Braccianti sfruttati, il prossimo mese verranno discussi i ricorsi in Cassazione presentati dalla difesa dei due Lovato
Saranno discussi a giugno, in due date distinte, i ricorsi in Cassazione presentati da Antonello Lovato e dal padre Renzo Lovato, tramite gli avvocati difensori Mario Antinucci e Stefano Perotti. I legali chiedono l’annullamento delle sentenze del Riesame che lo scorso febbraio hanno sostituito la misura cautelare per Renzo Lovato dal carcere ai domiciliari, confermando, invece, il carcere per il figlio Antonello.
Nel momento in cui la Cassazione dovesse accogliere il ricorso della difesa e annullare la misura cautelare in carcere per Antonello Lovato, quest’ultimo rimarrebbe comunque ristretto nelle patrie galere per via della prima ordinanza con cui è stato tratto in arresto per l’omicidio di Satnam Singh.
Lo scorso 7 febbraio, si era svolto il giudizio di riesame delle ordinanze cautelari notificate il 23 gennaio dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano, a Renzo Lovato e Antonello Lovato, difesi dall’Avvocato Mario Antinucci del Foro di Roma e dagli Avvocati del Foro di Latina, Stefano Perotti e Valerio Righi.
Il Tribunale della Libertà di Roma, lo scorso 10 febbraio, previa conferma dell’ordinanza a carico di Antonello Lovato, aveva riformato l’ordinanza custodiale a carico di Renzo Lovato con l’applicazione degli arresti domiciliari nella casa di residenza a Latina.
“La sostituzione della misura custodiale con quella gradata degli arresti domiciliari è una coraggiosa decisione d’impronta garantista del Tribunale della Libertà di Roma – osservava l’Avvocato Mario Antinucci – che senza alcun dubbio ripristina la legalità dei presupposti cautelari di pretesa pericolosità di una persona in pessime condizioni di salute, dipendente di una cooperativa agricola, che abita a pochi passi dalla Caserma dei Carabinieri di Latina”.
La difesa dei Lovato aveva precisato di attendere le motivazioni della decisione del Tribunale di Roma, rinnovando quanto già rappresentato: “È singolare – aveva osservato la difesa dei Lovato – questa corsa per eseguire gli interrogatori di garanzia su contestazione asseritamente nuove rispetto ai fatti già contestati nella prima ordinanza custodiale a carico di Antonello Lovato, in un perdurante clima di vera e propria gogna mediatico-giudiziaria che non giova a nessuno. In questo senso, è stato dedotto a verbale d’interrogatorio, previo deposito di visura della camera di commercio di Latina, il grave errore dell’ordinanza cautelare a carico dei Lovato,nel quale risulta la nomina di un Amministratore giudiziario commercialista di Latina per il controllo giudiziario della società di Antonello Lovato, azienda agricola chiusa ormai da tempo, ma indicata tanto dal P.M. che dal G.i.P. quale strumento di reiterazione e perpetrazione del reato contestato nel titolo cautelare che ha privato della libertà due persone“.
Facevano lavorare in nero gli immigrati, Antonello e Renzo Lovato, rispettivamente figlio e padre, che nell’azienda del primo – una ditta individuale, gestita di fatto dal padre – impiegavano almeno sette braccianti in nero, tra cui la moglie di Satnam Singh, Soni Soni. È questa, in estrema sintesi, il perno centrale delle nuove accuse che avevano portato al secondo arresto di Antonello Lovato (39 anni), da luglio in carcere e imputato nel processo per l’omicidio doloso di Satnam Singh (riprenderà il prossimo 27 maggio), e del padre Renzo Lovato (64 anni), già indagato nella maxi indagine per caporalato denominata “Jamuna”. A firmare i nuovi arresti, uno dei quali notificato dai Carabinieri nel carcere di Frosinone dove è ancora ristretto Lovato junior, è, come detto, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano.
Padre e figlio, in base all’inchiesta del pubblico ministero Marina Marra, sono ritenuti, in concorso tra loro, presunti responsabili di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravata, per avere utilizzato manodopera costituita dai braccianti agricoli in condizioni di irregolarità sul territorio nazionale, ossia privi di permesso di soggiorno, tra cui il predetto Satnam Singh, a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno. Renzo Lovato era stato prelevato in Strada del Passo, dove vive, e portato nel carcere di Via Aspromonte.
L’attività investigativa è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Latina, guidati dal tenente Massimo Ienco, in collaborazione con i militari del locale Nucleo Ispettorato del Lavoro Carabinieri e delle Stazioni di Borgo Podgora e Borgo Sabotino, a partire dal 17 giugno 2024, giorno del grave infortunio occorso a Satnam Singh, poi deceduto.
L’indagine è stata portata avanti anche mediante un’accurata analisi delle utenze telefoniche e dei social in uso ai lavoratori irregolari trovati sui campi al momento del predetto infortunio, nonché grazie al contributo dichiarativo offerto da quattro lavoratori irregolari, che su richiesta del Comando Compagnia Carabinieri di Latina, hanno ottenuto il permesso di soggiorno per “casi speciali”. Le testimonianze, su cui si fonda la nuova ordinanza, hanno consentito di delineare il grave quadro indiziario nei confronti degli indagati.