RIPASCIMENTO DA CAPOPORTIERE A FOCE VERDE, PROGETTO BOCCIATO DAL WWF: “INSOSTENIBILE”

Uno degli elaborati grafici allegati al progetto di rafforzamento del litorale destro di Latina

Il WWF boccia il progetto di ripascimento da Capoportiere a Foce Verde votato dalla Giunta municipale di Latina

Con vivo disappunto – si legge in una nota del WWF per Roma e Lazio – veniamo a conoscenza che il Comune di Latina ha fatto elaborare un progetto di “fattibilità tecnica ed economica” per il completamento delle opere di protezione della costa da Foce Verde a Capoportiere, da realizzare mediante scogliere e pennelli rocciosi. Già nel 2004 – 2008 in un tratto di litorale di Foce Verde fu realizzato un ripascimento rigido della stessa tipologia, che ha dato risultati soddisfacenti nel solo tratto interessato dai lavori ma ha prodotto danni devastanti nell’intera costa a sud-est fino al promontorio Circeo.

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A suo tempo l‘ISPRA, in una pubblicazione del 2009, aveva palesemente sconsigliato il prolungamento fino a Capoportiere di tali opere, dato che la conoscenza della letteratura scientifica nazionale e internazionale in materia confortava il giudizio negativo su qualsiasi pratica di recupero delle spiagge con opere improprie, quali scogliere e pennelli rocciosi come sottolineato da Mario Tozzi in un articolo del 2018 e come sostenuto da decenni dal prof. Pranzini dell’Università di Firenze.

Da decenni autorevoli ricercatori hanno studiato il fenomeno dell’erosione costiera cercando di scoprirne le cause e fornire gli strumenti tecnici alle amministrazioni interessate per realizzare opere che permettessero di recuperare il danno creato ai territori costieri e alle comunità che li abitano. Oltre ad oscillazioni periodiche della linea di costa, dovute a cause naturali, i ricercatori hanno individuato in alcune tipologie di attività antropiche la causa principale di questo degrado.

Responsabili in primis sono stati individuati i porti con moli e avamporti protesi a mare, approdi, anche di modeste dimensioni e scogliere e pennelli rocciosi trasversali alla costa.

Purtroppo sulla costa del Lazio tutti questi elementi sono riconoscibili molto facilmente in tutti i comuni che affacciano sulla costa, specie in provincia di Latina dove la costa è sabbiosa e particolarmente vulnerabile; ne attestano purtroppo la fragilità le condizioni in cui versa attualmente la duna di Sabaudia, gioiello naturalistico interno al Parco Nazionale del Circeo.  

In 40 anni circa la ricerca è andata avanti e nonostante questo ci si ostina ad adottare progetti di sicuro esito devastante, con ripercussioni inimmaginabili per il turismo e l’economia dei territori che verrebbero coinvolti.

Oltre al danno ambientale gravissimo – conclude la nota – dobbiamo ricordare il danno erariale che ne potrebbe derivare e la richiesta di risarcimento da parte di imprenditori balneari e comuni.

“Di anno in anno – spiega il geologo Nello Ialongo, menzionato dalla stesso WWF -, progressivamente a partire dalla Marina di Latina fino al Promontorio Circeo, si sono verificate ampie escavazioni dei fondali, elevati arretramenti delle spiagge, distruzione di molti stabilimenti balneari (compreso quello della Polizia di Stato di Latina), devastanti erosioni, e crolli, del versante dunare in numerosi tratti del litorale, con asportazione della tipica macchia mediterranea. L’approfondimento dei fondali ha comportato la scomparsa in molti tratti delle barre sabbiose sommerse fondamentali per l’attenuazione dell’energia dei marosi durante le mareggiate. I dissesti di maggiore intensità nella duna sono avvenuti laddove i fondali avevano acquisito maggiore profondità”.

