RISPOSTA CRIMINALE A LATINA: COLPITA LA CASA DI UN PERSONAGGIO DELLA VECCHIA MALA

Dopo l’ordigno esploso nella mattina di ieri, 7 settembre, non si è fatta attendere quella che sembra la risposta

Una nuova esplosione in una strada chiusa, stavolta in Via della Darsena, a Latina, traversa di Via Torre La Felce e parallela di Via Idrovora, vicino ai quartieri Gionchetto e del cimitero. L’ordigno è stato di portata rilevante tanto da sollevare una coltre di fumo bianco visibile in gran parte della città di Latina. La deflagrazione di quella che pare un’altra bomba di fattura artigianale è sicuramente un atto intimidatorio, anche perché si tratta di una strada chiusa e chi ha colpito si è recato di proposito davanti alla casa dove abita Maurizio Santucci, classe 1965, personaggio legato alla malavita pontina e con precedenti nell’ambito dello spaccio di sostanze stupefacenti.

Maurizio Santucci, fratello di Candido Santucci e cognato di Mario Nardone (altri due personaggi della mala pontina), fu uno degli obiettivi dei clan rom nella guerra criminale del 2010. Santucci fu gambizzato nel 2010 nel quadro della cosiddetta strategia stragista messa in piedi dai clan Ciarelli e Di Silvio per eliminare la criminalità non rom a Latina.

È chiaro che il contesto odierno è mutato, ma non sembra mutato, invece, il livello dello scontro per accaparrarsi il racket dello spaccio di droga, molto remunerativo in città e che vede da tempo il business del crack aver scalato diverse gerarchie nei consumatori.

Si tratta di un nuovo gesto intimidatorio dopo quello che il 7 settembre ha squarciato la tranquillità di una domenica di fine estate nel quartiere delle case popolari “Arlecchino”, in via Guido Rossa.

Stavolta, intorno alla mezzanotte dell’8 settembre, la bomba ha danneggiato la parte superiore del muretto della casa. Dopo l’esplosione che ha fatto sobbalzare i residenti, i quali hanno pensato a una bombola del gas, è andato via a velocità sostenuta una scooter di grossa cilindrata e a fari spenti.

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Sul posto si sono recati i militari dell’Arma che hanno iniziato subito a raccogliere tracce utili per capire di che portata fosse l’ordigno utilizzato per un chiaro gesto intimidatorio e probabilmente conseguenza della bomba che ha dilaniato portone, ascensore e una statua della Madonnina.

È ormai chiaro che è in atto uno scontro, da diversi mesi, successivamente alla liberazione dal carcere di alcuni soggetti della mala pontina per il controllo del racket di droga e altri affari criminali. Di certo, non proprio una bella immagine per Latina.

i Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Latina sono intervenuti in via Darsena, a Latina, dove, poco prima, si era verificata l’esplosione dell’ordigno. In una nota, l’Arma definisce la bomba “di verosimile fattura artigianale, collocato, da ignoti, davanti al muro di cinta di un consorzio di più abitazioni, danneggiandolo”.

Sul posto, sono poi giunti i Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Latina, guidati dal maggiore Paolo Perrone, che hanno eseguito un accurato sopralluogo, all’esito del quale, tra le altre cose, sono stati anche repertati frammenti dell’esplosivo per i successivi accertamenti. 

“Proseguono – conclude la nota dell’Arma – le indagini dei Carabinieri al fine di accertare la matrice del gesto, individuare gli autori del reato e verificare eventuali connessioni tra l’evento di Via della Darsena e la deflagrazione che ha devastato l’ingresso di un condominio”. Vale a dire quello in Via Guido Rossa.

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La vicenda delle due bombe in 24 ore alza il livello di scontro crminale e attenzione da parte delle forze dell’ordine. Se si sia tratta di una risposta la bomba di Via Darsena all’esplosione che ha dilaniato un androne di un palazzo alle case “Arlecchino”, allora questo vuol dire che dal complesso che comprende anche Via Guida Rossa non stanno a guardare e possono far affidamento su un arsenale di armi e materiale esplodente, oltreché ad appoggi rilevanti nella criminalità locale, forse anche fuori da Latina.

Se, invece, Santucci e le case Arlecchino fanno parte di un’unica fazione (scenario che appare meno probabile), allora significa che è probabilmente una vecchia mala a voler “mettere a cuccia” gli affari criminali dei giovani delle case popolari che hanno preso piede in questi anni dopo che la magistratura è arrivata a importanti indagini e arresti nei confronti dei clan di derivazione rom della città. Non è un caso che dallo scorso inverno, tramite la sentenza “Reset” e altre scarcerazioni “eccellenti”, molti personaggi di calibro della mala pontina siano di nuovo in libertà o, comunque, ai domiciliari. Una misura che, forse, non impedisce loro di tramare e ordire. Tutto a repentaglio della immagine di una città che si è svegliata per due volte di fila con bombe artigianali fatte esplodere a mo’ di attentato. Uno scenario non diverso da quello camorristico.

D’altra parte, nelle ore successive alla deflagrazione della bomba in Via Guida Rossa, i Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Latina hanno trovato anche tre bossoli per terra dall’altra parte del complesso di case popolari, in via Galvaligi. Un ritrovamento che segue quello delle tre pistole rinvenute al civico 10 dove è esplosa la bomba. I bossoli possono significare che qualcuno ha sparato e, forse, la bomba è stata una diretta conseguenza.

Da marzo scorso, a Latina, sono ormai diversi gli episodi inquietanti, tutti nell’ambito del racket di droga e altri affari criminali: ordigno militare trovato davanti all’autofficina in Corso Matteotti in cui lavora un meccanico con precedenti per droga; bomba esplosa davanti ad un’abitazione privata a Santa Fecitola in cui vive un conoscente del suddetto meccanico; spari ai Palazzoni della Q4, successivamente a un incendio sospetto di auto il giorno precedente; i due ordigni artigianali tra il 7 e l’8 settembre, alle case popolari “Arlecchino” e alla periferia di Latina.

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