Bufera in Forza Italia a Formia: il candidato al consiglio comunale per Taddeo Sindaco, Franco D’Urso, incandidabile. In mattinata, il caso Berdowski a Latina che pare rientrato
L’incandidabilità del candidato consigliere comunale di Formia, Franco D’Urso, è ai sensi dell’art.10 delle Legge Severino, in quanto condannato con sentenza definitiva ad una pena non inferiore a due anni di reclusione per delitto non colposo.
Ma cosa è successo? Una giornata non facile per Forza Italia in provincia, tanto per utilizzare una pallida parafrasi. In mattinata, la notizia della duplice condanna di un candidato consigliere comunale a Latina, Marcin Berdowski, detto Marcello, descritto da “La Repubblica” come “ultrà e picchiatore”.
Berdowski, candidato in Forza Italia a Latina in sostegno di Vincenzo Zaccheo Sindaco per il centrodestra, ha ostentato sui social più volte il suo impegno per Campo Boario, quartiere difficile di Latina e roccaforte del Clan Di Silvio.
Il latinense Berdowski, peraltro, sfoggia, sempre sui social, l’appartenenza all’agenzia di bodyguard “Tiger”, guidata dal napoletano trapiantato a Terracina, Francesco “Ciccio” Della Magna, coinvolto nell’indagine anti-mafia contro il clan Travali “Reset”, menzionato dai pentiti come tramite tra il clan rom Di Silvio e i Marano/Licciardi di Terracina e citato anche nell’operazione della DDA di Roma denominata “Octopus” eseguita, ieri 9 settembre, dalle Squadre Mobili di Roma e Latina.
Berdowski, chiaramente, non è indagato né ha nulla a che fare con le operazioni suddette, però risulta – come spiega “La Repubblica” – condannato per episodi di violenza. Tuttavia, secondo Forza Italia, che ha compiuto le opportune verifiche nelle sedi istituzionali, Berdowski risulta candidabile e non sarà escluso dalla lista che si presenterà alle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre. Dunque, domani 11 settembre, sarà presente con i candidati forzisti a sciorinare le linee programmatiche elettorali.
Non è andata così bene a Formia dove, in giornata, si è consumato uno psicodramma. Musi lunghi e facce tirate, i dirigenti del sud pontino hanno dovuto appurare dall’ufficio elettorale l’esclusione del candidato 56enne Franco D’Urso.
D’Urso, ex Carabiniere, avrebbe patteggiato una pena risalente a fatti di circa quindici anni fa inerenti alla detenzione di armi. Già Presidente del Consiglio circoscrizionale di Penitro-Castellonorato (quando esistevano ancora le circoscrizioni nei Comuni), D’Urso fu trovato in possesso di armi detenute illegalmente.
Una vicenda, quella di D’Urso, esplosa letteralmente sui social da questa mattina, quando il giornalista Adriano Pagano, dalla sua pagina Facebook, aveva tratteggiato la sua figura, criticando aspramente la sua condotta e quella di colui che sarebbe il suo referente politico nel partito, il consigliere regionale Giuseppe Simeone. Senza risparmiare, ovviamente, il leader indiscusso: il senatore Claudio Fazzone.
“Francesco D’Urso – ha scritto Pagano – viene arrestato a Formia nel 1996 con la divisa di carabiniere indosso, perché coinvolto con altri colleghi in una vicenda di prostituzione e sesso a pagamento. Secondo le indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere, infatti, D’Urso non denunciò il giro di prostituzione che scoprirono all’interno dell’albergo Limone nei pressi della stazione di Caserta, che lo stesso D’Urso e altri colleghi della Beneamata frequentavano”.
“Il buon D’Urso – ha proseguito Pagano – verrà trovato pure in possesso dei timbri per il rilascio dei nulla osta al porto d’armi e pure quelli del Casellario Giudiziale della Procura Sammaritanese. Ma cosa diavolo doveva farci? Giusto per non farsi mancare nulla, poco prima di essere arrestato, stava per salire a bordo di un’auto poi risultata rubata, la stessa con la quale andava tranquillamente a svolgere il mestiere di carabiniere. Ovviamente questi fatti gli costarono un processo penale e pure la sospensione dal servizio di carabiniere per 5 anni. Insomma – ha concluso Pagano sarcasticamente – come fai a non candidare un Churchill di tale caratura?“.
Un post, quello di Pagano, molto letto dalle parti di Formia e sopratutto – come ha scritto lui stesso – “letto e riletto” dal consigliere regionale Giuseppe Simeone che, nella serata di oggi 10 settembre, ha pubblicato a sua volta un altro post al vetriolo su Facebook minacciando carte bollate e querele nei confronti del giornalista formiano.
Al di là di duelli social e querele ventilate – che poi bisognerebbe capire pure che senso abbiano dal momento che Pagano non ha scritto il falso – il candidato consigliere D’Urso è stato escluso. E in Forza Italia qualcuno si sta mangiando le mani poiché – giurano – dal casellario di D’Urso non risultava nulla. Sarà…fatto sta che a campagna elettorale appena iniziata il centrodestra ha già visto in provincia di Latina il caso del capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio Comunale di Latina Andrea Marchiella colpito dall’emergere della notizia di una condanna per reati tributari. Il suo “errore di gioventù” – così lo ha chiamato il consigliere comunale di Borgo Montello – è stato quello di aver distrutto scritture contabili.
Sarà finita? Non c’è da scommetterci perché, sopratutto a Formia, ci sarebbero altri nominativi da valutare. Staremo a vedere.