“A Sabaudia nei primi mesi del 2009 sono avvenuti crolli della duna particolarmente consistenti sotto il parcheggio del ristorante “La Giunca” e in corrispondenza della villa dello scultore Emilio Greco. Nella duna su cui giace tale villa si è formata una scarpata di erosione alta 6 – 7 metri. Nel 2010 una mareggiata ha distrutto lo stabilimento balneare dell’Hotel Le Dune e prodotto consistenti erosioni in vari tratti di duna compresi tra detto albergo e Torre Paola. In alcuni tratti di litorale del Parco Nazionale del Circeo l’erosione dei fondali ha messo a nudo uno strato roccioso, appartenente ad una formazione geologica più antica, solcato da fratture, a volte con bordo tagliente, molto pericoloso per i bagnanti. Nell’intera costiera di Sabaudia, tale formazione lapidea era stata raggiunta soltanto laddove (insensatamente) è stata attiva per molti anni (periodo 1950 – 1960) una cava di sabbia dal fondo marino. La pesante accentuazione delle condizioni di vulnerabilità dell’ecosistema dunare del Parco del Circeo, provocata dalla realizzazione dell’opera di Foce Verde, ha comportato seri provvedimenti da parte dell’Autorità di Bacino del Lazio. L’intera costa compresa tra Rio Marino e Torre Paola è stata classifica nel Piano dell’Assetto Idrogeologico della Regione (P.A.I.), come “Area di attenzione per pericolo di frana” e il tratto di duna antistante Sabaudia, che comprende l’Hotel Le Dune e la villa dello scultore Emilio Greco, addirittura area a “pericolo di frana molto elevato” A(PA/RA) nel P.A.I. Circa le procedure di legge relative all’approvazione del progetto del Comune di Latina va sottolineato che l’opera che si prevede di realizzare va obbligatoriamente sottoposta (direttiva 92/43/CEE “Habitat”) quantomeno a studi di Incidenza Ambientale (VINCA). Non c’è dubbio alcuno che l’intervento previsto avrà effetti “significativi” sui alcuni siti della rete Natura 2000 presenti nel vicino comprensorio del Parco Nazionale del Circeo”.

“Per quanto riguarda le dune (sito natura 2000: IT6040018) il precedente intervento di Foce Verde costituisce un modello sperimentale “in campo” altamente dimostrativo, una prova provata di quanto avverrà con assoluta certezza nella costa fino al promontorio Circeo (ove il progetto di che trattasi dovesse essere realizzato), in un ecosistema: dune-spiaggia emersa-spiaggia sommersa, già altamente destabilizzato dal precedente intervento degli anni 2004-2008. Gli studi effettuati a sostegno del progetto al confronto non possono che avere una modesta validità, per altro sostanzialmente teorica, vista l’elevata complessità degli idrodinamismi generati dalle mareggiare e la estrema variabilità di luogo in luogo degli stessi, in particolare con il variare della morfologia dei fondali. Va fatto rilevare che mentre le spiagge nelle stagioni favorevoli in qualche misura si ricostituiscono (in parte anche per la sabbia rilasciata dal versante dunare durante i processi di erosione), le dune del Parco subiscono dissesti permanenti che, anche a causa dell’erosione eolica e del ruscellamento delle acque di pioggia, si prolungano a tratti fino alla strada lungomare pontino provocando crolli o smarginature della sede viaria. E’ certamente assurdo che in materia di dinamica dei litorali si continuino ad ignorare gli appelli di docenti universitari e ricercatori di enti quali il C.N.R., l’ISPRA, l’ENEA, i quali da tempo hanno dichiarato che le opere foranee di protezione delle spiagge, risolvono il problema del recupero delle spiagge laddove si opera l’intervento ma producono devastanti erosioni per decine di chilometri negli arenili in direzione delle correnti marine”.

“Il geologo Mario Tozzi, primo ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche, noto esperto ambientale e divulgatore scientifico, è stato intervistato (IL TEMPO del 4/04/2018) in merito alle problematiche dell’erosione costiera, con riferimento alla costa a nord di Roma dove la duna di Focene, è stata addirittura sfondata e la spiaggia a Fregene, nell’inverno 2018, è in gran parte scomparsa. Tozzi ha affermato che la principale causa dei dissesti in quella zona è da attribuire (oltre alla costruzione del nuovo porto turistico di Fiumicino) alla realizzazione di difese delle spiagge con opere assolutamente improprie quali scogliere e pennelli rocciosi. Circa i rimedi Tozzi ha indicato come assoluta priorità, ai fini della tutela dei litorali, il blocco di qualsiasi opera di difesa rigida sull’intera costa laziale. Di recente il Ministero per l’Ambiente è intervenuto per bloccare la realizzazione nel lungomare di Ostia progetto di difesa rigida con pennelli disposti lungo un tratto di spiaggia di 4 chilometri. Detto quanto sopra si pone con forza il problema del risarcimento dei danni causati da opere di difesa rigida della costa, aggettanti in mare, ormai unanimemente considerate foriere di pesanti dissesti ambientali e di gravi ripercussioni sulle attività balneari e turistiche che si svolgono nelle località costiere. È molto significativo al riguardo – conclude Ialongo – il risultato di una vertenza tra il Comune di San Lucido, in Calabria, e la Soc. Rete Ferroviaria Italiana riguardante la devastazione delle spiagge comunali provocata dalla realizzazione di scogliere aggettanti in mare da parte di detta Società a difesa della ferrovia costiera. Con sentenza del Tribunale di Paola del 2007, confermata della Corte di Appello di Catanzaro nel 2016, la Società Rete ferroviaria Italiana è stata condannata a indennizzare Il Comune di San Lucido per i danni ambientali arrecati dagli interventi eseguiti”.

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