RESPINTO IL RICORSO DI “BANSKY”, IL NARCOS DI TERRACINA IN RAPPORTI CON DEMCE E IMPERIALE

Andrea Deiana
Andrea Deiana

Confermato il carcere per il broker del narcotraffico e latitante, originario di Terracina, Andrea Deiana, soprannominato Bansky

La Cassazione ha ritenuto infondato il ricorso proposto dal narcos di livello internazionale, Andrea Deiana, detto Bansky, 44enne originario di Terracina, arrestato a gennaio 2024 in Messico. Il terracinese ha fatto ricorso contro la decisione del Tribunale di Roma che, a marzo 2025, aveva accolto l’appello proposto dal Pubblico Ministero contro l’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari capitolino con la quale era stata rigettata la richiesta di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nei suoi confronti.

Seguendo i capi d’imputazione contestati a Deiana, si ha una idea delle spessore criminale del 44enne partito da Terracina e diventato il “braccio destro” di un narcos del calibro di Raffaele Imperiale, originario di Caatellamare di Stabia e oggi collaboratore di giustizia.

A Deiana vengono contestati la cessione di 90 chili di hashish al boss albanese, trapiantato a Roma, Elvis Demce, ex sodali di primo piano di Fabrizio Piscitelli detto “Diabolik”. La droga fu venduta a Demce e al suo gruppo composto a Nikolin Shkrepi, Cristiano Zeppetella e Alessio Lori, ad agosto 2020.

In altra occasione, la cessione fu di 150 chili di hashish del tipo “rubio” e 57 chili di marijuana sempre a Demce, Corvesi, Buonomo, Bumbaca, Zeppetella e Bastianelli in epoca compresa tra il 26 e il 31 agosto 2020. In altro capo d’imputazione, ci fu la cessione di 150 chili di hashish del tipo “dry” a Stefano Del Monaco che la acquistava insieme a Demce, Alessandro Corvesi, Andrea Buonomo, Simone Bumbaca, Cristiano Zeppetella e Francesco Bastianelli dal 26 al 28 agosto 2020.

L’indagine sul gruppo di Demce ha consentito di risalire a Deiana. Infatti, il prosieguo delle attività investigative, grazie alla acquisizione, tramite OIE, della messaggistica criptata intercorsa sulla piattaforma Sky-Ecc, aveva consentito di indentificare in Deiana il fornitore milanese che utilizzava un criptofonino con il nicknanne “Bansky”.

Il Tribunale, passando in rassegna lo scambio di chat tra Deiana, Demce e Corvesi, in cui si progettava l’avvio di una collaborazione con il sodalizio ricollegabile ai narcotrafficanti internazionali Raffaele Imperiale e Bruno Carbone, mediante l’intermediazione di “Bansky”, ha ritenuto di poter attribuire a Deiana, utilizzatore del criptofonino, tutte e tre le forniture contestate, compresa quella del 7 agosto 2020, avente ad oggetto 90 chilogrammi di hashish. Il Tribunale ha richiamato i messaggi intercorsi tra Demce e Corvesi dai quali si coglieva che Demce aveva “parlato con “Neptune” – da identificarsi in Raffaele Imperiale – il quale gli aveva dato l’assenso a interfacciarsi con “Bansky” (definito da Imperiale come il suo “braccio destro”) per concordare prezzo e modalità di consegna dello stupefacente.

L’ordinanza esamina anche la conversazione tra Demce e Corvesi del 25 agosto 2020 durante la quale veniva organizzata la trasferta per ritirare direttamente da “Bansky” 150 chilogrammi di hashish: nell’occasione, Corvesi informava Dennce della possibilità – di dovere effettuare un ulteriore viaggio, proprio quel fine settimana, nella città di Milano. La notte tra il 26 e il 27 agosto 2020 Corvesi confermava a Dennce che avrebbe acquistato anche dell’hashish al prezzo di 4.300 euro al chilogrammo sempre dal
fornitore milanese. Dalla messaggistica, secondo quanto valutato dal Tribunale, sarebbe emersa la possibilità di rendere costante il rifornimento di droga anche grazie ad una grossa ditta di trasporti che avrebbe messo a disposizione otto camion per il viaggio. Demce si diceva pronto ad acquistare un quantitativo pari a 1.000 chili di hashish del tipo “rubio”. Tra i messaggi criptati che il Tribunale di Roma ha valorizzato nel delineare il grave quadro indiziario a carico del ricorrente, è stato anche preso in esame quello in cui è raffigurato il denaro corrisposto a Deiana (491.000 euro, suddivisi in mazzette), che Demce sollecitava Corvesi a consegnare.

