto, davanti a un altro Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, l’interrogatorio di garanzia dovuto dopo gli arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza di Latina lunedì scorso, a carico della stessa Marie Therese Mukamitsindo e della figlia, nonché moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, Liliane Murekatete. Per questo ultimo procedimento, come noto, le accuse sono ancora più gravi: frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e auto-riciclaggio.
Una giornata a cui il Tribunale di Latina non è abituato, preso d’assalto, all’esterno, da telecamere e giornalisti praticamente di tutti i giornali d’Italia, in attesa dell’arrivo di lady Soumahoro (la più attesa che non arriverà mai) e di un avvocato che spieghi meglio la situazione.
Anche oggi, come lo scorso 6 ottobre, davanti al Tribunale, c’era una folta schiera di lavoratori ex Karibu e Consorzio Aid, nella manifestazione organizzata dal sindacato Uiltucs Latina e dal suo segretario Gianfranco Cartisano. I lavoratori, pur tra pioggia e vento derivante dalla indebolita tempesta Ciaran, protestano perché non solo non sono stati pagati per le spettanze dovute, ma hanno in molti perso il lavoro senza nessun tipo di salvaguardia. A fronte dei 62 milioni di euro incassati come finanziamenti pubblici, motivano i lavoratori, gli stipendi venivano spesso pagati parzialmente e con ritardo e ad oggi molti non hanno visto il becco di un quattrino.
In tutto sono sei le persone che rischiano il rinvio a giudizio che verrà deciso o meno al termine dell’udienza preliminare: oltreché a Mukamitsindo, i figli Michel Rukundo e Liliane Murekatete, moglie del deputato ex Alleanza Sinistra-Verdi, Aboubakar Soumahoro, l’altro figlio della fondatrice di Karibu, Richard Mutangana, più Ghislaine Ada Ndongo e Christine Ndyanabo Koburangyira (legali rappresentanti delle società satelliti di Karibu all’epoca dei fatto contestati). Tutti devono rispondere dei reati fiscali contestati: dall’evasione alle fatture false. Mutangana, i cui fatti contestati si riferiscono al 2015 e sono a forte rischio prescrizione, è irreperibile né il suo avvocato Francesco Cossa è riuscito mai a parlarci.
A costituirsi parti civili, nella scorsa udienza del 6 ottobre, i lavoratori ex Karibu e Aid che non sono stati pagati da coop e consorzio e che hanno perso il lavoro, considerata anche la vicenda emersa con tutta la sua forza lo scorso dicembre. Insieme a loro anche il sindacato Uiltucs che, nell’estate 2022, a pochi mesi dai sequestri di Karibu e Aid avvenuti a dicembre 2022, ha denunciato per primo la situazione, tra stipendi non pagati e altre irregolarità.
Uiltucs e i lavoratori, assistiti dagli avvocati Giulio Mastrobattista e Atena Agresti, hanno presentato la loro costituzione di parte civile. E oggi, in udienza, si sono costituiti parti civili altri tre lavoratori. Un accoglimento per niente scontato e per cui i legali difensori hanno inteso dare battaglia. In sostanza l’udienza preliminare odierna è stata impiegata per discutere solo della parti civili e del loro possibile accoglimento nell’eventuale processo.
“Oggi abbiamo nuovamente manifestato innanzi il Tribunale di Latina a sostegno dei lavoratori Karibu e AID – ha dichiarato il segretario Gianfranco Cartisano -. Questo scandalo sull’accoglienza oggi possiamo dirlo: se non denunciavano e gridavano i tanti lavoratori, non sarebbe mai emerso con queste dimensioni. Come Uiltucs Latina continueremo a sostenere la vertenza e le denunce, vista la mancata sorveglianza degli enti erogatori dei progetti i quali dovevano avere maggiore attenzione. Oggi abbiamo un quadro abbastanza chiaro: da anni il lavoro e di conseguenza i lavoratori erano considerati dai rappresentanti di Karibu e AID solo degli strumenti per raggiungere il loro profitto personale. Il lavoro è altra cosa, dopo l’ordinanza abbiamo capito che per loro e Lady Soumahoro le risorse economiche delle Coop erano sempre disponibili, mentre per i lavoratori non c’erano mai i soldi dei stipendi. Confidiamo nel lavoro degli inquirenti”.
Gia da ottobre, hanno richiesto di essere parti civili anche i commissari liquidatori di coop Karibu, Francesco Cappello, e consorzio Aid, Jacopo Marzetti, nominati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy negli scorsi mesi. Dopo i sequestri, gli ispettori del ministero di Adolfo Urso hanno proposto l’adozione del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa in quanto hanno ravvisato l’ipotesi di insolvenza delle società avendo maturato debiti in particolare verso l’erario. Peraltro, dopo aver letto la relazione del commissario Cappello, la Procura di Latina ha attivato nuovi approfondimenti investigativi sulla gestione Karibu. Approfondimenti investigativi che vorrebbero chiedere anche gli avvocati difensori così come annunciato dal legale Lorenzo Borrè (difensore di lady Soumahoro) che, per gli arresti di lunedì scorso, ha preannunciato il ricorso al Tribunale del Riesame di Roma.
