Dalle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia spunta una telefonata del fratello di Antonio Bardellino
Al telefono, intercettato dagli investigatori della Guardia di Finanza di Formia nel 2019, uno dei fratelli di Antonio Bardellino, Silvio Bardellino avrebbe salutato uno dei nipoti, figli di Antonio Bardellino (Gustavo De Vita), avuti dalla seconda moglie Rita De Vita, dicendogli: “Salutami papà, qua la costruzione è tutta ferma”. E sempre nel 2019, la Finanza di Formia, intercettando Angelo Bardellino, figlio dell’ex sindaco di San Cipriano d’Aversa Ernesto Bardellino, con sua figlia, valorizzano questa frase: “È un altro zio, sta in America, in Messico, è giovane e forte, uno che ha fatto lavorare un sacco di gente, un grande uomo…ho preso da Zio Antonio”.
La frase captata dagli investigatori – “Salutami papà” – sarebbe una delle strade che gli investigatori stanno seguendo per risalire alla verità sul fondatore del clan dei Casalesi, Antonio Bardellino, ufficialmente ucciso nel 1988 in Brasile, per mano di Mario Iovine, come certificato dalla sentenza Spartacus nel 2005. Bardellino sarebbe stato fatto fuori dalla fazione dei Casalesi di Schiavone/Bidognetti/Zagaria, senza che però il suo cadavere fosse mai ritrovato. Tanto che anche il super-pentito Tommaso Buscetta, anche lui un tempo latitante in Brasile, nel 1993 mise in dubbio l’effettivo assassinio del boss camorrista. E detto da uno che di Cosa Nostra se ne intendeva, senza contare che proprio a Costa Nostra Antonio Bardellino era affiliato.
La telefonata si manifesta come un altro aspetto inquietante di ciò che sta emergendo dopo il maxi blitz di mercoledì 26 luglio che è stato realizzato tra Formia, Minturno e Gaeta da Polizia di Stato e Carabinieri, con il coordinamento di ben due DDA, quella napoletana e quella romana. Un’operazione che vede al centro una inchiesta articolata che vuole fare luce su una nuova alleanza tra i cugini formiani, Calisto e Gustavo Bardellino, e due membri di livello del clan dei Casalesi, partendo ovviamente dagli spari che attinsero il suddetto Gustavo nel tardo pomeriggio del 15 febbraio nell’autosalone Buonerba a Formia. E tra i perquisiti, seppure non indagato, c’è anche Salvatore Bardellino. 86 anni, ex postino, l’uomo abita a San Cipriano d’Aversa da dove in teoria la famiglia sarebbe stata costretta ad andarsene dopo la faida con la fazione vincente del Clan dei Casalesi. In realtà la presenza di Salvatore Bardellino è stata sempre tollerata nella terra sanciprianese e mai ha avuto problemi a rimanere in città.
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Ad ogni modo, ieri, 27 luglio, è stata diffusa la nota con cui gli inquirenti hanno dato comunicazione del ritrovamento del covo bunker utilizzato da Antonio Bardellino, forse, anche dopo il 1988, ossia dopo la presunta morte. Il bunker si trova sotto l’appartamento un tempo riconducibile al manager della discoteca Seven Up di Formia, Aldo Ferrucci: l’indirizzo è Viale dei Pini 7, al Villaggio del Sole, un complesso residenziale sull’Appia.
Ad ogni modo, ad oggi, l’appartamento del bunker risulta occupato da una coppia di ultra 70enni. L’uomo, Vito Iacopino, e sua moglie, giovedì scorso, sono stato interrogati dagli investigatori a Formia. Un tempo lo stesso appartamento – al momento presidiato dai militari dell’Arma – era occupato dal fratello dell’uomo che la occupa oggi, poi deceduto in un incidente stradale. Un bunker perquisito così come lo sono state le case di Flora Gagliardi, Angelo Bardellino, Ernesto Bardellino, Calisto e i due Gustavo Bardellino, Giuseppe Favoccia, tutti residenti a Formia. E ancora quella di Silvio Bardellino a Minturno. Nella provincia casertana sono state circa una trentina le perquisizioni.
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Nell’appartamento di Viale dei Pini 7, secondo testimonianze non confermate, anni fa sarebbe stata avvistata anche l’ultima compagna di Antonio Bardellino, Rita De Vita, i cui figli avuti col boss abitano a Santo Domingo. È proprio da Santo Domingo che uno dei figli di Antonio Bardellino parlava con lo zio che gli diceva la frase su cui ruota l’ennesimo mistero della vicenda: “Salutami papà”. E quel papà non poteva che essere Antonio. Ora da stabilire se fosse un invito a salutarlo vivo oppure davanti a una tomba. Il figlio rispose: “Sì’.
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