ROGO LOAS, LA TESTIMONIANZA DEL VIGILE DEL FUOCO: “UN MACELLO, FIAMME DI 15 METRI: MAI VISTA UNA COSA DEL GENERE”

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Maxi-rogo alla Loas di Aprilia: iniziano le testimonianze nel processo che vede sul banco degli imputati i vertici dell’azienda di Via della Cooperazione

È iniziato per davvero, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Paolo Romano, il processo per vari reati di natura ambientale a carico di Antonio Martino e Liberato Ciervo in qualità di soci della Loas Italia srl e dell’allora legale rappresentante Alberto Barnabei. Ai tre imputati il Pubblico Ministero Andrea D’Angeli contesta sei capi d’accusa: incendio colposo e vari reati ambientali in ordine alla gestione dei rifiuti e allo smaltimento delle acque reflue. 

Il processo scaturisce dall’indagine, portata avanti dal Procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e dal medesimo sostituto procuratore Andrea D’Angeli, che fece emergere una quantità dei rifiuti in surplus presenti all’interno dell’area della Loas in Via della Cooperazione al momento del devastante incendio che ha praticamente carbonizzato due dei tre capannoni dell’azienda.

Una tesi che gli indagati, difesi dall’avvocato Fabrizio D’Amico, avevano respinto già in udienza preliminare, avvalendosi anche dei pareri favorevoli degli Enti preposti a controllare (tra i quali, soprattutto, la Provincia di Latina, il Comune di Aprilia e la Regione Lazio) arrivati anche poco prima che il 9 agosto 2020 scoppiasse uno degli incendi più impattanti degli ultimi anni nella provincia di Latina e non solo.

Il processo è iniziato oggi, 16 febbraio, con l’escussione dei primi testimoni. A parlare due Vigili del Fuoco che sono intervenuti nel luogo del disastro il 9 e il 10 agosto 2020 e un militare dell’Arma dei Carabinieri all’epoca dei fatti in servizio al Reparto Territoriale di Aprilia.

Di particolare rilevanza le testimonianze dei due Vigili del Fuoco che hanno ripercorso quei giorni di fatica e devastazione del territorio per una operazione di spegnimento che impiegò 172 unità, mezzi da ogni parte della provincia di Latina, della Regione Lazio e da altri luoghi dello Stivale. In tutto l’incendio fu spento in 9 giorni, dal 9 agosto fino al 17 agosto, peraltro, come ricordato da uno dei due Vigili del Fuoco, in un periodo di sofferenza quando gli operatori sono stati già impegnati con i roghi estivi.

“Come abbiamo preso la strada – ha spiegato uno dei due Vigili del Fuoco, all’epoca impiegato presso il Distaccamento di Aprilia – ci abbiamo messo pochi minuti per arrivare nei pressi dell’incendi. Quando ho visto tutto quel fumo nero, mi sono reso conto della gravità dell’incendio”.

Non usa mezzi termini l’operatore: “Era un macello, le fiamme che bruciavano i capannoni e un mezzo con il ragno. La vastità dell’incendio era esagerata, succede quando brucia la plastica. C’erano fiamme alte 10 o 15 metri, non ho mai visto una cosa del genere: impressionante”

Quando i Vigili del Fuoco arrivarono ad accoglierli c’era uno degli imputati, Liberato Ciervo, però, come ricorda il testimone, “noi siamo stati aggrediti perché ci dicevano che avevamo un solo mezzo che poteva entrare”. Ma cosa bruciava dentro la Loas, chiede il Pm D’Angeli. “C’erano pedane con le balle di plastica, ce ne saranno state una ottantina. C’è voluta una settimana per spegnere l’incendio”.

La testimonianza non è passata inosservata all’avvocato difensore D’Amico che ha obiettato sulla circostanza per cui sia stato utilizzato l’impianto d’incendio della Loas. La tesi difensiva, per scagionare gli imputati accusati di incendio colposo, è che all’epoca, da parte delle autorità, ci sarebbe stata inadempienza negli interventi.

Ad ogni modo, pur non essendo mai stato trovato alcun innesco, il Vigile del Fuoco, sul lato delle responsabilità di mani rimaste anonime, ha escluso che ci sia stata autocombustione di plastica e carta. L’incendio era ingovernabile : “C’era un calore incredibile, per come era, non si poteva fermare neanche con i mezzi aeroportuali”. A bruciare, come ricordano i testimoni, i due capannoni e tanti rifiuti plastici mischiati ad altro materiale.

“Ho visto una quantità enorme di rifiuti plastici – ha spiegato il secondo testimone dei Vigili del Fuoco – inoltre c’era un traliccio dell’energia elettrica sotto il quale non doveva essere depositato materiale combustibile e noi, invece, già in passato, lo avevamo trovato”.

Nel 2019, infatti, i Vigili del Fuoco diedero parere negativo alla Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) presentata dalla Loas, tanto da essere sospesa. I perché lo spiega il Vigile del Fuoco: “C’era stato l’ampliamento dell’attività che quindi era difforme rispetto al progetto iniziale e c’era il materiale accumulato all’esterno dei capannoni nel piazzale che non poteva esserci, per di più c’era anche sotto il traliccio”. In pratica, anche nell’inferno di fuoco dell’anno dopo, ad agosto del 2020, il Vigile del Fuoco vide tutti gli elementi – tra cui rifiuti fuori dai capannoni e sotto il traliccio – che avevano vietato esplicitamente.

Veloce l’ultima testimonianza del Carabiniere in quanto sono stati acquisiti le foto e i verbali eseguiti durante le fasi di indagine.

Il processo è stato rinviato al prossimo 19 aprile con l’esame di altri testimoni: due Carabinieri e un Vigile del Fuoco.

Si è conclusa la prima vera udienza per un incendio che ha provocato un serio danno ambientale al territorio pontino. Come parti civili erano presenti oggi tutte quelle ammesse a maggio 2023Provincia di LatinaRegione Lazio e Comune di Latina. Un aspetto quest’ultimo piuttosto curioso e che alimentò polemiche politiche la scorsa primavera dal momento che, tra le parti civili, mancava il il Comune di Apriliacompletamente assente. Aprilia, quindi, rimane fuori da uno dei processi più importanti che hanno riguardato il proprio territorio, nonostante che, una volta emersa la notizia che il Comune si era completamente disinteressato al processo, mancando la costituzione, l’allora sindaco Antonio Terra e la sua amministrazione spiegarono che lo avrebbero fatto. “Non c’è stato nessun passo indietro da parte dell’Amministrazione civica nel processo Loas. Aprilia si costituisce parte civile, così come detto più volte chiaramente – spiegava Terra – Ho dato mandato all’avvocatura del Comune di predisporre le carte per la costituzione di parte civile e riportare sin da subito la posizione dell’ente nelle sedi opportune”.

Invece, come spiegato anche all’epoca, e come recitano le norme, era ormai impossibile costituirsi parte civile, tanto è che, a distanza di mesi, a febbraio 2024, il Comune di Aprilia non c’era. E non ci sarà mai come parte civile.

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