Il Tribunale ha poi evidenziato che l’attività di Deiana non si sarebbe arrestata al mese di agosto 2020, ma sarebbe proseguita, come si evince dal fatto che, a settembre 2020, egli riferì a Demce di poter importare ketannina dall’India, narcotico “speed” direttamente dalla Germania e cocaina dal Sud America. Sulla scorta degli elementi passati in rassegna, il Tribunale, delineato il grave quadro
indiziario a carico del Deiana, ha ritenuto, altresì, sussistenti le esigenze cautelari riferite al pericolo di reiterazione di reati della stessa specie.

Andrea Deiana, titolare di una galleria d’arte ad Amsterdam, come detto è stato arrestato nel 2024, in Messico, nel quadro delle indagini della Squadra Mobile di Milano e del pm Silvia Bonardi, che avevano già portato a 31 misure cautelari il 13 maggio del 2022, quando il narcotrafficante si era reso irreperibile.

Il 44enne, originario di Terracina, era latitante da oltre un anno e mezzo ed era già stato condannato per quel procedimento a 16 anni e 8 mesi. Dalle indagini è emerso, “come l’ex latitante avesse investito parte dei proventi dell’attività illecita nell’acquisto di una litografia autografata proprio dal famoso streetartist britannico”.

L’opera, “tra le più note dello streetpainter, “The Flower Thrower”, il lanciatore di fiori, il cui murales come noto si trova a Gerusalemme sul muro che separa Israele dalla Palestina”, era stata “assicurata per una cifra pari a 2 milioni di euro”. Le indagini della Squadra Mobile avevano consentito di accertare che l’opera, che è stata recuperata e sequestrata dagli investigatori, “era stata affidata dal latitante ad un gallerista di Milano al fine di monetizzarne il valore economico e così di sostenere i costi della latitanza”. L’aveva venduta per poco meno di due milioni di euro.

Andrea Deiana, già coinvolto nel 2017 nell’operazione anti-droga dei Carabinieri di Latina denominata “Amnesia”, insieme a personaggi originari di Aprilia, Terracina, Sperlonga, Fondi e i Lepini, “emerge come un broker internazionale di elevato spessore criminale in stabile contatto sia con i narcos sudamericani sia con uno dei piu’ importanti trafficanti di droga al mondo, Imperiale Raffaele”. Così scriveva il gip Carlo Ottone De Marchi del Tribunale di Milano nelle 900 pagine dell’ordinanza cautelare che nel 2022 dispose il suo arresto.

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Deiana, in alcune chat, raccontava “di aver fornito un importante supporto alla latitanza di Imperiale”. E scriveva nell’agosto del 2020: “Quando mio amico era in Europa era latitante e stava sempre con me vivevamo stessa casa”.

E ancora il gip milanese rilevava anche che Deiana ha “rapporti, costanti, con ambienti della malavita locale ed internazionale” e “connessioni con il mondo della criminalità organizzata campana”. In una chat scriveva: “Ho un accordo con amici a Napoli e si offendono se mi metto a lavorare con altri con coca”.

Deiana è stato definito “importantissimo broker di stupefacenti internazionale, in grado di organizzare forniture per centinaia di chili”, ma allo stesso tempo “mercante d’arte specializzato nelle opere dell’artista contemporaneo probabilmente più famoso e nello stesso tempo più enigmatico del pianeta, Banksy“. Privo di utili dichiarati in Italia, Deiana ha avviato nel 2018 la galleria in cui – secondo l’accusa – si riciclavano i proventi del narcotraffico. Da una delle conversazioni, risalente a giugno 2020, risultava che al broker era “venuto in mente di utilizzare l’attività” di un’altra persona “per bonificare ventimila euro” e una “scusa per giustificare quella movimentazione era da ricondurre all’acquisto di un quadro di Banksy”.

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