Estorsione da 15mila euro: condannati due soggetti che per l’Antimafia facevano parte del Clan retto dai Travali e Cha
Dovevano rispondere di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, estorsione e rapina. I due alla sbarra erano Angelo Travali detto Palletta e il cognato Francesco Viola, già condannati per il processo Don’t Touch e prossimamente sul banco degli imputati per via dell’inchiesta denominata Reset con la pesante accusa di essere stati parte di un’associazione mafiosa.
La vicenda risale ad anni fa. Era il 2007 quando, insieme all’allora minorenne e fratello di Palletta, Salvatore Travali, minacciarono un imprenditore pretendendo da lui 15mila euro per via di un debito che il medesimo aveva contratto con una terza persona. All’impossibilità di quest’ultimo di pagare quella somma, i tre si appropriarono della sua auto non prima di avergli strappato le chiavi di dosso.
E sempre per una tentata estorsione Viola e Travali sono stati giudicati: stavolta, a finire minacciato, un giovane del capoluogo che aveva contratto un debito con un loro parente.
Denunciati alla Polizia di Stato dall’imprenditore del settore auto, i due vennero arrestati e, oggi 22 febbraio, si è arrivati all’epilogo in primo grado a distanza di quindici anni. Peraltro Travali avrebbe preteso i soldi dall’uomo perché lo accusava anche di aver sparlato di lui in merito a un Suv che aveva comprato: per la vettura, come dichiarò l’imprenditore, quest’ultimo non riuscì a ricevere quanto gli era dovuto.
Secondo l’accusa, rappresentata in Aula dal Pm Luigia Spinelli, i due avevano minacciato la seconda vittima, quella più giovane, dicendo che se non avesse pagato il debito, questo sarebbe triplicato. Il Pm Spinelli ha chiesto per Travali sei anni e quattro mesi e per Viola sei anni e otto mesi. I due erano difesi dagli avvocati Zeppieri e Vitelli.
Alla fine il collegio del Tribunale, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, ha condannato sia Viola che Travali a 3 anni di reclusione ciascuno.