Nella prossima udienza, fissata per il 17 novembre, il Gup Bortone dovrebbe sciogliere la riserva sull’accoglimento o meno delle parti civili, valutando le eccezioni di inammissibilità delle costituzioni presentate dagli avvocati difensori degli imputati: Lorenzo Borré, Francesca Roccato, Francesco Cossa, Maria Vittoria Giampietro e Pierfrancesco Prestipino.
“Noi abbiamo contestato tutte le costituzioni di parte civile. Dai lavoratori al sindacato, compresi il Consorzio Aid e il commissario liquidatore di Karibu. Riteniamo che il risarcimento non sia inerente al reato contestato”, ha spiegato l’avvocato Lorenzo Borrè che difende Liliane Murekatete. Inoltre, secondo il legale, “il è elusione fiscale per un danno erariale di 12 mila euro e non si capisce come questo avrebbe danneggiato i lavoratori”.
Per quanto riguarda il merito dell’udienza preliminare, la stessa non è stata praticamente affrontata e il verdetto sul rinvio a giudizio o meno potrebbe non essere pronunciato neanche quest’anno.
L’accusa era rappresentata dal Procuratore Capo di Latina, Giuseppe De Falco, e dal Pubblico Ministero Andrea D’Angeli. Presente, come lo scorso 6 ottobre, per dare la propria solidarietà ai lavoratori, il consigliere regionale della Lega, Angelo Tripodi.
LE TAPPE VERSO IL PROCESSO – La vicenda giudiziaria è molto articolata. A febbraio 2022, un passaggio giudiziario aveva lasciato presagire di come le indagini condotte dalla sezione della polizia giudiziaria della Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza di Latina, con il coordinamento dei sostituti procuratori Giuseppe Miliano e Andrea D’Angeli, fossero solide o comunque avessero tenuto anche di fronte ai ricorsi degli indagati. Tanto è che l’udienza preliminare odierna è stata poi fissata a giugno scorso.
Il Tribunale del Riesame di Roma, infatti, aveva respinto il secondo ricorso presentato da Marie Therese Mukamitsindo e dal figlio Michel Rukundo che chiedevano la revoca dell’interdizione di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche, per la durata di 1 anno. La misura, disposta dalla Procura di Latina, che contesta a madre e figlio l’evasione fiscale, ha previsto anche un sequestro da oltre 650mila euro, di cui 639.455,28 euro nei confronti di Muakmitsindo e il rimanente a carico di Rukundo e dell’altra figlia Liliane Murekatete, compagna del deputato del Gruppo Misto, Aboubakar Soumahoro.
A gennaio 2023, il collegio dei giudici del Riesame di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, aveva respinto invece i ricorsi presentati dalla fondatrice della coop Karibu, Marie Therese Mukamitsindo, e dal figlio Michel Rukundo, assistiti dagli avvocati Luca Marafioti e Fabio Pignataro.
Mukamitsindo e il figlio Rukundo chiedevano la revoca dell’altra misura disposta dal Giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Molfese, cioè quella in riferimento ai sequestri.
Il Riesame con il secondo provvedimento piuttosto netto aveva respinto il ricorso contro l’interdizione a operare con la pubblica amministrazione, presentato dagli stessi avvocati Marafioti e Pignataro. Nel motivare il rigetto del ricorso, i giudici del Tribunale di Roma avevano evidenziato un quadro non proprio a favore di madre e figlio, stigmatizzando la gestione dei fondi pubblici ottenuti grazie alla cooperativa Karibu e ai suoi satelliti: “un sistema fraudolento” con cui la coop avrebbe sottratto “importi significativi all’imposizione fiscale“.
“La personalità” dei due ricorrenti “oltre a essere indicativa di una certa spregiudicatezza, si inserisce in un sistema connotato da rilevanti opacità nella gestione degli ingenti fondi assegnati alla cooperativa sociale e agli altri enti coinvolti“. Fondi, peraltro, che secondo il Riesame, sono stati utilizzati per scopi difformi dalla ragione per cui venivano erogati come, ad esempio, un acquisto di beni di lusso la negozio romano del marchio “Ferragamo”, nonché destinati all’estero in circostanze non chiarite.
Come noto, è stata diversa la strategia per la figlia della fondatrice e moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, Liliane Murekatete, difesa dall’avvocato Lorenzo Borrè, che ha rinunciato a presentare ricorso per entrambi le misure restrittive.