SABAUDIA, L’IMPIANTO DI COLLE D’ALBA È INQUINANTE. FINALMENTE LO DICE ANCHE IL COMUNE

Panorama dall'alto Sabaudia

Lo avevamo scritto da subito, l’impianto RAEE di cui è in programma la costruzione in via Colle D’Alba a Sabaudia avrebbe rappresentato un pericolo a livello ambientale e di salute per i cittadini.

Oggi è arrivata la conferma di quanto affermiamo da tempo. A dimostrazione di quanto detto pubblichiamo la nota stampa ricevuta dal Comune di Sabaudia che, in un primo momento, non partecipando alla conferenza dei servizi preposta aveva dato un pericoloso silenzio assenso. Ora però il Comune fa ricorso al TAR per “mancata valutazione del grave impatto con importanti ripercussioni ed effetti irreversibili sull’ambiente circostante”.

LA NOTA DEL COMUNE

Il Comune di Sabaudia mette in campo ogni azione per dire “no” all’impianto di rifiuti speciali in via Colle d’Alba di Levante nella zona industriale di Borgo San Donato

La Giunta comunale ha autorizzato il sindaco, quale legale rappresentante dell’Ente, ad impugnare la determinazione adottata dalla Provincia di Latina relativa alla “conclusione positiva con prescrizioni della Conferenza dei Servizi ai sensi della legge 241/90 sull’autorizzazione unica per impianti di trattamento e di recupero di rifiuti speciali non pericolosi della società Ferpec Srls .

Dopo l’opposizione al Consiglio dei Ministri e alla Provincia per vizi di forma e istruttoria, il Comune, rappresentato dall’avvocato Bruno De Maria, ha avanzato ricorso al Tribunale amministrativo regionale – sezione di Latina impugnando il via libera dell’Ente di via Costa alla realizzazione della struttura.

Alla base della scelta di procedere davanti ai giudici amministrativi la mancata valutazione del grave impatto che la realizzazione dell’impianto potrà avere sul territorio con importanti ripercussioni ed effetti irreversibili sull’ambiente circostante.

Giada Gervasi
Giada Gervasi, sindaca di Sabaudia

L’IMPIANTO

La notizia della costruzione dell’impianto ha scosso l’opinione pubblica sabaudiana. Il progetto parla di un complesso di 1436 mq ove verranno trattate circa 28.000 tonnellate di rifiuti pericolosi e non, ogni anno.

Per quanto riguarda i rifiuti pericolosi che verrebbero trattati nell’impianto possiamo notare: tubi fluorescenti contenenti mercurio, mercurio, imballaggi metallici contenenti matrici solide porose pericolose (come l’amianto), batterie al piombo, filtri dell’olio provenienti probabilmente da autoveicoli, il famigerato freon22 che, essendo tra i gas che causano il buco dell’ozono, segue il regolamento UE 1005/2009: l’utilizzo di tale gas è autorizzato soltanto se riciclato o rigenerato (a questo serve l’impianto). 

UNA RISPOSTA POLITICA TARDIVA

Con la nota il Comune di Sabaudia pone l’accento sull’alto impatto ambientale che l’impianto in questione avrebbe sul territorio comunale. Questa osservazione è condivisibile vista la lunga lista di rifiuti pericolosi. Purtroppo la risposta politico/amministrativa è stata tardiva.

La giunta di Sabaudia avrebbe potuto esprimere un parere negativo presentando le stesse osservazioni del ricorso al TAR nella Conferenza dei Servizi in cui si è discussa l’autorizzazione dell’opera. L’azione politica in quell’ambito sarebbe stata sicuramente più forte e precisa.

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